TRATTATO VTILE> E NECESSARIO Ad ogni Agricoltore. TRATTATO VTILE. E NECESSARIO Ad ogni Agricoltore. Per guarire Caualli, Boui, Vacche, Cani, Afini, VcceH^di O abbia 3 Con il modo di caftrar Porci; & il rimedi® gài guarire le beftie Bouine dal - -> volante. / £t il modo di coltiuar i Giardini, & Taf» Tronoftico perpetuo, con due yna detti Membri, e Fife ere ; e l'al- tra dell'Offa de'-CaualLj* • DI GIO: BATTISTA FERRARCI Cauallarizzo Napolitano* IN BOLOGNA, ET * IN BASSA NO, Per Gio: Antonio Remondin. Con Li ceti? a de'Superiori, Dwlli Rimedi; , che fi contegono nella preferite Opera. AL male delle Vacche. Pyjmcdij, per mal de' Cani. Del Cane rabbioso. Ter la gonfiatura della gola del Cane . Ter medicar piaghe verminofe del Cane, Ter il mal della Formica . Cane ferito dalla Volpe. Ter il Verme c anche viene fiotto la Lingua al Cane. Ter il Cane c'hà fliT^a, ò rogna. Ter il Cane ferito dall'Orfo , ò dal Cinghia- te . Ter il Cane ferito da vn'altro Cane. Ter gouernare ogni forte di Vccelli- Divarie infirmila, cheauengonoà gl'Vc- celli minuti di gabbìaj con li fnoi rime- di:j. Ter fapcr quanto campano gli Vccelli. Del caflrar i Torci. Tronofiico naturale per la Villa. Dell’Horto in Villa. Tempo per feminare, e piantare l'Horto. 6 AL MALE DELLE V ACCHE- OLT£ infirmici pacifce la acca* quelle fono Pilì importanti, e peri- HPifciafanguc, IeFro- befe , l’Anticuore, mal del Lanco, e Polmonera. Il Pifciafangue fi medica , come dirò del Bue . Alcuni à Primauera pigliano vna brancata d’herba Agrimonia, con oglio di linofafattofenz’acqua, e piom- bo abbrufciatOje gli ficano giù per la go- la , e giouali. Alle Forbefe , fubito taglia quei lacci- fini,e cauatone vn paco di carne, metti in quella ferita fongia di Porco mifta con fale, facendo quello con diligenza, fin ch’è ben guarita, L’Ancicuore medicali come ti dirò de’ Boui, e l’iftelTo del Lango. La Polmonera è mal pefiìmo: Pretto 7 fepara le fané dall’amalare, queflo è mal còcagiofo, come perte fra gl’animali Bo- uini. Laua lo mangiatore có acque calde, e netta ben la mangiatora, con profumi per le Stalle, & herbe odoro fe ; Quefto mal nafee per l’herbe cattiue, ò fieno , ò morbidezza di fangue,ò pifeio di Causi- li , confegliati con Mare (calchi, perche faftidio non manca . Quanto à Capre, Pecore, Porci, e li- mili,per conto dell’infirmitd loro, mi ri- metto a’ paftori, e magnani, & alla loro prattica continua. Rimedii per il mal de’ Cani. PErfetto, e naturai Cirugico al certo parmichefia il Cane , poich’egli lenzaferro, nè fuoco > nè femplicc, nè comporto » da sè folo (bi fognandogli) fi medica, e cura ogni gran piaga, ò ferita nella fua vita, dico con la fua fola lingua» c faliua, purché con quella vi polla ben arriuare, e leccare. Mà quando non può, anch’egli ha bi- fogno dell’arte medicatoria del Cirugico maifime quando ha male dal mezo in- nanzi » come sù le (palle » collo» capo » ò nafo. 8 Del Cane rabbiosa. YM Cane rabbiofo, pauenta nonfolo quelli della fua viiia> ma anco vil- laggi, Cartella ,e Città, ogn’vno cerne, trema nell'incontro, e folo afpetto del cane rabbiofo. Diconoi naturali, chequeftaperlife- ra rabbia nafee , ò da qualche furore di Pianeti, maflìme quando il Sole è in Leo- ne , e fono i giorni canicolari, in quei sì eceeifiui caldi,ò da vapori terreftri infet- ti, ò da qualche aria maligna, ò da venti appettati, ò da mancamento d’acque fre- fche, in quei sì infiammati tempi, oda qualche cibo di infetta carogna, ò da qualche acqua morta (nido di ferpi) be- uuta, ò da intemperie de’fuoi contrari; humori. Siche , fatto rabbiofo il pouero Ca- ne, diuien fpettacolotremendo di chilo mira, e confiderà, tutto fcofl'o, & arfo, fino all’intimo delle fue midolle, con fguardo bieco, occhio birtorto verfando dalla bocca atro, e nociuo veleno,& for- dide baue. Anfandofpafima , non può fermarfijfcorrendo hor qui,hor li,rifiu- ta il datogli cibo, per buono ch’egli fia, ò per gran fame che egli habbi. Schiua il 9 puro, c limpido fonte, per gran fete ch’- egli fi Tenti,vien magro, horrido in villa, riltringe i fianchi, reftafi tutto fpolpato, parendo non più cane, mi più tolto om- bra di cane; odiala propria cafa, tenta fuggirla,non conolce più niuno di quella famiglia,nè anco il proprio padrone,non si doue vada, nè fugga, e lenza abbaiare mortiferamente , & indifferentemente morde, e sbrana. E cosi il mifero cane fcorrendo fi in maniera,che chi alla fua infetta rabbia nò prouede tolto , indi mille mali ne for- gono. I rimedi) faranno quelli di fanare il Cane, fargli bere brodo in cui è cotto 1- herba calamandrina. Ouero mettigli il collo fri il muro, e l’vfcio, e foragli la pelle fri l’orecchie, 8c il colio con ferro acuto,& ben infuocato. Et anco tirargli la nelle delle fpal!e,e del- la fchiena,forandolo col detto ferro, a fi- ne che efea bene quel contaminato, etri- ilo humore - Altri gli fanno vn legno in fronte col ferro infuocato, altri gli fan molt’altri ri- medi),mi è pericolo medicar quella ma- la belila; Perciò io ti voglio dare vna mi- 10 gliore ricetta, per fuggire, e liberar tè, e canti altri da’rabbiofi pericoli,anco il po. nero cane da tante amballie,notale bene, come cofe degne di perpetua memoria,e fi a mio modo.Subito,Cubico conofciuto il cane rabbiofo, vedi prenderlo fral’vf- cio, & il muro col collo, poi recipe vna mazza grolla,di quelle che fi fpaccano le legne,e con tutte le tue forze dagli fui ca- po fino ch'egli fi a morto, e così ogn’vno Cari fuori di tal fpauenco. E non potendolo hauer a quello modo dagli vn’archibugiata verfoil petto,ò ca- po,in tanto che la rabbia non gli dari più noia,nè ad elfo, nè ad alcri; quella è ficu- ra, & approuaca ricetta. Ter la gonfiatura della gola del Cane, SE il tuo Cane hauerà gonfia la gola, per qualche dillillatione del capo , come molte voice auiene, recipe oglio di camamil!a,con cui vngerai quell’infìagio ne per qualche giorni, poi celiando al- quanto,lauargli quel luoco enfio con ace- ro non molto forte,e con dentro vn poco di fale, così vedrai buoniftimo effetto. Ter medicar piaghe verminofedel Cane. IL tuo cane , fe hauradal mezo inanzi qualche piaga verminofa (c’hò detto, che dal mezo indietro fi cura da fejmetti in detta piaga gomma di Hedera, e cora- feruala due giorni, poi laua quella piaga con vino, poi vngelt con fongia,ogtio di vermi, e ruta, fquagliati infieme. Ouero metti nella piaga verminofa fucco di feorze di noci verdi,ouero met- tiui sù ceneri, ò calcina in poluere,ouero poluere di lupini arroftiti nel forno. Ouero poluere di Cucumeri faluatrcì, la quale nonfoloammazzai vermi , mi di più rode via quella sìfracida carnac- cia, facendo anco accrefcere la buona * 11 Ter il mal della Formica * HA uendo il tuo cane mal della for- mica, che è quello che gli viene sù l’orecchie in tempo di Eftate, con quelle tante norofe mofche > recipe 4. oncie di gomma di draganti,infufa nel forte aceto per8 giorni, poileuala, efallainpol- uere fra duoi falli viui» poi aggiungiui a. oncie di lume di rocca, & oncie 2.di gal- la ben poluerizata, mifchia tutte quelle cofe infieme, della cui miftura mettine fui luoco offefo, e vedrai che le mofche fpariranno, e l’orccchie guariranno - Cane ferito dalla Polpe. SE ! a malitiofa Volpe ferifce lituo Ca- ne,recipe oglio d'oliue, in cui prima vi da cotto ruta, e vermi, con quello vn- gilo più volte , e redarà guarito , dico predo. Ter il vermecan, che viene f otto la lingua al Cane. SOtco la lingua del tuo cane,nei mezo, e sù la cima, vi nafce vn vermicello, detto in Greco Lytta , quale è al cane come vna nociua pelle,e lì chiama il ma- le del vermecan - Dunque mentre che’l cane ègiouinetto , tu con vn coltellino ben acuto, ò con vn ago cattaglielo gen- tilmente , e Iafcia gridare il cagnolino quanto vuole , e fe il cane folle grolTo, mettigli il badaglio in bocca , acciò che megho tiì podi far il feruicio , mettiui sù quel poco male oglio ben falato, e rodo guarirti, non etfendo così facile a diuenir rabbiofo, cattatogli tal lytta, ò verme . Ter il Cane , ò rogna. Piglia vna libra di lonza di pòrco,onze 3. di oglio d’cliua, & onze 3. di zol- fo, & onze 4» di fale, & onze 2. di ceneri, incorpora tutto ciò indente, e fallo bol- lire, del cui onco vngi il cane al Sole, che 12 non fia gran freddo , ouero al fuoco, e quefto per tré giorni, almeno che il cane habbi letto netto,poi Iaualo due volte col lifciaccio, e guarirà. Cafo che il pelo non gli nafceffe, laua il cane con acqua di lupini ; poi vngilo dì fonza vecchia di porco che fubito ripiu— mari - Ouero piglia vna libra di fonza, con 2. onze d’argento viuo, incorpora infic- ine, vngi il cane a Iuoco aprico, e cafcan- do ìpeli, vngilo con fonza, che farà pre- fto il pelo,e bello,ouero vngilo con mor- chia d’oglio di feme di lino, che guarirà. H quando il tuo cane non hà molta.» ftizza, non lafciare incancrire, ma fubi- to fagli pane a porta, con dentro radici, furto , foglie , e frutti ben pefli d’agri- monia, e mangiando di quefto , in quat- tro, ò fei giorni diuerrà fano . Ter il Cane ferito dall Orfo yo dal Cinghiale. E Sfendo il tuo cane ferito dalPOrfo, ò dal Cinghialejprima laua bene quel- la fanguinofa ferita con vino,e fanne vfci- re ben bene quel fangue sì brutto, come velenofo, poi piglia fucco d’oliuartro , e fucco di piantana,e bagna fpefto la ferita, e predo guarirà. Tir 13 14 Ter il Cane ferito da yn'altro Catte, SEvncane ferifce faterò, recipe del pelo di quel cane, che ha ferito, poi piglia della pece mifta , & incorporata con quel pelo, e mettilo sàia ferita, e guarirà il ferito. Credo che di qui fia na- to quel trito prouerbio fra vendicatiui, che dicono ; Non fu mai Cane che m’of- fendefle, che col fuo pelo non mi vendi- cai ; la ferita di Cane fi medica con des- co di Cane * Anzi vogliono molti, che ogni fterco d'animale irragioneuole fia ottima medi- cina per le piaghe di animale uole:che fia però della medefimafpecie, come è ftcrco d’vn cane * per medicar la ferita di vn’altro cane, fterco d‘afino,per medicar la ferita di vnaltr’afino &c. co- irne afferma Galeno nel decimo Libro de* Semplici, ouedice, che tutti gli Ucrchi diseccano, e fcaldano(faluoqueldeir- huomo) e gli medicamenti efficcanti, e caldi moderatamente aftringono* Ter gouernar ogni forte d'Ve celli. NEI mutar che fd il Cardello , l’aia- tarete con qualche sbrufiamento di vino, per farlo mutar prefto,& quclto è ancor buono quando haueife pidoc- chi : doppo il sbruffamelo di vino, Iò porrete al Sole , tenendolo fin tanto Ha quali afciutto. La lor mutatione alcuni la fanno di Giugno,altri di Luglio, altri pa- rimente d'Agolto , fecondo la ccmplcf- fìone,e caldezza loro: e quelli fono quel- li, che da vn’anuo in sù li ritrouano iru( gabbiajimperoche quelli di nido mutan- fi per fpatio d'vn mefe doppo l’elfer nati. E quello fi a detto in generale di tutti gli Vccelli. Hora per difcendere alpartico. lare, il Roffignuolo patifcedigraffezza; onde bifogna almeno due volte la fetti- mana purgarlo, dandogli due, ò tré ver- micelli di Colombo (come fi è detto)pet fpatio di 15. giorni. S’egli Hi malenco- nico li tagliarete il coderizzo, & nel fuo beuetoio vi porrete tanto zuccaro candi- do, ouero appenito, quanto fìavna noc- chia. E parendoui ch’egli fleffe amalato, metterete nel detto beuetoio di Zaffara- me cinque fila incirca ; non mancando però dargli la fua pafla ,ecal’hora il core di Callrone acconcio come fi è detto. E fe per auuentura pcggioraffe , li darete rollo d’ouo fodo,& anco del bianco. Ol- tre di quello il Roflìgnuolo doppo Teffer flato ingabbia 1. ò z.anni , fr-ole efler 15 diffettofo di podagre; della qual cofa ac- cotoni gli ongerete i piedi,e le gambe di butiro,ò veramente graffo di Gallina.che fari efpedientiflìmo à fanarlo. Patifce ancora il Roflìgnuolo di pofteme intor- no gli occhi, & becco, nelle quali vfarete mede/imamente il detto butiro, e graffo di Gallina. Si deue ancora foccorrer alla magrezza del RoffìgnuoJo , quando ve- drete che fa bifogno , dandogli da man- giar de’fichi frefchi quando vi! fono; quando che nò, gli darete de’fecchi ben mafticati, ritornando poi a darli la pafta folita, che così lo manterrete. Suole me- defimamente al Roffignuolo auuenire vn’altra infermiti,che fi chiama Uretra di petto, per hauer mangiato qualche cofa rancida, e graffa, la quale fi conofcc dall’ affannone battimento indolito di petto, & dali'aprire, e ferrare fpcffodel becco ; il che auuiene ancora per effergli reftato qualche,filo,ò neruetto maltrito del core Bella gola, che hi mangiato ; onde con gran deprezza gli aprirete il becco, e con rnfpiletto glielo cauarete ; la qual cofa pot-eteconofceremirandogli nella gola vn non so che di carne putrefatta, guaf- ta,gli darete poi vn poco di zuccaro can- 16 17 dido, che Tara ottimo rimedio per gua- rirlo : e di quella malatia tutti gl’VccelIi che mangiano core ne patiscono - Di varie infirmità, che auuengono àgli Vc- celli minuti di gabbia, con li fuoi rimedij • SOgliono oltre gl’altri diffetti gli Vc- celli patir di cecità, cioè facilmente accecarli fe predo non vi lì proqede , e particolarmente il Frenguello; Perii che guarirlo inanziche del tuttolìapriuodel vedere,pigliarete bietole,e facendone fu* go,le mefchiarete co vn poco di zucaroè di quel liquore li darete a' bere per fpatio di due, ò tre giorni fcambieuolmente, cioè vn di sì, e l’altro nò, al modo, che fi è detto del Fanello,interponendo nella gabbia vna ftanghetta,ò veramente verga di fico, oue fregolandofi gl’occhi s’hab- bia à lanare. E quello rimedio farà efpe* diente, quando gli vedrete lagrimar gn- occhi,e crefparfegli le piume,e gonfiarli.’ Quando patiranno di pofteme vfategli i medefimi rimedi),che di fopra lì fon det- ti,ragionando del Paffaro Carnario. Ora perche molte volte auuiene, che gli Vc- cellifi fpezzino qualche gamba,hò volu. to ancora infegnaruiil modo di guarir- lo- Prima gli darete a mangiare nel fon- do dellagabbia;fecondariamente toglie- rete le ftanghette , ouero verghe, acciò egli per cagione del cibo non vadi falcan- fquaffondofela più , e quello mede- fi inamente giouard,quando hauefle rotta qualche cofcia : auuertendo di non ligar- )a,& infafciarla in niun modo, perche fa- rcfli cagione di caufarli nella ligatura qualche poftema, il che beni Anno farete fe l’VccelIo hard da mangiare nel la parte più balla della gabbia, fenza Vanghetta,e lo porrete in luogo nmoto,acciò vdendo Crepito non fi dibatta, e fqnaffi, lafcian- do lagamba, ouer cofcia che haueràrot- ta libera, e fciolta, che la natura per fe Ceffo lo guarirà pretto. Ter fapere quinto campagno gli Vccelti• SE alcuno volcfie fapere quanto cam- pano, ouero di che vita fono : per la prima foperete del Roflignuolo,del qua- le è di vita,cioè chi campa j. anni, chi j. per infino i 8, campano, e cantano : da li insù non fono più in perfezione, ma fi vanno declinando a poco,a poco,fi è ben trouato delli Roffignuoli, che fono cam- pati 15 - anni e tuttauia hanno cantato ò poco jò affai, di modo che campano an- 18 19 cord fecondo il gouerno che hanno,Olie- rò fecondo la loro compleflione • Li Ca- pi neri per edere foggetti alle podagre campano poco > cioè 3.04. anni al più • LiPadari folitarij campano in perfettio- ne fino a’ 3. anni. Molti moiono di mal foccile, chi di podeme,chi di podagre, & alcuni de igioueni moiono di mal cadu- co. Li Cardelli campano chi io. chi 15. echiao. anni, più ,c mejio, fecondo la loro compleflione,e Tempre fono in buo- na difpofitions , e cantano per fino av- viamo giorno dalla lor vita.Li Fanelli fo* no di vita curta, per eder foggetti airiu- fermitd del mal fottile, chi viue 2* anni chi 3. & alcuni 5.fecondo il gouerno che hanno. Li Verdoni campanochi 3.echi $• anni, per la loro buona compleflione* per non eder foggetti all’infermità',come gPaicri Vccelli. Li Frenguelli viuono po- co , per eder foggetti ad accecarli, chi campa vn’anno,chi 2.e chi 4. Nè muoio- no adai di quel brutto male, per caufa di tenerli 1* fidate al Sole, che penetra loro il ceruello. Le Galandre, L odole, Vc- cellette, tutte hanno quafi vna medefimà vita, chi viue 3. anni, chi 5. alcuna Ca- landra viue più che la Lodola, ma è ma- 20 teutonica per mutar da vn luogo a vn’al- tro . II Canario di Spagna è di gran vita, viue affai tempo,chi 5.chi io. chi 15.an- ni > alcuni fi fon trouati , che fono cam- pati 20. anni , fempre di buona perfet* tione. II Virgilino è di vi!tà d’anni fei * e più, e manco,fecondo che fi tiene, e Vc- cello non troppo (limato, per il cantare fabidiofo, a chi piace, & a chi non piace. Del Gajìrar i Torci • CHi non cabra quelli animali non vengono graffi,come anco de’Galli s’è detco.’caftranff nel fcemàr della Luna, in tempo che non fia freddo nè caldo, cioè, oda Primauera , ò di Settembre. L'etd è in tuo arbitrio : ma quanto più fon piccioli, le loro ?arni riefcono me- glio, ma non crefcono tanto, nè fon tanti pericolofi ; quelli che fcfn cabrati grandi crefcono più ; ma la fua carne non è così buona. Mi le femine, chi le vuol ben cabrare, bifogna afpettaré che fiaoo in età d’im- pregnarfi , e quando ha-n fatto, fon me- glio da cabrare ; nrà fa che fia bei giorno fereno,& afciutto,e fia in tempo che non luffuriano , perche non fentiranno tanto dolore, e fon più pericolofe, e fan peg- giorarne, II 21 II cadrare de’mafchi è facile,ma fiano digiuni: Alerò non vi fi fa , che tagliarli la pelle de’tedicoli, e cauarglieli. vngetv* do con fongia, e ceneri $ù . Quel giorno che fon cadrati , non fi faccino caminarc, diano in luoco caldo con buon letto, e per quel giorno non mangiano nulla; e l’altro giorno poco * caldo però con farina, ò buona fcemoIa;i piccinini fargli lattare il fecondo giorno., Le Temine fono difficili nel cadrare, prima debbono dare duoi giorni fenza mangiare , acciò habbino più vuoto il ventre, perche hauendolo pieno, via pericolo di morire , più faftidio à cadra- re, e l’opera non fi fi così bene. . Si ponilo cadrare fubito impregnate» ò che habbino partorito di 15, giorni. Per ben cadrare non fiano troppo grafie,nè troppo magre,e fi cadrano ver- fo il fianco, arte da magnano. Tronoflico naturale per la Fill/u. IL Ciel fereno , rofleggiante modra venti. Il Sole pallido d’ Edate , modra tem- peda : Tramontana porta fereno ma N.' porta pioggia. Nel leuar del Sole, correndo le nuuo- le à Tramontana, moftra fereito ; md le- uando,ò tramontando con fokhi colori, notifica venti. Luna pallida, moftra pioggia : roffa ; venti : mi bianca, fereno * Luna nuoua, non apparendo doppo il quarto giorno, moftra affai pioggia ; mi le nel quarto giorno fi vedrà bella,fpcrafi ierenoje fé nel voltar farà bella, s’afppet- ta bel tempojmà roffa,ventire nera,piog- gia. Duoi Archi in Cielo,ad vn medefimo tempo, danno pioggia, & anco verfo l’- Occidente pioggia; ma verfo Lcuantefc- reno. E quando il Sole rifplende folum, all’Occidente moftra acqua • La fiamma del fuoco pàllida , e tre- mola d’Eftate,moftra gragnuola e le bra- Icie coperte di ceneri, pioggiada lucerna tirando quelle fcintillc, ò che su la cima del doppino , ouero lucignuolo , v’hà quelfunghetto, ò quando il lauezo ab- brucia di fuori, è fegno di pioggia. Quando le pietre à tetto fon molto bagnate, che il muro fuda,ò il lale fia ba- gnato , ò la carne d’ogni forte gocciola, ò i boui calcati tutti da vna parte,ò che fi lecano il corpo , e quando fi mordono 23 i piedi, è fegno di pioggia. £ legno di pioggia ancora , quando gl’VccelIi acquatili guizzano per l’ac- quejquando le Rondini volando fopra l’- acqua la battono col petto, c con l’ale, quando le mofche,zenzale,tauani, e pul- ci pungono più del (olito, quando le for- miche traporcano le fue oua davnatana bada ad vn’alca.e che le talpe più del (oli- to forano la terra,e che le capre,e pecore pafeono più auidamente del (olito, e che il gallo canta più,e fuori di hora, e che fi fpoluerizza,con le galline: e le rane grac- chiano alla ftrangolata,e che l’Afino croi la il capo con l’orecchione, e che le Paf- (are (trillano tutte vnite,e che il cane fi ri- uolge per terra, cauandola, e che il cedo puzza più del (olito, e che i piedi fudano molto, c che i membri deH’huomo.malfi, me de’podagrofi, franciofati, e de’vec- chi » dolgono nelle giunture,e che la gat- ta fi laua il capo dalle orecchie in sù, i fiori, & acque odorifere mandano più odori,e che le nofire mani fon più ruuidc del (olito, e che il fuono delle campane è più acuto, e che la corda del carro non (i può ben diftendere:ogn’vna di quelle co- fe è (egno di mutation di buon tempo io pioggia ,ò in nuuole , e tutte quelle cofe le deue ofleruar il buon Contadino pra- tico nella Villa,acciò facci le fue facende più accommodatamente, DeliHorto in Villa. LA Villa fenz’Hortoècomc vn cor- po fenza cuore, ò capo fenza occhi. H’ più necelfario l’horto in Villa , che‘l giardino. L’horto è di molto fallidio,md non di molta fpefa , e di molto benefìcio alla fameglia, e dett’horto ab horis, per- che dall’horto ne nafcotìo mill’herbe, mille beni,e cibi hnmani rl’horto è come, la mczenadel porco, che fi fà in corfo dieci volte il giorno, e più, perciò tienfi la madre di famiglia dapoco, non hauen-» do l’Horto ben ordinato, e pièno • Sia prima all’aria,in buon fondo,e ben chiufo, per pericolo d’alcuni Villani, c’- hanil diauoloadoflo, che gli rompa il collo,perche vogliono mangiar verze al- l’altrui fpefe , zucche, agli, e frutti. Al Marzo fia lauoraco,e fi femina ogni forte di cofe > ben cokiuato.lettamato, curato,zappato,e netto,però dicefi Hor- to, perche bifogna ortarlo,e frequentar- lo , e quello farà officio delle Donne ha- uercura. 24 Lauorato, e feminato che fard, bifo* gna adacquarlo, e chiudere ben la lì epe. A tramontana mi piace l’horto, doue è poi ombra mettigli perfemolo,bietole, falatine, e cauoli all’aria del Soleva fco- fto dalla Cafa,perche dieci volte al gior- no fe gli và, fallo grande a proportione della Villa, e famiglia tua. Sia lontano dall’ara, per la poluere, e pulla, che confuma l’hortaglia, vuole 1* Horto in luoco più tofto ballo, & humi- do, che arido, e che facilmente lì polla adacquare. Non elfendoui appreflo fiumicello per inaffiarlo,baftard benevn pozzo ap- pretto,ò nell’horto,ò vi fia qualche poz- zone per acque piouane , che feruirù molto. 25 26 Il vero modo, che hai da tenere per feminareil tuo Horto. Dell'berbeperfar falata, e per far mine- fra, e principalmente delle Ver 7^» LEVerze generalmente d'ogni force amano il terreno graffo, profondo, e ben Iauorato,e quali qualfiuoglia forte di terreno,& non temono,nè fredo ne al- tra mala qualità quàdo comin eia i fiocare, fe li tagli il gàbo,ouero,chc fotterrino, ma lenza il Sole, e Tramon- tana , e fi piegono verfo terra , perche i quello modo fi mantengono beniflimo nel fuo primiero fiato : defiderano effer fpeffo zappate, & inalzate, il trapianta- melo loro fi fi quando hi 5. ò 6.foglie, in tempo però dolce, fiad’Eftate, òd'- Autunno. Le Verze piantate di Maggio, ò quel- le che fi piantano di Giugno, Luglio ; & Agofto fi fanno grandi per rinuerno, piantandoli però folo in luogo douenon fia altra cofa, e quanto più rare le pian-. 27 farete, tanto maggiori cimenteranno , e quanto più fpefiì, tanto minori. GliCapuccififeminano due volte l’- anno, cioè di Primauera, e d’Autunno,© fi tiene rifletto modo nel piantarli, delle Verzc, fe ne femina al principio d’Jsftate per hauerrte poi d’Autunno. Delle Siete, onero Herbette l LE Biete fi feminano non folamente iti tempo di Primauera, anco d'Eftate, & Autunno per hauerle di Quarefima, poi fi trafpiantano quando hanno 5. ò 6. foglie, hauendo prima ben ingrattato il terreno,poi zapparle, e nettarle, mol- tiplicano affai, con tutto ciò che fiano (petto tagliate. Delle Lattughe. Q Vette fono all’oppofito delle Ver- ze, poiché patifeono il caldo, & il freddo, fe non fono più che ben cufìodi- te, & cfpofte al Scie in tempo di Verna- ta,rad in tempo di Eflate il fouerchio cal do è a loro nociuo • Quella che fi femina di Settembre s*- indurifee per il Verno, & accioche il ge- lo non gli porta danno , fi cuopronodi paglia. In tempo d’Eftate fe ncn fete faucriti d’acqua pluuiale > bi fognisi adacquarle ogni due , ò tré giorni, acciò la calidicà del grado non rigetti fuori la femente • Effendo videe fuori di 4.0 5. foglie bifogna trapiantarle in terra graffa , q lontan a vn piede vna dall’altra. Tutte le Lattughe ff trafpiantano, ma particolarmente fe lì vuole far crefpa « e teffuta, la qual noi, chiamiamo Roma- na ; mà auuertite, che due fono le forti delle Lattughe Romane, vna delle quali è nera, e diftefa, e produce fimilmente il fame nero , quella fi fi bianca, legandola dopo che farà arriuata al fuo crcfcimen- to : L’altra la qual lì chiama capuccina rizza, di foglie, crefpa * la qual però di fua natura non lì ftringe, e produce, in», feme bianco, quelle volendole hauer bi- anche , duoi giorni innanzi, che le caua- te, legategli la cima, che così lì faranno bianche, e belle. Delle Cipole LE Cipolle amano vna terrà graffa, & ottimamente lauorata>e fi feminano rare da sè fole nel mele di Febraro , e Marzo , e fe fi il bifogno s’adacquino. Se alleeranno fpeffe fi rarificano e quelle volendole gli ttoncarete 29 la metà delle foglie, c delle radici , e fi piantano vn dito fotto terra. Le migliori, e piu belle fi piantano nel mefed’Agofto, acciò l’anno che viene facciano il feme , md quando comincia- ranno a far il gambo vi fi inette vn fofìe- gno. Delti "Pori. OGn’aria, e terra (non però ombro- fa) due volte vangata, e lectamata, defiderano gli Porri fe volete, che riefea bello il feminato, delli qual fi fd nel mefe di Febraro , e Marzo nelli luochi però temperati. Quefti ripiantali in foIchi,come fi co- fiuma, in modo che l'vn folco fia diuifo dall’altro vn palmo, & il Porro parimen- te diuifo quattro dita l’vn dall’altro. Dell’Indiuia. DI quella le ne femina di Marzo al fin d’Aprile , & al priacipio di Giu- gno, & vltimamente d’Agofto per l’In- uernata , ama vn terreno mezanamente graffo, & effer coltiuata , e commoda- mente fi trafpianta, perche riceue mag- gior faporc, e perde alquanto della amarezza. Poi dopò che fari la meti crefciuta fi 30 ftirpa, e fi corica, in terra ben ingranata, coperta à foggia di capanna & in terra-» doue fari riporta fi cuopre di Iettarne per conferuarla da’geli, e da’cattiui tempi. Di quefta per hauerned voftrocom- modo fi ripone nella cantina coperta di fabbia, ò dilettarne. Belli Spinaigi, DI quelli fe ne feminano due volter- anno » cioè di Settembre, & Otto- bre perla Quarefimajdi Febraro,e Mar- zo peri’ Eftate , mi prima fi tengono d molle nell’acqua tanto che cominci a-» germogliare » dipoi colati, fi mifihcon la terra afciutta, e fi (emina meglio. Quelli folleuano alquanto la maluagì • ta de’tempi, da geli, eventi, eccetto gli Tramontani,però lodo coprirli di paglia per qualfiuogliaincontro» Riefcono in ogni terra, purché fia ben lauorata, & ama elfer nettati, e colandoli fpeffo vien belli. Dell’aglio. L* Aglio benifiimo fi pianta in terrai ben lotto molla nel me- le di Nouembre,e ne’ Iuochi caldi di De- cembre,ottimamente poi nel mele di Fe- braro, e Marzo , 31 Si piànta in fpaci, ò in campi dittanti poco meno d’vnpaImo>mà quando il ter reno c molto piu graffo fi pianta yn poco più fpeffo , e riefce più bello. De’ Carchioffi • IL modo di piantati Carchioffi èque* fto, che fi pigliano (blamente quello piantine, ò per dir meglio occhi, che fo- no intorno alla gran pianta , Ieuandogli deliramente con vn poco della radico della pianta vecchia, e poi fi piantano • Il loro piantamento fi fi intorno i mezo Settembre > e tutto Ottobre otti- mamente, poi i primo tempo fecondo 1* efperienza fatta, & opinione di molti ef- perimentati, attefoche meglio fi radichi- no , e non temono. pelli Nauoni 1 GLi Nauoni fi feminano d’Agofto & amano vna terra ben ingranata, q colciuata; & auanti che li feminate fi mi- fchia il feme con terra, ò arena minuta* niente per feminarli più rari,e fpeffo zap- nettarli dall’herbe inutili, mi auer tite di non feminarli all’ombra,ancorché il terreno fia graffo, e ben coltiuato. De i più belli fe ne lafcia quella quan- tità che vi piace , per hauerne il feme l’- Anno feguente. Delle Delle Rape'. L A coltiuatione di elle è quafi fimile i quella de’Nauoni,vero è che quefte amano effer feminate più torto di bre, che d’altro tempo, in terreno dolce ben ingraffato. La loro raccolta fi fd di Nouembre, e per conferuarle la Vernata bifognafoc- terrarle, ouero coprirle di paglia per di- fenderle da’geli, e neui. Delti Sparigi. IL modo diprouignarpreftoa Sparigi, & hauerne frutti, è quefto, & anco il più facile, e ciò fard con procurar di ha- uerne dellipiù belli» e ben alleuati, il pi- antato fi fard in tempo di Primauerd » ò nell’Autunno. Gli Sparigi che fi leuaranno bifogneri tagliarli,e non cauargli per non far nocu- mento alle fue radici • Delti S elmi. IL più delle volte il mefe di Maggio è affai humido,però in quefto tempo (i (emiliano Seiini, quali amano il terreno profondamente graffo, e lettamato j poi feminati fi cuoprono di paglia , ò altra cofa, perche pacifcono affai di fouerchio caldo • 33 Perla qualcofaio lodo fommamenté feminarli in luoghi umanamente ombro,' fi,poi ripiantarli per dritcefchiere in luo- ghi efpofti al Sole. Delti Melloni. DEfcriuono gli Autori, che vnà fimil terra qual defiderano li Cccumeri, l’amano ancora i Meloni, mà fecondo il miogiudicio, & opinione di molti mo- derni efperimentatori vogliono , e dico- no,che i Meloni defiderano vna terra me- no lettamatadelliCocumeri , acciò di-» uengono più fodi, e faporofi, c più pre-’ fio fi maturino. II loro piantamento fi fi d’Aprile in riuoletti alquanto alti, ma rari, come li Cocumeri, fi adacquano alcuna volta, fe non vengono adacquati da vicino riuo,e fpefio fi vanno cimando le cime fuper- flue , lafciandoli duoij ò trèMeloncini per pianta. Coskontal prouifione d’Hortola tua famiglia ilari grafia, e morbida ; perche ad ogni tuo bifogno fui fai grato ticor- fo, e prcuedi i i giornali bifogni di Villa: queft’ Horto ti ferue in villa per pefchie- ra, per macello, e pefcaria. Auuerteadoci cogliere al fuo tempo i 34 funghi, Calali, e conferuali, perche ti gio- iranno affai con poca fpefa. Così conferuando frutta di Giardino, herbe dell'Horto, con Noci, & Vua ; tu a queffo modo sì facile , fei vn Rè della tua Villa, hauendo infieme buon Pane, buon Vino, e la Vacchetta Calata, & il Porchetco, che in quella maniera parmi, che fei molto felice , e beato : viuendo poi fempre col timore del Signor Iddioje buona cura della tua Villa- Ma nota quello per feminar l’Horto in tempo opportuno. Tempo per fèminare , e piantar l‘Horto. GENNARO. Luna Nuoua. SPinazzi per la Pafqua graffo fotto » efopra. Luna Pecchia • Porri » e Lattuche noftrane. FEBRARO; Luna Nuoua. Ci Abufi mazenghi, feminatiinbuon I terreno. Perfemolo, graffo fotto, e fopra » Piantar Cipolle bianche. Zucche noftrane. Verze mazenghe • Indiuia per far cornetti Luna Pecchia • Piantar Saluia. Rofmarino. Rofe d’ogni forte • Lacrime. Faue, e Rauioni. Porri, e Cicoria per far cornetti « marzo; Luna, Nuoua • FEnocchio per hauer fcartocìni , graffo fotto, c fopra. Infalace gentili, graffo fotto, e foprà; Bafilicò, graffo fotto, e {opra • Lattuche noftrane. Zucche Turche, ben ingraffate ; Cipolla ben ijjgraffate fotto, e fopra l Luna Vecchia • griffi nel fin del mefe, graffo fotto ; e fopra. Peftinache, graffo fotto ; Cicoria, graffo fotto, Lattuche Romane . Cipolle ben ingraffate Zucche marine beningraffate. APRILE. LunaVuoua FAfoli per far cornétti. Meloni ben ingraffati, e colciuati. Biede,eRauanelIi. Luna Vecchia Cucumeri beningraffati. 37 Cipolle ben ingtàlfate (otto > e fopra- Lattuche, & Indiuia. MAGGIO. Luna Nuoua • INdiuia per r Agofto. Verze per 1‘lnueroo, in buon terreno Luna Vecchia* Remolazzi per l’Eftade. Rauc per l’Eftade. Latcucanoftrana* g i v g n o: Luna Nuoua. Remolazzi per r Inuerno ben ingraf-’ fati. Luna Vecchia » Indiuia per Tlnuerno * Lattuche • lvgl io; Luna Nuoua. LÀttuche Romane per l’Inucrno Lattuche noftrane. Luna Vecchia l Indiuia, e Raue per l’Inuerno. agosto; Luna. Nuoua • LAttuche noftrane per Pafquà ; Lattuche Romane per Pafqui • Gabufi inuernenghi nel fin del Mefe • Cicoria ben ingranata fotto, e {opra. Luna Vecchia. Verzeper sfogliare la Pafqua. Spinazzi ben ingranati a mezo il mefe, fotto,e {opra- Seminare, e piantare ogni cofa che fi vuole. Piantar zaffaranno • SETTEMBRE Luna Nuoua• S Pinazzi nel principio del mefe ingrafl'ati fotto, e (opra. Petrofemolo inuernengo fotto > efopra; Luna Vecchia • Lattuche alla Madonna. Infalate gentili d’ogni forte, io buon terreno* & Herba turca. OTTOBRE. Luna Nuoua • HArbioni nel fin del mefe . Aglio di fopraingranato. Scalogne gentili. Piantar garofolinel principio « Piantar pomi granati. Luna, Pecchia , Rauangare la Menta vecchia. Piantar lauanda , e fpica • Seminar Tabacco. Piantar Viole nei principio del mete NOVEMBRE. LunaNuoua• PEderfemo inuernengo, grafco fotto e fopra • DECEMBREr Luna Nuoua, FAr buche per piantar Alberi • Tutte le Infermità , che poffono lenire alle bcflie boni ne, e Canai line > con li f noi rimedi]. Tutte le infermiti, che pottòno va- nir al Boue, con li fuoi rimedi;. %4lli Corni rotti « IGLIA onze tf.di trementina,& onze i. di gomma arabica, e fi M bollire inlìeme,poi piglia il cor no rotto,e mettilo al fuo loco,e lafsa così per dieci giorni, doppo piglia due chiari d'ouo, & vn poco di Coppale ponerai (opra , e Copra la ftoppa metti del bolarmeno , e lafsa così per crè gior- ni, e quando poi fari dislegata la ftoppa * prendi Caini a poluerizata,e.mettila attore no al corno , e pretto guarirsi. j&lli Corni lajfati vn poc$ 1 a. Fermerai bene prima il corno al fuo luogo , doppo piglia cornino petto," trementina, mele, e bolarmeno, & ogni cofa fi bollire , e con quefto vnguencp medicarai appretto la tetta, e facciali vn buco appreso la tetta, acciò che la mar- 42 eia venga fuori. E medicato che fard per crè giorni, piglia faluia, e fa bollire in vino» con il quale lauaraile corna fpeflc fiate » e guarirà • +Àl Collo enfiato. 3. Prima allaccia l’enfiagione con fer- ro caldo, poi metti dentro pan porcino, e fe non guarifee metti della radice d’or- tica » e rinouala » e guarirà, ouero potrai far bollire del medico in vino, e così te * pido farglielo beuere , poi fia falaHato apprefso, e guarirà. Collo sfellerato. 4* Piglia pece liquida, medollà di otti di cofcie di Bue , leuo grafso di becco » fongia di porco » & oglio d’abezzo , di ogni cofa eguai peto,e deleguali inficine, c con quello msdicarai • JL far nafeere i peli jopra la coppa. 5 - Prendi mele oaze 6. maflici onze 4. che fia peflo, e fi bollir infieme,& vnge« rai il luogo, e coppa. Jllla coppa dura come vn/'affo . 6- Prendi botiro, oglio buono, lardo di porco, e cera nuoua , eguai pefo > e dileguali bene, con quello vngi fpefso, che non ftard per queito di lauorare, 43 Mia coppa enfiata. 7. Prendi radice di Enola, cotta bene, e pedala coti grafso di porco, feuo di ca- ftrone,òdi becco,mel crudo, incenfo pe- do , e cerra nuoua,e di quede cote fd vn- guento, del quale adoprerai la mattina i mezo giorno, e la fera. Mia Magne a, ò pelle attaccata alle cofle • 8. Prendi Origano, e cuocilo con acqua,e prendi di qued’acqua,mefcedala con vino > & oglio, e con quedo fregalo bagnando conrra pelo,c farai cosi dando in luogo caldo, ò al Sole, poi piglia fec- cia di V ino,cioè tartaro, grafso di porco e mefseda,e così tepido vngerai più volte Mnabucale tò dolor di ventre • 9. Subito piglia Triaca diftemperata con vino, e dagliela à bere, poi falafsalo della lingua,e narici la feguente mattina, poi piglia vna brancata di neuida, & viV- ‘ altra di ruta, trita minutamente, poi laf- falo ripofare per fette giorni, dandogli poco da mangiare, e dia in luogo afeiut- to, ouero piglia onz.4. di tremntina,con vn poco di fale trito, e fagliela ingioteire • M budello guaflo » 10. trementina onz.r.e fagliela «lettere nel budello per vn putto , che 44 ha bòia il bràccio lungo, e lottile > e che venga bene di dentro , poi il quarto giorno vngi fimil mente con fongia di porco. *Al fluffo, cioè, che và del corpo fecondo che mangia, così verde, & indigeflo. 11. Prima guarda il Bue,che non man- gi herba per vn giorno, poi dagli i man- giare foglie di oleaftro, e di canne fana- tiche, doppo dagli feme di mortella, e fi che fempre beua poco per tré dì, mi per tré giorni innanzi non beua niente.' Altro rimedio, dagli i mangiare Origa- no tenero, & abrotano ortolano, di cia- feuna libre vna , cotte in due boccali d’- fagli poi bere l’acqua, & mangi delle foglie di lauro. Solutivo quando nonponno andar del corpo. 12. Piglia onze 2. di terra pigra ; de ©nz. 1. d’aloè epatico ,e pettimefcedali con acqua tepida , e dagliela a bere la mattina • jllla cofla di slogata, ò gallone. 13. Farai andare ì’olfo al fuoluogo i poi ferrerai il male con vna fcudella vn- gendo prima con fongia di porco. 45 Idlla gamba rotta • 14'. Tù tirarai la gamba con corda de- liramente al fuo luogo ; più, piglia l’offa da ogni luogo del troncone , e lo vgua- gliarai bene, dopò piglia (loppa bagnata con chiara d’ouo, & metti (opra del bo~ larmeno, e fangue di drago, & auolgi at- torno la gamba , accommodando le fu a flecchecon fafcie,che tengano Toffo vni- to , poi piglia altra (loppa bagnata con vino, e ponila dal capo delle (lecche per confortar il neruo, dopò piglia treni e n? tina on. i. tant’oglio, e botiro, & vnge- rai di fopra , e di fotto delle (loppe per confortatione, e quello farai fpeffo. jll piede enfiato » 15. Prendi foglie di Tambuco, ben pe- lle con fongia di porco , e metti fopra quello impiallro, e prello guarirà • jll piede firicco » & indignato. 16. Piglia radici di maluauifchio, bo?. nauifehio, e radici di malua, falle bollire in acqua beni(fi.mo,poi prendi 3. boccali di vin buono, e metti dentro meza libra difongia, e fi bollire tanto che (ìa dile- guata la fongia, poi metti dentro Teme di lino ben pedo, e le fudette radici cotte, e fi di miouo bollire ogni cola,canto che 46 vadi via il vino, & i! retto il porterai per poltino foprail piede , e lattalo così per vn giorno > e l’altro rimettilo, e fa così per tré giorni. *Alla macatura , ò fchincata , del piede » 17. Prendimele, fongia di porco, e femola, fa bollir infieme con vin bianco, e fi impiattro » il quale lafcierai Tufo per 3. giorni. All'inchiodatura 18. Taglia con ragnetea il luogo del dhiodo , fecondo l’arte, poi piglia tre- mentina , oglio» e fi bollire, e mettine in quel buco, poi prendi vn poco di mele, e feuo, e fa dileguare,e metti fopra il bu- co, e di nuouo fia ferrato, ponendoui tri il ferro, e’1 buco del pelo del Bue • \Al vngia eafeata. ip. Prendi cera noua, e mele, d’ogni cofaonz. i.&altretanta trementina, e con quefti farai vnguento , con il quale raedicarai per fin a’ 15. giorni,poi piglia aloè epatico, melerofato, & aìumedi rocca an. raez’onza, & manti ch’adopri quefto , Iaua il male con vin buono te- pido , doue gli fia bollito dentro mele • •All'vngia tagliata con ferro, e pietra, 20. Prima con la tua ragnetta, e fca- 47 uarne per fin al Profondo della ferita,poi 1 farai quello vnguento , graffo di porco vecchio, feuo di becco, con vn poco di lana (uccida, la farai deleguare con ferro caldo nella piaga, e predo fi faneri • lAll'vngia quando fi parte • J ai»Medicarai prima coni’vnguento I dell’vngia cafcata, per fin che fia faldata, ! poiché fari guarita piglia acceto boccali tré,calce viua , c miele an. onz. 7. e fa bollire ogni cofa, & con queU’aceto lana il piede per tre volte il giorno, e per tre di. lAlpìfciar fangue* 22. Prendi piantana, e cauane fugo, e quefto mifchia con mezo bicchier d - oglio, & vn bicchier di forte aceto , poi pigliapoluere di zucca faluacica,quanto ftarria in due gufci di nuce, & alcretanta feccia di vino , & vn boccale di vernac- cia, con alcuni gufci d’ouo ben pedi, e didcmpera ogni cofa, e dagliela con il corno i bere • Altri non lafciano bere il Bue, e gli danno da mangiare della pian- tana cotta in vin bianco , poi pigliano fpicooltramarino, galanga, canella_>, pumifia, pietra arfa, e pida zafaranno, e didemprano col yin fudettOje gli ne dan- 48 Vio per tre mattine, fagliandolo dalla ve- na commune. Altri dicono, che fe non ripara fri bore 24. il Bue non può più guarire; c però prendono faluia,neuide, ruta, ma più faluia deH’altre, e pillane, e mefciando con vino, c con vn corno gli lo danno i bere,e fan quello per tré mat- tine . Altri prendono vna brancata d'a- grimonia,e facendola bollire in vin bian- co vecchio non dolce, per fino che fce- mi il quarto, poi Io (truccano bene, e gli lo danno i bere con il corno,poi gli dan- no piantana da mangiare mejffedata con fieno,e fenzadubbio lì rilfolue. Mi Tem- pre quando il Bue è guarito di quello male , bifogna lattarlo ripofare almeno per vn mele, poi con deftrezza ponerlo alla fatica. Mpiffarolo l 23. Prendi Inda, & Medico, e pilla ogni cofainlìcme, e dillempera con glio , & aceto forte , e fa empisllro. .Al Mìnchiaholo enfiato, 24. Laualo con acqua frefca, e piglia herba bianca, ò vitriolo, e fi irnpiaftro* *Al fiume dell'ornilaguafta, che malamen- te può pifiare. a5. Quello male fi pittare fottiimen- 49 te, però piglia fuccodi piantana , e meza libra di mele, e tant’oglio,e due bicchie- ri di vin bianco buono, e bolito daglielo à bere in tré mattine, fagliandolo prima dalla vena della vellica, e garlatoni, poi lattalo ripofare per otto dì. [Alla pietra nella verga . 16. Piglia la verga del Bue con tena- glia(getta prima il Bue per terra) li doue fentieffer la pietra, iuiconla lancetta-, patta la verga tanto che tu caui la pietra , e poi latta la piaga aperta fino al quinto giorno, e fe tiì vedrai che più pietre non vengono, prendi vn’ago con filo, e cuci» ‘ rai la piaga fecondo l’arte, poi piglia tre- mentina, e lauala per quattro fiate * & con quella vngerai la piaga. Ma pietra nella Velica. 27. Piglia onz. 2. di miglio marino petto, vn quinto d’onza di garofoli , & vn tetzo di pepe petto, & ogni cofa metti invnboccaldi via nero, e fàtepidar, e dallo a bere al Bue, e quello fa più volte, e fenon fi libera caglialo come fopra , e cauerai fuori le pietre. M'incordatura deila Verga, 28. Piglia radice di Imbio, ò Ibifco,' cioè Altea, e lauale, & afeiutte pittale, e 50 fanne fuccó j il quale farai bollire \ chd calli il terzo > poi metti con elfo botiro i vngerai l’incordatura due fiate il dì * c*» lattalo ripofar per 9. giorni. lAlla [palla difnodata. 2p. Farai ritornare Botto à fuolocòi come fi fa della cofcia dislogata, e poi vi ponerai fopra vna fcudella , inchiauan- dola con etta, vnta prima con la fongia • jllla fanfuga beuuta 30. Se la fanfuga farà nella gola piglia vna penna vnta d’oglio, e toca la fanfuga* poi vngitile ditad’oglio , e diftaccala « mi fe fuiTe troppo dentro nella gola * metti vna canna forata fin al luogo doue farà* e metti per la canna oglio, perche come tocca foglio fi diftacca , onero li- gali ben baffo con la bocca, e con li pie- di di dietro alti, e mettili vn sbadacchio, e farai fumo con delle cimici * che vada nella gola, e fi diftaccarà , ouero fi, che tenga la bocca con il sbadacchio in vn-» vafopieno d’oglio, e fi diftaccarà , mi bjfognache il Bue fece, che per la gran feteil Bue tirando alquanto d’- oglio farà l’effetto. Ma fe la fanfuga farà nel venti e,ò ftomaco, dagli a bere aceto co i oglio in vn corno, M male delforues della gola. 31*Subito piglia vncoltello, e taglia doue fonoilatticini, e di quelli cauane fuori vn poco, poi piglia fongia, e poni- la nel taglio fatto , con vn pocodifale trito, e Teco l’-altre, medicarai il taglio. i flrangoglioni. 3 2. Piglia vn fedagno vnto di fongia, e fedagna il Bue, tirandolo innanzi, e in- dietro più fiate, tanto che elea fuori il ve- neno, poi piglia fongia, e fa ben graffala piaga, poi piglia herbapolmoniera , e-» metti nella piaga, e cauerd fuori tutto il veneno> tenendo vnto di fongia. M palato enfiato. 3 3 • enfiagione fi debbe aprire con ferro prefiamente, acciò venga fuori quel fangue corrotto , poi dagli a man- giare capognllo tenero , o altre foglie tenere-/. Mia bocca enfiata, detta ratino. 34. Aprirai l’enfiagione con ferro , ò canna acuta , e pei fregarai con fale, & oglio, tanto che venga fuori rutto quell’- humore corrotto > e poi fagli mangiar herbe tenere * Mia lingua rotta di fotto. 3 5* Prendi jnez’onza d’aloè, & altre- 52 canto lume di rocca, e mel ròfato, e com4 poni infieme , e vngi la lingua due volte il dì, poilauarai con vin tepido, nel qual vi fia cotto dentro faluia , e con quello laua,& vngerai. di mangiare. A quello male pigli oui crudi beri sbattuti, e melfedali con mele, e daglieli dbere : e confuoicibilimelfedaraidel {ale, ouer prendi marobio ben petto, e mefledalo con oglio, e vino, e da d bere, ouer pilla rute, poi in apio.e faluia, e con vino dagliele dbere, e fa che fiano ben pelle. jlll'occhio nebulojo. 37. Prendi olii di Sciepe d’Orefici , e pella di quel fuo mollo , e foffialo con cannello nell’occhio. M'occhio enfiato. 38. Piglia farina di formento mifchia* ta con acqua di mele, ò mele, e fd come bollettino, & mettilo fopra l’occhio • jll bianco fopra dell’occhio, 3p. Pigliarai fale, gomma , mefceda- co con mele, e mallice ; e metti nell’ oc- chio fopra il bianco più fiate. jt i porriJoprale palpebre dell'occhio. 40. Prendi fele, e con quello bagnerai 53 il porrò » che fi fgonfiari , poi tàglia , è con fele, aceto, & aloè bolliti vn poco, yncerai - cAll'occhio lacrimofo l 41. Pillerai Tutia con vetro fortilmen te , e di quella fofiiane con vn cannello nell’occhio. Mfqucrno ò occhio carco di vernici. 42. Prendi mele liquido,oglio buono, chiara d'ouo, & incorpora inficine, daglielo a bere , poi il dì feguente falaf- falo dalla vena de gl’occhi, e lingua , e dalla parte di fuori de’garlatoni poi pi- glia vn pane di Tormento frefco, e metti-] 10 in vin buono vermiglio, poi laffalo co, sì à moilire vn poco r e lìruccalo alquan- to, poi fi vn buco nel mezo di detta mo- lena, e piglia latte, e mettilo in quel bu- co con vn poco di zucchero, quella rao- lena metti con il buco verfo l’occhio,e li- gaio fopra, e fa così più volte vna volta 11 dì. Mia tefla morbida ' 43. Piglia aglio pelto, e mefcolacoìi vino, e mettilo nelle narici, acciò cho per quelle fi purghi, e poi potrai far que- flo bagno, prendi foglie di Tambuco, di piantana, di noce, di imbio, cioè vibio, e di herba lauretana,tutte fi bollire in vi- no , con il quale fpefio bagnarai la tefla • xAlla epiflora della tefla • 44. Metti (opra poltino fatto di orzo,e mele, e con quello coprirai le guancie, e fopra rocchio. Mi auuertirai divnger attorno gl’occhi di pece liquida, & oglio per le mofche, che non fi mettono. jL doglia di tefla, 45. Quello male fi portar la tella baf- fa per fin i terra, e fpeflo la riuolge verfo la coda ; però fubitofalaflalo dalla vena della tella, poi piglia formento , e fallo cuocer tanto che fi apra , e butta via l’- acqua , & buttagli dentro vn poco di vin caldo,& ogni cola metti in vn vaf«jue- fio vaio metti m vn lacco, e quello lacco ligaio alla tella, accioche quel fumo cir- condi ben la tella, e fa così fera, e mat- tina , poi piglia eleboro poluerizato, cJ foffialo nelle narici con vn cannello , 0 llranuterà , e fe non llranuterd fard im- pericelo di morte , però reitererai più fpelfo detto bagno, ò fuffomigio ; M morbino, 45. Piglia fubito vn ferro caldo,e fora quella pelle,che gli pende dauanti al pet- to,facendo ini va buco,nel qual meti radi 54 55 . / / ci di pan porcino, ò herba polmoniera, ò Icabiofa, e lafla così per tré di, perche per quel buco difenderanno i cattiui humori. Jllla peflilentia de'Boni. 47. Quello male fa rizzar il pelo , fi fìat trillo il Bue, guarda fidamente, tie- ne il capo bafso, butta molta marcia per bocca, malamente mangia, e fi molti al- tri fegni, come fi tratteri nel libro de’- Boui, c per proueder a quello , piglia onz. 15. di cipolla fquilla tagliata minu- tamente, e prendi radice di Apio tenere, ben lauate, e pelle libre 3. Sale tré bran- cate, che fia trito, e 7. boccali di vin-»' buono, e fi ogni cola bollire, e dagliene vnboccale ogni mattina per fette mat- tine, che fia tepido. *Al Bue [cattato , e raffìreddito, ò [opra- prefo . 48. Prendi 1 a. oui sbattuti bene , con vn poco di fpecie, e fuco di fempreuiua, e due bicchieri d’oglio di fpico, e meffe- da con vin bianco, e daglielo a bere per tré mattine > auanti il leuar del Sole. MI'anticuore* 49. Quello male non è altro , che quando i dolori fuori con enfia- 56 gione, però fi prende fubito vn ferro cal- do, fi fi vn cerchio attorno la enfiagione, & iui fagli 4, bacchi in croce, e falaflalo in più luoghi della enfiagione, poifrege- rai per tutto con fale, & anco darai della Triaca con via tepido , e pattato il terzo giorno piglia fuco di piantana , e bagna per tutta la enfiagione, e dagliene da be- re , ouero dagli da bere la decozione di efTa piantana. iA]conferuare ì Buoi /ani tutto l'armo. 50. Al principio della Primauera fe gli 4arà per 15. gioni della fudetta beuanda della peftilentia, mezo boccale per fiata, ò poco meno, daranno fani. Altri piglia- no foglie di cappari, e di mercorella an. onz. 3. foglie di cipreffo onz. 6. pedate bene, e poni in vn vafo con acqua, e le* fanno dar alla rofata vna notte, e poi gli ne danno due boccali tepida, per tré vol- te , e quedo fanno quattro volte l’anno, la Primauera , l’Edate, l’Autunno, e T- flnuerno. Ter conofcerebello, e buono Bue". 51. Prima fia di rodo pelo fcuro, hab- bia la teda piccola > i corni grofli, & lun- ghi, la bocca larga, i denti fpeffi, la fche- na, e panza larga, le narici larghe, gl’oc- chi grandi allegri, e dittanti l’rn dall'al- tro, habbià il collo grotto, il petto largo* la gamba grotta , e corta dalla giuntura ingiù , il piede largo , levngiealte, & più pretto rotte, che bianche, la . cofcia rotonda , la coda grotta apprefso il culo > e porti la tetta le- / uata. 57 Tutte le infermità, che poflono ve- nir al Cauallo, con li Jfuoi rimedi], .Alle fcabie. i. f" Viipocodifolfo, e d'incenfo mafchio, dinito di tartaro , fcorcie difra- fcio, vitriolo, verderame* eleboro bianco, negro meloteragno, e tutte quefte cofe mefseda infìeme con_» rolli d’oua alefse, og!io commune, e fi bollire, & vngi. Mal delpedoccbio. 2. Recipe more crude, & orzo da ca- ualli, con radice de’ morari, e fi bollire, e fi con dett’acqua Iauare , e (e detto male fofse rotto, piglia fangue di drago, e fugo di porri, fale,pece, oglio,eion- già vecchia. Coflana. 3. Piglia qualche altra pellicola tanto lunga, quanto le rene, ma radi prima il pelo, e pigliabolarmeno, galbano , ar- 60 meniago> (angue di drago , e di càuallò frefco, e pece greca, mattici, oldano, e pefta infieme , & incorpora con chiara d’ouo, farina di tormento, e metti (opra. Tolmoncello. 4. Togli vn ferpe, e tagliali la tetta, e la coda , del retto fa pezzetei piccoli, e metteli nel (pedo a roftire (opra le bra- gie, fin che il grafso comincia d liquidar- ci , aii’hora tieni fui polmoncello, e non altroue. Mal deldoffo. 5. Pigliatrè parti dilettarne, òfterco diCaprone , e vna di farina di grano, e fegala, e fia il fiore, e mifciale ben infie- me, e falle cuocere alquanto, poi ne poni tepido (opra il male, & è perfetto • Mal del corno - 6. Petta bene i cauoli faluatichi, ò do- mettici verdi, con fongia vecchia, e poni (opra il male, poi caualca il Cauallo, ac- ciò che la medicina entri nel male per alcuni dì. Guiderò fio• . 7. Taglia con ferro atto, e cauane tut- ta la marcia, e fa vna ftoppata con bianco d’ouo, e laua poi con vin tepido , & vn- gi con feuo d’ogni animale. Lucerete. 8. Piglia vii ferro come fubia, àguzo i affocato , e sbufa, e fcottali la carne per lungo, c trauerfo d’ogni banda del collo apprefso il corpo in cinque luoghi, e tri vna cottura » e l’altrd fia tré dita, e metti cordella per 15- giorni. Strangoglioni. p. Torto che vedrai crefcer li ftrangu- glioni, pungeli fottola gola ifecconi, ò lacci la mattina, e la fera , poi copri la tefta con vna coperta di lino, & vngi fpef- fo di butiro tutta la gola, & il male • Vniole • io. Recipe in ferro lancetta , e taglia per luogo, e ftirpale affatto, e piglia lino bagnato in chiara d’ouo , Iafcia per tré giorni, dipoi medicina come di verme • fingete. 11. Alza ben queff’ vngia con ago d’auo- rio, e tagliala attorno con vn ferro, o con le forbici - Vn’altro rimedio, polueriza vna lueerta verde infieme conpolucred* arfenico, e poni (opra, e copri bene • Dei panno. 12. Piglia offa di feppa, falc, gommài tanto dell’vno, quanto dell’altro, e fpol- uerizali fottilmente , e buttane nell’oc- chio con vn cannello due voice il dì • Capofiorno. 13. Legata ftretta in punta d’Vn batto- ne, & vota poi di fapone faracinefco, e metti dentro le narici leggiermente • Cìamarro. 14. Piglia vna libra di fien greco, fallò bollir in acqua, finche fi aprino, e crepi- no » e poi con l’acqua di quella decoctio- ne mifchia vna , ò due libre di farina dì grano,dandogIiela i bere due volte il dì* « non gli dar altro . Raffreddato. 15. Piglia auropimento,e met- ti ne i carboni accefi , e fi andar i! fumo nelle narici, che gli humori congelati nel cerebro fi diffoluerano » e potrano vfeir fuori* Verme volatico. 16. Cauali fanguedalle vene commu- ni , amendue le tempie, poi poni i lacci lotto la gola» e così deh’arurarfi, e ma- ttare de’lacci, come del maneggia’e , e caualcare, e fiar in luogo freddo, e fargli vn cauterio profondo , & vnaftoppata con bianco d’ouo,e lafcia tré di in là dal- la il Cauallo* Lampafco 17. Habbi vnafalcetta, che fia acuta, /caldaia bene , poi taglia il tumore della due primi folcili già detti,cariandone quanto più la falcetta taglierà : fe il male fufTe nuouo, all’hora fi può cauar fangue con la làcetta del terzo folco frà li denti • 'Palatina. 18. Frega bene il palato, poi vngi coti' miele bollito con cipolla, e con cafo ar-! roftito; altro rimedio,fcarnarui bene con ferro fottilmente , a tale che rhumoc groffo elea liberamente fuori, e non fii manchi de’rimedij della lauanda • Tiro fecco. 1 9. Piglia mel rotto,e midolla di carne di porco, e di calce viua, & altretanto di pepe pedo, e fd ogni cofa bollir infi e me, menandolo fin che ritorni come vnguen-1 to , del quale poni due volte il dì fopra la piaga. Male di lìngua. 20. Se non è bifogno tagliare , medi*-* ca con mele roffo, e midolla di porco fa- lato, tanto dell’vno come dell’altro, con yn poco di calce viua,& altretanto di pe- pe petto, e fà ogni cofa bollir infieme, & yngi due volte il dì. 64 Barbone die 2 ai. Tira molto ben su dal palato lei barabolc con ferro fottile infuocato , & aguzzo, e poi pianamente le tagli con le forfici appreso quanto fia potàbile al palato. . 22. Cduali fangue dalle vene fottili dà vna parte , e l'altra del petto > poi li poni {otto il petto congrui,& atti fecondò lac- ci mouendoli bene due volte il di, come del verme, facendoli portare per 15.di» _ Zappe 2 ; 2 3. Fè come i fpanani,doue comincia. Radi prima * poi cogli il più tenero dell’— affentio,appio,palatara,& branca vrfina, peRa ogni cofa infieme con tanta fongia* e cuoci tutto infieme, e metti fopra - Coutaua. 24. Taglia la pelle per lungo quanto è la curba5poi poni vna pezza di lino in vin caldo.e (pargeui verderame fopra, e po- nila à quello modo fopra la tagliatura fin che fia fano,ancora molto vale il mo- do com’è detto della ierda. Mal di afìno. aj. & conuenienticoture 65 di fuoco foprà le fpinoIe,lungo,eltrauer- fo, fecondo che parrà più efpediente,poi cura le cotture come fi hà detto di (opra delle ierde, & auuertifci, che il fuoco è la cura di tutte l’infermità* Spenocia. > 26. Tieni il Cauallo, che hà le galle di mattina, e di fera in acqua freddale velo- ciflimo vn gran pezzo, infino alli ginoc- chi, fino che le galle fi reftringono, poi fi farai preffo la giunrura convenienti cot- ture per dritto, e crauerfo, & fà come della ierda. Inchiodatura. 27. Darai il fuoco à 5. fiate, con ferri larghi da tutte due le parti ; mà fe farà nella parte dinanzi fott’il ginocchio,dalli il fuoco àtrauerfo vna botta dall’altraj e curalo come Paltre botte di fuoco. Desolato • i »8. Taglia via, e radiui attorno,i 1 che fatto , mette fopra calce cruda polueri- zata, e fà quello ogni dì, e nonlafciar bagnare finche non lìa rifanata, e prohi- bifee il fuoco, quando non fono nel pie- de neruofo. mprenfione • 29. Togli pepe, agli, foglie di cauli 4 è fongia , che in pochi di la maturerà , ò ammazzerà il chiouardo, & io Phò pro- uato. Del fico • 30. Scopri il loco, e laua con aceto l poi fa bollire Tale pefto in vaio piccolo, Se hauendo bolito bene leualo dal fuo- co , e metti quattro volte tanta tremen- tina, e metti caldo in l’inchiodatura,e ra- freddita metti sii poluer di folfo viuo , e fopra Hoppa. Se dola, 31. Toglie radici di maluauifchidi gìgli, e di tallo barbaffo, pefta ogni cofa infieme con tanta fongia, che balli ; poi Je farai cuocer interne , e poni fopra à jguifa d’empiaftro, mutando fpeflo, mà prima il Iuoco come i fpauani. Guarto • 3 a. Togli crufca , e menala in aceto forte, mifchia feuo di Caprone, e ponila d bollire, mouendolo fempre, fin che d • uenta fpeffo, e metti fopra la caldo, e ligali con vna pezza, mutando due volte il di, e vale. Serpentine l 33. Non trar fangue, mà medica con unguento, cioè incorpora fichi di Barba- 66 67 ria, è calcina viuà, e fongia, libre vna di ciafcuna, fior d’hifoppo onz.q-.emetti fopra. taccole. 34.Se’ltuo Cauallo è offefo disloale' Tvngia,e taglia intorno,poi empi di ftop« pa bagnata in chiara d’ouo, poi cura con fai pefto> & aceto forte, ò poinere di la, ò mortella, ò lenticco. FormeU. 3 5. Leuane li peli, poi poni farina ben mefcolata, e cotta con fongia, e fi còsi due dì, mutando ogni di due volte, poi metti fopra calce viua,fapone, e feuo per tré dì > mutando due volte il dì, Iaua con aceto caldo, e poniui fopra herba capri-s nella fin whw Cuk fan® • Riccioli. 36. Taglia d’intorno la fuola del piede di fotto l’vngia , poi riuolta la fuola, & tftirperai dalla parte di fuori, e lafcia v fcir da per fe,e fi vna ftoppata con chiara d’ouo, mettine affai, e lega ben il piede '9 e di poi due Ui Iaua con aceto alquanto caldo, empi di fale, tartaro, e ftoppa « Chiouado. 37. Cana con la picilla rofnetta reftré- imità dell'vngia dinanzi,che la vena maej 68 lira fi rompa ,e Iafcia vfcire fanguè, poi empi la piaga di Tale minuto % e (opra fioppa infoia in aceto , legatela bene*, che non fi porta slegare. La feconda fpecie d Inchiodatura • 3 8. Taglia l’vngia ch’è apprerto la pia- ga tanto profonda, che fi faccia vn fparte conuenientefra la fuola del piè, e ficcai ben Gretto yna fpongia marina con vna pezza, che quel che rerta ritorna • Galle • 39. Taglia l’vngia di fopra la rofnettà fino al viuo,ecurauifinoalviuo, ò vo- lendo mortificarla con poluere di asfo- deli , ò con altre poluere, poi fi cuocere inficine poluere d’olibano, feuo di caprone, e cera, tanto di vno, quanto dell’altro, e fanne vnguento, e poi vngi due volte il dì, fin che fi a falda, vngendo finlapaflora. Gurha. 40. Làuali il piè; e radi intorno al luo- go , e tocca con il dito, e fe gli cole fari maturo,all’hora aprilo con vn ferro pun- gente 1 e Iafcia vfcire la putredine, e poi piglia fterco di Cauallo, oglio, vino,fa!e, faceto» & infarda fopra à modo d’im- 69 plaftro » & il terzo di dislegalo, e guarda Zìa prede, ò ftecchi • Schinella. 41. Tiragli il fangue dalli piedi, e pum geli la vena della gamba di fuori,ò di den- tro , e non dou’efce, l’vngia, ben fi dio lotto l’vngiarafparui, poi laua con vino, e diftempra fugo d’acaccia gialla , & ac- qua di forte,che fia come miele, & vange- li, e pilla fonza, e pece liquida. Capelletti. 42. Radi il loco gonfio, poi, togli ab- fentio, palatara, brancurfina, & il più te- nero delle frondi, tutte quelle herbe can- to di vno, come dell’altro, e peftale con fonza, e falle bollire in vn vaio, e metti mele , oglio di lino, e farina di grano, mouendo fin che fia cotto, e metti fopra. Incaflellato. 45. Pela il loco, poi laua con acqua.» , calda, che fia cotta in alba femola, e feuò di caftrone, e quelle cofc decotte tien fu- fo per fin la mattina , e tolte via , vngt quel loco con vnguento fatto di feuodi k caftrone,eccetto non vi folle trementina. Incordato . 44. Taglia d’ogni intorno , e ftirpalo dalle radici, poi taglia il loco della piaga 70 che pende , àccioche non vi pofa niente di putrefattone, nel retto poi fi come li è detto di (opra nel polmoncello. Fiflola. '45. Togli aceto fortiflimo, creta bian- ca pefta, e moueli tanto infieme che fia come patta molle > mifciandoui fa le ben petto, e con quella vngi fufficientemente tutti i tefìicoli, ritornando due , ò tre volte il di i porne. JLnero • 46. Togli radice di maluauifchio ben cotta, e pefta la fcorza, e poni fopra il lo- co 4. volte, poi habbi Temente di fetiape pefta, e radice di malua crudo, ben mi- fchiata con poluerc di Aereo di Boue , cotto, & aceto, e poni fopra. Lupa, 47. Togli fale ben petto, e fpargiglie- 3o fopra rimedino , e mettilo alquanto dentro , poi togli lardo fattoi modo di foppofta, e metti dentro, e fopra ponili malua cotta fin che fia fa no. jlnguinaglia . 48. Tofto che vedi,ofFefo il neruo,che comincia nella tetta del garetto > e vi ap- pretto il piede, di il fuoco in quella gon- fiatura del neruo per lungo, etrauerfo * i con fpeffc $ é conuenient-i lince , poi fi com’è detto della ierda , inettitferco dì Boue caldo per tre di, poi vngi con oglio cajdo, e poi cenere calda. Corbo. 49. Apri la fittola,e dalli il fuoco,cuc- icela con la medicina , che lì fi di calcina viua , fin che le brozze cafchi , perche purgata pretto fi riempie di carne, md fe la fittola fotte profonda adopera ferri lunghi, e medicala. Sparagagno. 50. Prendi fugo di radice di asfodeli! ónz.7. calcina viua onz.3. e pettale infie- me arfenico poluerizaco 09Z.2. poi met- ti le dette cofe in vafo di terra ferrato di- fopra, e cuoci al foco tanto che diuenti poluere, e metti fufo, mà laua prima con aceto* Botadgrafel.' 51. piglia fulgine onz. 5. verderame •onz. ?.orpimento onz. i.peftalibene,e giungeli tanto mele liquido, e poneli al fuoco,mifchiandoui calcina viua,e mena r ben infieme al fuoco, & vngi due volte il dì caldo. ì\auerfe. ». p, quan4o la giarda fwffc nel garettó; 71 72 dagli il fuoco nel mezo del tumore , ò gierda, per lungo, e larga, & fatto que- llo togli Aereo Bouino frefeo , menato conoglio caldo , e poni vna volta fopra le cotture , & ancora fi com’è detto de’- gapelletti. Bfpagie. 5 3. Incorpora onz. i. di cenere calda, e calcina viua, vino, e mele, & auanti che sndurifeano metti fopra il male , poiché lìa dato aperto, e così continuerai fe fari il male nuouo, e s’è vecchio dagli il fuo- co , e curalo come gl’altri. Lardoni. 54. Piglia vn ferro tondo,e dagli il fuo co, & la eflremiti, perche quella cottura non alimentari, anzi mancherà vn’altro rimedio, togli trementina onz. 8. cera_# bianca onz. 4. e poneli in vafo {lagnato meza pignatta di vin bianco. Hefte. 55. Tofto che vedi enfiarli fopra il ga- ietto di dentro, allaccia la cofa di dentro ài lato , & dauui vna punta di lancetta, Jafcia vfeire tanto che puoi fangue, poi fubito da punture di foco fopra li tumo- ri ,difpauani per lungo, e crauerfo, me- dica come la ierda « 73 Zeppe . 56. Pelai! loco, e laua bene con acqua calda, che fia cotta nella femola, feuo di caftrone,ccra nuoua,trementina, e gem- ma arabica, egualmente mefcolati, e con detto vnguento caldo vngi due volte il dì lauando Tempre auanti con vin caldo,e così continua fin che farà guanto, e non lafciar bagnare • Vejcigoni. 57. Taglia la pelle nel mezo, e di fotta poi (faluo le il tumore mancafl'e) muoui con vna brocca di legno l’humor ch’è trà le pelle, e fpremi forte fuora, e taglia la pelle fotto il tumore, metti vn ferro cal- do, e in capo di 7. di fi il medefimo . Capelletti. 58. Rada ipeli (opra il male , e togli radici di maluauifch io ben cotta,pefta la feorza , poni fopra 3.04. volte, piglia femenza di fenape, pefta,e radice di mal- ua ben minuzata, e poluere di fterco Bo- nino , cotto tutto mefcola infiemecon-, aceto, e poni fui male 3.04. volte il dì • Lancio • 59. Fi vn capitello più forte che puoi, dipoi bagna ftoppa, e diffeccala, ribagna nel capitello, e riponila fui male, e con- 74 tintia quella cura 3.04. volte il dì i ci guarriri. Cafcbarpeli• 60» Taglia il loco neH’eftreraitd verfo le natiche , infino ai quarto nodo dell’of- fo, ch’è nella coda,e cauane fuora con vn ferro l’offo barfiolo > e gettalo via, poi poni Tale per tutta la fifiura , e vn ferro caldo tocca il fale, fi com’è detto per la coda. Ter ogni enfiagione, pur che non fio, di ma- teria calda • Piglia cera, pegola, ragia calfonia, & àrmoniaco, onz 6. di ciafcuna, fongia di porco onz. 1 r. falnitro, calcina viua_j , fcalogne, e fierco di colombo, onz. i.di ciafcuno, oglio di cedro onz. 6. acqua, e mirra liquida, poco, & incorparainfie- me, e ponile fopra. Ter il CauaUo, c'hà il male dell'orT&olé, e che c afe a del mal caduco , ebenons può caminare , nè leuarfi in piedi • Coglierai foglie di fichi faluatici, e le peftarai con diligenza, e le gettarai in ac- qua tepida, poi colerai, e con vn corno gli darai da bere 2. ò 3. volte, e poi con violenta Io farai caminare. 75 \Alla fibre. Per forza bifognafalatfar il Causilo l che hd la febre , e dargli à bere quella.* compolìtione, gentiana onz. 5. femente di apio onz. 6. ruta vn manipolo, e metti in vna pignatta di terra d bollire con ac- qua , tanto che fcemi il terzo , e quando la vedrai diuenir negra, il rimedio è cot- to , di quella decottione pigliane onz. 7.e m^za, e con vn cornu dagli d bere. Mio sferdito . Dagli d bere fangue di Porco caldo Ter le [palle ferite. - Pilla Galla di Soria, & incorpora con mele, e metti sii la ferita, e guarirà . Ter le ferite de i nerui. Piglia cera libre vna, oglio onz.8.ver- derame onz. 3 - pece cotta libre 1. polue- re d’incenfo onz. 3. aceto quanto balli , rincenfo, & il verderame dilfolueraì con l’aceto, poi meRoIarai falere cofe, & vn- gerai la ferita. M dolor de i nerui. Torrai cera libr. 1. llorace altretànto, verderame tanto, propoli libr.i e meza, pomele di Làuro lib.4. e meza, & incor- pora tute’infame ) & vngili detti nerui. 76 Ter le ferite della fchena - Fipoluere di fcorze di ofireghe , t mettila (opra il loco , ouero fcorze di Granciporro brufciato, e poluerizato • Del bianco chevafce ne gl'occhi. Torrai falnicro, con mirra, e nell’otti- moi e finocchio pefto tamifato;e mefco- lato infieme , c ponili fopra per alcuni giorni, e fi faneri . Compofitione per il mal d'occhi. Piglia fpico nardo dram. 2. zafaranno dr. 1. farina di amico dr. 2- mele quanto bafta, & incorpora infieme è metti fopra. Ter morficatura de'Cani rabbiofi. Torrai Aereo di Capra , falmora vec- chia dicefalionz.6 per ciafcuna , noce 3 tf.ogni cofa incorpora, e metti fopra fin eh’è guarito. Ter ogni infiammatìone. Torrai terra cimolia di Candia, oglio » aceto, poluere d’incenfo onz. 4. fcalo- gne , lumache pifte , fid’ogni cofa im- piaftro, e metti fui loco, e fe fari d’inuer- no fi che fìa caldo, fe è d’eftate fi che fia freddo • Rimedio, che mai non fi rompono l'vnghìe . Leuato c’harrai l’animale dall’herba-* piglia dattogli, e leuategli l’offa, empie 77 di biacca, poi fi che l’inghiottifca > quel- ito farai di ftagione in ttagione, e ftarà fano. Ontione che lena il dolore , e molefiia della febre-j. Piglia oglio d’iride onz. 4. fugo di pa- na on. 1. oglio laurino on-4. oglio geleu- cino on.4. e meza, caftorio on.4 hifopo on. 4. fongia lib. 1. attendo on. 1 e me- za,e poni le dette cofeinfieme, & vngilo. Toffe pigliata per viaggio. Diffolui in vino tanto Iaferpitio,quant* è vna nocella, e quello vn di folamente, con vn corno gettala in gola all’animale» e butiro. Mal del bolfo • Fi pillole di leuamento di tormento, col quale fi fa leuare il pane, con vin cot- to , e falle inghiottire all’animale tanti giorni, che fi fani, nè ti fcorderai quan- do gli darai da bere mefcolarci farina in acqua • Sfreddimelo de* Cauallt. Fi bollire ruta, e mattici con vn poco d’oglio, e mele, & aggiungiui peuerc, e li darai à beuere. •proportene, del Ca Hallo. La larghezza del collo fi è vna tetta, 78 cioè da R fino alla della l’altra. ILàlun- ghezza del Cauallo , dalla fommitddel fronte, dou’è A /ino a B fi è vna teda, e da B a C è vn’altra teda , e da C a D vn’- altra, e da D a E vn altra, talmente che in tutto la longitudine fono quattro tede, & altretanto in altitudine , cioè dalla della fino alla 4. meza teda, dalla 4» fino ai. meza, da 1. fino a N. vna teda, e da N a Svn altra, da Sa Zvn altra , dalla foni-; mità della groppa, dou’è X. alla edremi- tà del pauimento, dou’è R fi ha tré tede, cioè da X fino a M e da M a Q vn altra, e da Q a R vn altra, e da L fino a P fi è vna teda ; L’altezza della fpalla è tré tede, da K fino a O e da O a T vn altra , e da T a V vn altra... Come entrarai in acqua con il Caual- lOje che fi voglia voltolare in acqua,Libi- to buttategli, adoflfo della teda con velo- cità, che tu li farai cacciar la teda fotte l’- acqua, tanto che li entra l’acqua, nell'- orecchie , mai più fi voltard , cofa pro- uaca, & efperimentata. IL FINE,’ Anotomia delli Membri, &C V ifeere de Caualli. LI QVATTRO Membri principali dipendenti dal corpo, compo- rto delle quattro foftanze eie- mentali,fono per dar principio i querta tela ; Il cuore, il fegato, il cere- bro, & i terticoli,e quelli fono quelli, che l’aiuto, e giouamento manifeftano al ri- manente del corpo ; Perciochei neruì feruono al cerebro, l’aiterie al cuore, le vene al fegato , & i vali dello fperma à i tefticoii, delle parti che ridondano, delle quali alcune fono da fe ftefle buone, co- me farebbe à dire le offa , le cartilagini * e membrane, le rimanenti, benché fiano virtuofe,le riceuono per aiuto Arano,co- me farebbe à dire lo ftomaco, le reni, gli inteftini , i lacerti, le vene, i mufcoli, i le- gamenti, la carne, i peli, l’vnghie, Se altre parti dipendenti dalla virtù del cerebro, del fegato, e del cuore. Sitrouaincia- fcun corpo animato lo fpirito naturale, il vitale è lo fpirito detto animale ; Deriua il primo dal fegato, il fecondo dal cuore, e l’vltimo dal cerebro ; Il primo fpande levimi lue per tutto il corpo fenfibile, {ottenendo quelle in conueneuole flato, che vene nou pu!fatili da Medici fon det- te. Il vitale fi riduce nel cuore , qual parte fi diffonde in ciafcun luogo del corpo, e perl’arterie; l’altro forge dal cerebro, e fi fpande perii corpo, e ne inerui fi riduce . Viuifica il vitale,dimo- rando nel cuore i membri vniuerfi del corpo ; effettua il naturale , dimorando nel fegato il nodrimento ; cagiona il mo- to, & il fentimento l’animale, dipenden- do dal cerebro; Dalla potenza del fegato prouiene la virtù appetitiua, la qual gio- ua al trare del nodrimento , la retentiua ritenendo la bontà di quello; la digeftiua la qual macerando nel ventricolo con- cuoce perfettamente quella,riducendola per tal via à nodrimento foftantialc,dalla quale forge l’efpulfiua trouata dalla na- tura per cacciar fuori le refidenze, fuper- fluità,feerie, & eferementi di quelle par- ti, che nodrifeono il corpo; come fareb- be à dire per feceffo, per vrina, per fudo- re, per bruttore, e per altri modi: Il cibo ha più dieeftioni inanzi che in nodrimen- 82 to fi riduca; percioche prima co 1 denti fi macera, e fi mollifce, e ridotto nel ven- tricolo per mezo del calor del fegato , con l'aiuto del cuore , e dTella milza lo compifce; la qual così riceue aiuto dall- arterie » come lo ftomaco da quei mem- bri : Tal che riceuendo il calore la milza da quelle vene,e fcaldando il cuore il dia- fragma , riceue il cibo conueneuol cot- tura , e fi riduce i gl’inceftini per gli con- dotti delle vene capillari, e dure, che iui fono appoggiate; dal qual luogo al fega- to permeile per lo mezo d’vna vena an- guftifiìma, e (fretta, chiamata da Mare- fcalchiefperti, porta fede, & incontran- doli con quel fucco , fi la digeftione più forte, più cotta, e perfetta, adunandoli il calore agente in tal luogo ; Douendo auuertire, che in tré modi forgono gli e fi crementi, & refidenzedaoperationisì fatte, cioè per ifchiuma, fecca corpolen- za, e mal cottura, e purificata digefiione fi generi il fangue, dal qual fi fepara l’ac- quofitd , & il liquore trouato dalla natu- ra , perfarconfuagrauezza penetrare-» quel nodrimento per gli canali delle re- ni , e percioche con quel liquore rifiede vna parte vntuofa, di quella i rignoni del 83 fuo paffaggio iiòdrifce 1 nel qual luogo quella vntuofita, con vnpoco di (an- gue congiunta, i gl’inteftini difcorre , & vagendoli gli lenifce, e nutrica-» , fcacciando via l’humiditd, che al fuo nudrimento non vale,nella veffica , la_j quale in vrina conuerfa, per la verga-» efce fuori : Auuertendo, che la fuperflui- tà della prima digeftione dello flomaco fi diuideper gl’inceftini, & per efcremen- ti, fcccie , e forchi fi (caccia fuori ; così come la feconda, che nel fegato fi cuoce, in vrina (come è dettoj fi conuertefoor- rendo la fpumofa parte di quella * per non poter per tal luogo vfcire dima- mente al fiele : E fi può dire, che l’altre per euacuatione infenfibile fi fanno, per (udore, lordura, & altri mezi ; E così dalle fenfibiliefcono le fporchitiedell’- crecchie,e del nafo.come realmente dal- le infenfibili le rifolutioni che fi fanno ne i porri eftra natura, e le violenti corrut- tioni, e rabidi tumori, flemmoni, & apo- fteme, nafcendo da quefte fuperfluità lf~ vnghie, il mento, & i capeli, & al t ouer- fcio della perfetta cottura, e digefiione generali il (angue , il qual peruenuto al fegato, ricettacolo verqdell'humor fan- 84 guigno efleriore,indi fi tranfmette per vn vaio principaliffimo dipendente dal cuo- re(Aorca detto)nell’altre vene,e da quel- le alle capillari,dalle quali le parti vniuer fe del corpo fi nodrifeono, c fi compone quello da quattro humori difpari, e nel- la potenza concordi, conformi alle con- giuntioni, e fimboli, come fù detto . La cui intelligenza,per ridurre in più llretto conofcimento glièdaauuertire , che il budello del Cauallo fottile, il qual l’ac- qua ricene, è dieci palli lungo, l'vfcita del quale non fi troua , deftillando nella vellica, à guifa che fà il lambico: elTendo rinteftinomaggiorefei palmi lungo, e due groflo, & indi nafee che il Cauallo non hi trippa come il Bue,e quello mera bro riceue il cibo, hauendo due parti,per le quali il palio, e l’acqua diuerfamente piglia, mà non tutta ; prendendo la metà di quella il primiero , che detto habbia- mo; Il budello groflo è detto diflributo- re (benché i Marifcalchi, maefiri di cafa, lo fogliono dire) hauendo vna vfeita nel- la più balla parte , che dal fondo fonda- mento è detto, dal quale il corpo da fu- perfluiti difcarica, & annetta; Vn’altro budello vi è, il qual confille in lunghezza 85 d‘vn palmo, e mezo, tondo come vna-j palla, che per lollanza del corpo,di que- llo generato, ritiene il cibo principale,e primiero, e s’attacca da vn lato co’l fe- con la milza nell’altro, per il ca- lordelcui principalilfimo membro , il cibo disfacendo concuoce, effendo il fe- gato dalla natura in tal modo comporto, per aiuto al mancamento de gl’altri hu- inori, il quale come per la fua calidità fo- ftiene, riscalda, & aiuta quelli ; così per la calidità, che in quello eccede, fi gene- rano infermità, difauenture, & mali,ca- gionandoli la falute dalla temperanza, e concordia de gli humori, come al rouer- fcio, l’infermità per la diftemperanza, e contrailo di quelli. 86 Rimedio per guarire la malatia, che fopra- uiene allebefiie Bouine , chiamato Can- cro Volante , che fi fcuopre al difopra.» della lingua , al piede del nodo, che pare vna vejjica, qual poi fi dilatta, che fpe %a la lingua al trauerfo} e la befiiaincqn- UnenteJe ne muore. BIfogna pigliare acqua frefca netta, e lauane la gola , e la lingua alla beftia ben bene , e poi con vncocchiaro d'ar- gento fregar il male , tanto che (angui bene , (pargendo Tempre acqua al diso- pra, erafpandolalingua , e poi pigliar della faluia netta, bagnata nell’aceto, con f ale pefta, e fregali ben bene la lingua, e dopò pigliar d’alumo cotto con fugo di fempreuiua, e mel crudo, e metterlo Co- pra la piaga; edopò metter alla gola del- la bettia vn garotto, ò (ìa pezzo di legno, acciò per vn pezzo dia la gola aperta , e metta fuora la fchiuma fenza inghiottir- la . E per queftofar conuiene, attaccar- la per le corna, e fi faccia ftar con la tetta batta, acciò la fchiuma podi hauer dito, yfandotal rimedio 3. voice il giorno , de vna volta la notte , (e fi vuole euitareil pericolo, Miro rimedio da fare , auanti che panò tocchi dal male, Pigliate vin bianco, con aceto forte, orzo, fempreuiua > faluia, herba di fenocchio, rofmarino, petrofemolo,ma- zorana, mel crudo, con Tale, facendo il tutto bollire interne in quella quantità.*' cheviparrd , fecondo il numero del be- ffarne,e collar il brodo, e con effo lauarli lalingua ogni mattina ben bene, però di fregarli la lingua con aceto, e faluia, net- ta bene auanti, che dargli i bere la detta decottione • E con tal rimedio fi vietati tal’infiuffo, qual fi dice, che dura in ogni parte tré giorni continui. Figura dell' Anatomìa dell’Offa del Canelilo • Anotomia dell’ Ofla del Cauallo. IL Capo confìtte in vn’oflfo intiero J nel quale fono molte cotticule, che danno refrigerio alle parti anterio- ri , dette da molti otta veterali> e petrofe, cioè porri humidi, per li quali efala il calore ettrinfeco del cerebo. Due fono gli auriculari, per la concaui ti, delle quali riceue il fenfo dell’vdica. E fe bene alcuni vogliono che due fie- no quelle delle mafcelle di fotto, dirò io, per quel c’hò vitto, eflere folamente vn’- offo intiero, il qual non tiene diuifione alcuna in quel luogo,che dourebbe,ò po. trebbe hauerlo, doue la linea del primo punto vi fi fegno, dal qual luogo itteffo nafcono quelle due mafcelle di (otto più dure dell’altre due* acciò c’habbiano fa- coltà di refittere i i difcenfi del capo,det- te mandibuli dal matticar de’ cibi. Dico- no anco t che due otta fono nella radice della lingua> le quali hauendo io non fc- lointcfc , mi vedute vi conchiudo effer. cinque, perche fono in effe alcune con- giunture , per le quali fi diuidono in cin- que , e Temono per la infpiratione. Haue il Cauallo dodici denti dalla par- te dauanti, chiamati rapaci, compartiti fei dalla parte di fopra, e fei di fotto;Tie- ne anco mole ventiquattro, cioè dodeci per ciafcuna parte,pofle fei di fopra,e fei di fotco, e fi dicono molari j E di più quattro 2anne , ouero denti canini, ò feaglioni, che tutti vniti fanno il numero di quaranta * Sette offa fono quelle , che mufcole, foltamente fono da altri nominati i mu- fcoli, li quali principiano dalla nuca del colIo,efinilcono nel principio,& origine delle fpalle, doue la linea del numero 2. Vinfegna, fopra de’qnali mufcoli è vna_# materianeruofa d modo d’vncartone, dalla qual è foffentato il collo della fua poftura, e coniente al moto di quello nel baffare,& alzare,come vi dimoftra il mi- ni. 3.nè vi paia ffrano, che trattando d'- offa, habbia parte di nerui, nfo parendo- mi cofa notabile, ne hò voluto far meli- none . Nafccno poi dal principio delle fpalle infino all’alto della coda, offa 24. fecon- do alcuni dicono , mi in fatto riuedute bene , trouiamoeffer 25, inquclìomo- do : partendo dal detto luogo* oue il n.4 vi fà fegno,ve ne fono ip. fpinali, Scal- tramente detti fpondili, e per così dire * coperte quali dalle pale delle fpalle,fi co, me la linea del n.5-v’infegna,e quelle ipé offa feguitano infino al num. 6. doue poi ve ne fono altri fei, che caminano infina al nutn.7.nominate paraggi,e Hanno col- locate doue fi dice il loco de’mantici, donde ne nafce vn’offo della groppa, no-i minato la pauenna da Augullinello Co- lombre,& altri lo dicono catiello polire- mo,& corre infino doue vi fi fegno il nu. 8.quindi nafcono poi le 12. offa della co- da, e conciofia, che alcuni vogliono che fieno i<5. non trouandone io altro nella coda, che tengano mouimento, ò giun- ture, credo che ci nominaffero quell’offo detto pauenna, il qual fimoftra quali di- uifo in 4. offa, ma non fono così, fe ben tiene tal fomigliàza come fi fcorge;tiene poi 8.pori,ò forami,cioè 4» da vn canto,’ Si altretanti dall’altro,e quell’offo è fi tua to fri l’vna parte, e l’altra della camola, la quale v’infegna il nu. ?» pezzo princi^ pale , che regge, e quafi gouerna il tatto, e l’altre quante fono dalla parte di dietro, in quello s’appoggiano,c da quello fi go- uernano j per lo qual effetto,chiane fi di- ce dalli Marifcalchi. Tré fono l’offa delle gambe di dietro,fiabule nominate,in cia- scuna di effe incominciando dalla giuntu- ra del tuppetto, il qual v’infegna ilnu.io. e di la fi numera vn infino al garronej’al- tro infino alla graffola,oue alcuni voglio- no che fiano due offa per ciafcuna graf- fola>& io per mè non vi hò trouato altro che vnoffo,il qual luogo al n.i i.vi dimo- ftra; edaquelluogonafceil terzo, & vl- timo offo , che giunge infin alla carriola, e con quello congiunto fià nel luogo do- ue fi dice fcia,& iui il fuo mouimento tie- ne doue vi conduce la linea nel nu. 12. Vn’alcr’offo trouo piccolo, e lungetto d’vn palmo incirca , dalla parte di fuori della graffala, e vd d congiungerfi ligato, e guidato dà alcune neruofitd infino al garrone , il qual’é fiato creato dalla na- tura per maggior fortezza di quel mem- bro, che diciamo la cofcia , & è .quello che’l nu.13. vidimoftra, del qual’infino ad hoggi non ritrouo ch'altri ne habbia fatta mentione alcuna». » 93 Due fono l’offa maggiori per ciafcunà {palla, nominate arme auree, delle quali l’vno è quello che poco prima pala vi hò nominato, l’altro è quello, che alla pun- ta di quella pala legato fti, moftroui al n. 14.il quale relitte alle botte , che nelle-* {palle fuole il Cauallo riceuer,e corre in- fino al giouitcllo, il qual luogo v’infegna il nu* 15 • Altre due fono l’offa principali, per ciafeuna gamba d’auanti ; l’vno è qnello, che dal giouitello nafce,& corre inlino al ginocchio,e l’altro di li infino al tuppet- to della giuntura fopra della paflora, che è quello di dentro, come d’auanti. Quattro offa minute fon quelle che hò ritrouate perciafcun ginocchio, le quali da molti fi deferiuono effer 5. & altri ef- perti Marifcalchi vogliono che allo ttef- fo ne habbiano ritrouati fei,ne i quali per lo moto l’humore s’interpone, e dimoft- rano quali l’effetto della patella del ginoc chio deH'huomo per Ilare in tal luogo. Sei altre offa fono quelle che fi ritro- uano dalla punta del piede infino al tup- petto , come vi fi è detto, cioè alla giun- tura lopra della paftora; l’vno è il Traui- eilo, così nominato quale y’infegna la li- 94 «eadelnum. itf.cfie fpogna del piede fi fuol dire > e rifiede dentro della cafcia_» (per così dire) ò vngia del piede, giunto con l’altre due ; Il fecondo fi dice la tra- uerfa jche è vn’otto piociolo, più, ò me- no lungo della metà d’vn dito in circa, come il nu. 17. vi fd fegno; Il terzo è l’- altro,che fi chiama chiaue,che ftà legna » Iato nel nu. 18. di quel luogo ; Il quarto t rotto delia paftora, e due fono quelle del tuppetto, che fanno il num. di 6. Trenta fei fono le eoftate, cioè 18.per ciafcun lato,e 3 6. fono le mendofe diuife in quefto modo, dico 1 o. per ciafcun Ia- to, e cominciando di Iddoue vifà fegno la linea del nu.ip.e così corrono verfo il fianco ,eferuonoper congiunger, e le- gare la calcia delle maggiori , comela_» fletta pittura vi chiarifce, l’altre 16.cioè 8. per ciafcuna parte, che incominciano dal nu. 20. il che fe accortamente, e con molta diligenza non fi dilcopre facilmerv» te fi dimoftrano fode,intiere,e di vn pez- zo , le quali fono di groffezza limile alle eoftate principali, e ftanno appoggiate (imilmente con vn’altragiuntura nell’of- fo del petto altramente nominato....... tiene 11 principio doue v’infegna il num.’ 95 a 2. e corre infino alia linea del n. 2 3.de- lie fi dice la inforcatura, ò forcella dell'- anima , e da quello fteffo luogo nafee va tenerume d’oflo,ò più torto materia ner- uofa, ò gommofa, della larghezza d’vna pianta di mano, la quale dalla rtefla linea a 3. vi è dimoftrata, & iui dalla natura», prodotta per confentir al refpirare i fi- militudine della linguetta del mantice, il 1 qual numero di offa ridotte infieme.cioè parlando delia metà di quelle che lono duplicate, come fono gambe , coliate, Se altre farebbono di num. 148* Al Cauallo non fi trouano offe minu- te nel dolio,come al Bue,prouifione per- tinente operata dalla natura per far cu- rar i garrefi, & altri mali. che in luoghi tali fogliono accidentalmente auuenire , poiché non fece la natura cola indarno veruna j la quale perche poteffe tal gene- rato lenza di quelli refiftere al pelo da_» fouraftarle, gli fece il dolio horrido , e duro, & atto alla refirtenza delle percor- re , con legamenti incrocicchiati, e con- giunti ; E quantunque Caualli, Afini, e Muli fi comprendano lotto vna forte d’a» himali, diuifi più in diflìmilitudine, che*< in diuerfitiiconcrariecd, & oppofitionc i 96 lì potrà dire ch’il Sommaro habbia fred- diamo il cuoio,e la carne, come fù fcrit- to prima, guidandomi l’autorità de’Na-- turalidi, effendoil Mulo, & il Catullo- differenti nella qualità delle carni, e cuo- ia , hauendo il Mulo tanto la carne fred- da, partidpando della natura del Padre, quanto il doffo di calda temperanza, o conpleflìone ; contrario effetto del Ca- uallo, hauendo caldiflima la carne , per l’abbondanza, e viuacitd de gli fpiriti,ri- manendo per tal cagione le parti edre- me, le ontane dal calor naturale, necef- fariamente con pouertà di quello.douen- dofi credere ch’il medefimo fi arguireb- be al MuIo,fe indritifecandofi il calor na- turale agente, non faceffele vene foftan- tiali nella fuperficie più incarnatele qua- li deonoeffer conofciute à tal che con- forme al bifogno per ciafcuna intentione prima data.fi poffa il Cauallo con debito riguardo > e prouedimento aiutare • IL FINE.