V ■ CopEt-LO(ìr) % NUOVA 200N0IU OVVERO DOTTRINA DEI APPORTI ORGANICI. Proposta quale nuova Filosofia per la scienza organica e per l'arte medica DAL DOTTOR v GIOVANNI (JOPELLO DELLA FACOLTÀ MEDICA DI GENOVA, MEMBRO DELLA SOCIETÀ MEDICO- CHIRURGICA DI BOLOGNA. E DELLA SOCIETÀ DI MEDICINA DEL PERÙ. Opera Sintetica preceduta da uri> introduzione che versa 4<£ ) sulla teoria della medicina, e accompagnata da un Saggio filosofico'? r- _..,.. , _,, | I PRINCIPE. '"ìf^6^"^'' Mcdicus natura minister et interpres quidquid medi- tettar et faciat si natura non obtemperat natura noni imperai. * Baglivi. Praxi3. med. ,' | Scimtiaet potentia fiumana in idem coincidunt. quia '■ ,\ ignoratiti causa dutituit effectum. natura enim non mi- si parando rincitur. et quod in contemplatione instar i ansa est id in opa-ationc instar regulaest. j Bacon. Nov. Org. a.f i LIMA:—iSi-i. COI TIPI DELL' ERALDO, Ptracia di Valladolid N. 96. A MIS (JOLEGAS DE LI SOCIEDAD DE MEDICINA DEL PERÙ. Era mi ànimo publicar en Lima la Nuova Zoonomia; pero tal es la esten- sion, tales las dificultades de mi obra que a pesar de la forma sintetica que he adoptado, eso no podia ser antes de un ano. Mas ahora una circunstan- cia muy feliz me induce a anticipar parte de ella al pùblico medico. Acaba de formarse por la primera vez en el Perù una sociedad de Medicina (a la cual mehonro de pertenecer) cuyo noble fin sera el cultivo de la Medicina corno ciencia y ponernos al nivel de los conocimientos y adelantos médicos del dia. Un nuevo campo, una nueva arena se abre al estudio al talento y a los trabajos de los comprofesores que han tenido el noble pensamiento de asociarse; que aumentare sus fuerzas mentales, que darà positivas luces y ventajas a la Medicina Peruana, y un nuevo lustre a una corporacion de su- yo benemerita e importante. Ahora puessiel objeto de la Nuova Zoonomia es el tornar una iniciativa cientifica en el pùblico medico en general, no es oportuno el hacerlo desde ahora en una Sociedad Medica naciente? Y empe- zar nuestras tareas cientificas Ramando la discusion critica de mis colegas, sobre asuntos médicos de la mas grande importancia? Y excitar una emula- cion del caràcter mas puro y mas noble para llegar a perfeccionarse, y enno- blecer en el mismo tiempo la profesion que cultivamos? Si, mis amigos y comprofesores, estos son los fines que me propongo al pu- blicar la primera parte de mi obra que os dedico. Ojalà excite otras publica- ciones que honren en toda la America està Sociedad naciente que nos pongan al nivel de las primeras Académias Medicasi Recibidla pues comò prueba de mis ardientes votos por el lustre y porve- nir de nuestra Sociedad y de mi particular aprecio hàcia mis comprofesores y colegas. El Autor. ALLA CARA L VENERATA MEMORIA DI GIACOMO TOMMASINI ONORE IMMORTALE DELLA MEDICINA E DELL' ITALIA CHE MI FU MAESTRO AMICO ED ESEMPIO QUESTA MIA DOTTRINA DEI RAPPORTI ORGANICI IN SKCNO DI GRATITUDINE IC DI RISPETTO IO CON SACRO. Il MEDIVI. Nel 1838 cominciai un operetta medica che a poco a poco divento la Dot- trina dei rapporti organici. A malgrado la grandezza e difficoltà dell' im- presa e le mie personali circostanze, già avea abbozzati se non tutti molti ma- teriali, quando in un incendio di S. Francisco perdetti la maggiore e miglior parte di essi. Nondimeno rimaneva abbastanza impresso nella mia mente l'insieme delle mie idee e il piano della mia opera, e abbastanza vivo e pertinace era in me l'amore della scienza perché io mi sentissi sco- raggito da sifatta perdita. Pensai anzi di profittarne e giacché mi sarebbe stato sommamente faticosa e lunga opera riprodurre l'antico sviluppo delle mie idee, pensai di presentarlo in una forma breve e sinnotica, commo- da a me perche me ne rendeva più facile chiara e succinta la esposizione, commoda al lettore perché più agevolmente può' vedere come in un quadro l'insieme delle mie idee, la base il legame de miei principii, e le consequenze pratiche alle quali conducono. Addottando questa forma sintetica mi propo- si di avvicinarmi alla maniera aforistica degli antichi desiderata dall' illus- tre Baglivi senza perdere il vantaggio di una discussione rapida ed ordina- ta: perché mi sembra egualmente dhTettoso il presentare un' insieme di ari- di ed isolati aforismi senza il legame e la luce che vi porta il discorso, come P intemperanza dell' analisi che tutto decompone, e quasi riduce le cose in un polverume, o stempra alcune idee in una verbosa ed interminabile discus- sione. Presentare il massimo numero possibile di idee inportanti, presen- tarle nel miglior ordine e col minor numero possibile di parole, ecco il model- lo di scrivere che mi sono proposto, maniera che oblighi il lettore più a pen- sare che a leggere. D'altronde questa non é un opera elementare, non é di- retta agli alunni di Medicina, ma bensi a medici adulti ed a cui sono fami- gliari le conoscenze di Fisiologia e Patologia alle quali io mi riferisco. Final- mente mi obbliga a questa forma sintetica la natura stessa dell' argomento il quale é tanto vasto che se a ciascun oggetto che comprende si volesse dare un certo sviluppo esigerebbe molti volumi in luogo di uno solo, e allora sparirebbe forse il vantaggio di poter vedere come in un quadro l'insieme delle mie idee. — VI — Quest' opera presenta quattro parti distinte benché tutte cospirano al me- desimo fine. Nella prima che ne forma la introduzione mi propongo dimos- trare la opportunità di un nuovo ordinamento razionale delle cose mediche e di una completa riforma della Teoria medica. Nella seconda che sarà la pri- ma parte della Nuova Zoonomia é mio intento determinare le condizioni le forze, le leggi e le cause della vita normale. E poiché la natura medesima del soggetto, lo scopo dell' ideata Riforma mi obbliga ad appoggiare i miei nuo- vi principi di Zoonomia ad una Filosofia che non sia il Panteismo, e il Sen- sismo dei moderni, cosimi vedo costretto a presentare in una terza parte che sarà un apendice al 1.° Libro, in forma aiFatto aforistica / Principii tentando di svolgere il grandioso disegno del mio inmortai Filangeri che lo chiamo Scienza delle Scienze. La quarta parte finalmente sarà il secondo libro della Nuova Zoonomia dove esporrò la filosofia dello stato morboso, la Nosologia, la Patogenia, e la Terapeutica. Ecco l'opera ch'io vi presento, egregi colleghi, a qualunque nazione a qua- lunque scuola medica apparteniate, aspettando fiducioso la vostra critica cons- cienziosa, o per avere conforto a sviluppar le mie idee o i mezzi di rettificar- le. ( 1 ) Collocati voi in punti di veduta differenti dal mio, potete fornirmi o fatti o principii che forse non saprei trovare co miei proprii studi; come forse alcuna delle mie idee può mettervi sulle tracce di qualche grande principio per avventura più utile ed inportante di quelli ch'io avrò presentato. Son questi ordinariamente i risultati del commercio delle idee e dell' associazione degli studi, i quali se avviene che si conseguano a incremento e decoro della scienza, e a vantaggio dell' umanità, saranno soddisfatti i miei voti, e compen- sato abbastanza il mio lungo e faticoso lavoro. [1] Se la mia opera vena trovata oscura o meritevole in alcuni punti di maggiore sviluppo, mi propongo di darglielo iu una nuova edizione consultando primaT opinio- ne dei Dotti. INDICE DELLE MATERIE. ■o § 1 Oggetto e vantaggi del presente discorso. § 2. La Medicina offre due aspetti cioè di scienza e di arte. § 3. La scienza medica o é storica o razionale. L'oggetto della Teoria é coordinazione dei fatti e scoperta delle cause. § 4. Nosologia, Patogenia, e Fisiologia sono gli oggetti e le parti della Teoria medica. § 5. Senza la parte razionale la medicina non é scienza; il che torna di gra- ve danno alla scienza ed all' arte. § 6. L'osservazione sola ed il solo empirismo non bastano ne ai bisogni della scienza organica, ne a quelli dell' arte medica. § 7. Puo'egli bastare alla scienza ed all' arte l'eccletismo dei fatti e delle opinioni? § 8. La Teoria medica é possibile?—Esame delle cagioni che la resero imperfetta—(1.°) Scopo di essa mal definito. § 9. (2.°) L'erroneo metodo nell'insegnamento medico delle scuole. § 10. (3°) L'erroneo metodo di procedere per via d'ipotesi non pel meto- do induttivo. § 11. (4°) La difficoltà del soggetto la vita organica. § 12. (5.°) La natura del soggetto la vita che ha attinenze con tutte le scienze naturali. ' § 13. (6 °) I materiali della parte sperimentale. § 14. (7.°) Il soverchio culto e il soverchio disprezzo degli antichi maes- tri. § 15. (8.°) L'importanza soverchia data a certi medici studi. § 16. (9.°) L'incertezza e volubilità del linguaggio scientifico. § 17. E'possibile togliere questi ostacoli? Quali sono gli oggetti, i limiti, i fondamenti, i caratteri della Teoria medica? § 18. Si può riformare e in quali modi l'insegnamento medico delle scuole? § 19. Si può procedere per il metodo induttivo? § 20. Si può vincere la difficoltà del soggetto? § 21. E fanno un serio ostacolo le attinenze che ha la scienza organica col- le altre scienze della natura? § 22. E la scarzità o imperfezione dei materiali empirici? § 23. In qual modo conciliare il rispetto verso gli antichi col bisogno di progredire? § 24. E dare ad ogni scienza medica il posto e l'importanza che gli é do- vuta? § 25, E addottare un linguaggio scientifico uniforme? --- VIII — § 26. Conclusione. La Teoria medica é possibile. § 27. Stato della Medicina moderna: scienze storiche e sperimentali. § 28. Medicina Pratica piena di difficoltà, d'incertezze, d'anarchia. § 29. Tristi effetti di cotesto stato della Pratica medica, cagione di esso la mancanza della Dottrina o Filosofia medica. § 30. Esame delle Dottrine moderne—dinamismo di Brown. § 31. Due errori massimi di metodo e di Dottrina del Brownianismo. § 32. Del dinamismo Italiano ò Dottrina del Controstimolo. § 33. Riflessioni relative alla Dottrina medica Italiana. § 34. Della scuola Fisiologica o Dinamismo Francese. § 35. Riflessioni relative alle due scuole dinamiche moderne. § 36. Della scuola Organica del Bufalini o chimismo moderno. § 37. Riflessioni intorno agli errori ed insufficienza del chimismo. § 38. Di vary saggi di Teoria medica. Darwin, Gallini, Testa, D'Onofrio, G-eromini, Parry, Delgiudice, Polaristi, Sinibaldi, Virey, Forni, Pa- ganini, Lanza, Filosofi della natura, Haneman, Giannini, Passeri, Puccinotti. § 39. Due sono le principali scuole mediche odierne il dinanismo e il chi- mismo, che pure hanno la stessa base ed entrambe sono in opposi- zione colla scuola Ippocratica. § 40. Revista della storia della Medicina—Ippocrate. § 41. Scuola Metodica o dinamismo degli antichi, fu una rivoluzione con- tro la scuola d'Ippocrate. § 42. Breve regno dei metodici, setta ecclettica, setta de pneumatici, Ce- lio Aureliano, Sorano, Celso, Areteo, Galeno. § 43. Lungo regno della Dottrina Galenica, nomi illustri che appartengo- no a questo periodo; rivoluzione de chimici contro di essa. § 44. Opposizione ippocratica agli Jatrochimici di Sydenam e di Baglivi. Rivoluzione degli Jatro-meccanici, principii, spirito, speranze e vanità della scuola meccanica. § 45. Ristorazione Ippocratica operata da Stahal, suoi pregi e difetti. § 46. Eccletismo di Bhoerhave e solidismo di Hoffmann opposti a Stahal. § 47. Ultima ristorazione Ippocratica operata in Francia da Teofilo Bordeu. § 48. E da Guglielmo Cullen in Inghilterra. § 49. Riflezioni che discendono da questa revista, chele due scuole teori- che moderne sono opposte all' Ippocratica. § 50. Bisogni dell' epoca nostra. Opportunità d'una riforma medica e I. di una generale Dottrina della vita. II. di una buona Nosologia. § 51. III. Bisogno di una nuova Patogenia. § 52. IV. Ritorno ai principii della scuola autocratica. § 53. Mio tentativo di sodisfarvi mediante la Dottrina de Rapporti Orga- nici. § 54. Conclusione. SULLA TEORIA DELLA MEDICINA, DISCORSO PER SERVIRE D' INTRODUZIONE ALLA DOTTRINA DEI RAPPORTI ORGANICI, § 1.—L'occuparsi oggi espressamente della parte razionale o teo- rica della Medicina, della Filosofia della vita sana e morbosa, pro- porre una nuova sintesi della scienza organica che tenti di com- prendere e di conciliare i fatti della scienza e i precetti dell' arte; in questo secolo di progresso sperimentale, e di vero caos delle opinioni teoriche, verrà certamente riguardato quale inutile, impos- sibile, o temeraria impresa da quasi tutti i medici. Impercioche' coloro che pensano che la Medicina non avrà mai una vera e filo- sofica teoria della vita perche' dopo ventitré secoli di tentativi fi- nora non l'ebbe, che invano si aplicarono tutte le umane conoscen- ze dedotte dalla Fisica dalla chimica e dalla psicologia per ispie- gare questo portentoso enigma, e coordinare e stabilire pur solo le leggi fondamentali della vita organica; che la sola storia, la sola os- servazione dei fatti basta ai bisogni della scienza, che il mero pratico empirismo basta ai bisogni dell' arte, essi riguardano ogni nuovo sag- gio di dottrina medica affatto inutile e temerario. Coloro poi che se- guaci di alcuna moderna dottrina, o fautori pur solo di alcun siste- ma terapeutico, credono di possedere la più perfetta teoria, e il metodo pratico pili vantaggioso, non sono disposti a metterne in dubbio la verità' teorica o l'importanza pratica, e a far buon viso a una Dottrina nuova che ne sovverta le basi fisiologiche e le apli- cazioni terapeutiche. Ed ecco empirici e dogmatici prevenuti per ragioni diverse contro l'opera da me intrapresa. E'dunque neces- sario nell'atto di presentare ai Medici pensatori una nuova sinte- si della vita, giustificare il mio proposito col dimostrare: che un razionale ordinamento delle cose mediche é un bisogno dell' epoca nostra ricca di fatti e povera di principii, che la vera teoria della o__, medicina, la teoria della vita normale e morbosa é difficile si ina pos- sibile, che i fenomeni della vita si prestano all'analisi e all'induzio- ne dell'uomo come tutti i fenomeni della natura, che la Teoria me- dica ove si limiti ad essere coordinazione, dei fatti, e scoperta delle cau- se é un vero bisogno della mente e dell' arte, che la mera osserva- zione, il mero empirismo "non bastano e non sono bastati inaine agli studi del filosofo ne agli usi del medico pratico; che senza di essa la Medicina non é mai giunta al sublime grado di scienza esat- ta e completa, ma 6 tuttavia un vasto repertorio di fatti, un'arena di' opinioni lottanti; che sebbene esiste un vasto numero di fatti e di verità pratiche ammesse generalmente dai sommi medici di tutti i tempi come il eredo della medicina, pur manca tuttavia un razio- nale ordinamento di queste verità e di questi fatti, e non mai si per- venne a dare ad esse una sintesi che regga alla critica; che questa mancanza produsse in ogni secolo l'anarchia delle opinioni, e in- franse nell' universale la fede cinica decoro e suprema forza dell' arte medica; che nessuna delle moderne dottrine mediche può ri- guardarsi la vera interpretazione della vita organica perché nes- suna può conciliare e coordinare i fatti e i principii della fisiolo- gia con quelli della patologia e della terapeutica; che anzi i prin- cipii teorici di ciascheduna deviano il pratico dai precetti dell' Es perienza antica e moderna. Chiarito in questo discorso l'oggetto l'importanza il bisogno della teoria medica, sarà manifesta la oppor- tunità degli studi dame intrapresi e nel mio libro esposti, la deci- sa influenza loro sulla pratica della medicina, e facilmente si com- prenderà il mio disegno e il mio scopo. Rimane a vedersi poi se la sintesi medica da me proposta ha i fondamenti e i vantaggi dame escogitati e desiderati. Ciò vedranno e giudicheranno i medici pen- satori e competenti; pur qualunque sia il valore delle mie idee sulla vita, e il merito della mia sintesi, sempre iia utile che in questo dis- corso io faccia sentire un bisogno importante dell' epoca nostra, e additi un vuoto inmenso cheé d'uopo riempire: perché se io non avrò raggiunto la meta, qualche ingegno più felice del mio conse- gua finalmente ciò che io avrò tentato invano. $ 2. La Medicina presenta due aspetti affatto distinti, quello di scienza e quello di arte. Alla scienza appartengono tutte le conos- cenze relative alla vita organica sana e morbosa (anatomia, fisio- logia e patologia.) All' arte appartiene l'uso di esse conoscenze per conservar la salute (Igiene), per curare o lenire i morbi (pratica medica e chirurgica.) Scienza ed arte hanno distinti mezzi e distin- to scopo, pure hanno fra loro le più stretto attinenze. La scienza si propone di conocere, 1' arte di agire; e'seopo della scienza esse- re la guida dell'arte perché l'uomo tanto può quanto sa; e'seopo — 3 — dell'arte fornire fatti e materiali alla scienza, e renderla, apliean- dola, utile all'umanità. L'uomo nella scienza arrichisce la mente di tutte le nozioni di fatto che gli fornisce la esperienza e la pratica; accertai fenomeni, ne esaminai rapporti, ne indaga le cagioni eie leggi, ne desume i principii e le regole communi alle varie serie di fatti atte adiriggcrlo nell' esercizio dell' arte. L'uomo nella prati: ca od arte addestra i sensi e la mente per bene osservare e speri- mentare onde fornire utili materiali alla scienza, e fa applicazione e \ educazione de principii di questa ai casi particolari. Mirabile concatenazione! mentre la pratica é il principio ed il termine del- la scienza, quella che ad essa fornisce i fatti, quella che ne applica e verifica i principii, la scienza é quella che raccoglie ravvicina e feconda i materiali dell' esperienza, che gli fornisce le norme ge- nerali, che ne dirige i tentativi, che guida il pratico nei dettagli dell' arte, e ne rende sicuro, razionale, ed efficace l'esercizio. § 3.—La medicina considerata come scienza presenta due parti interamente distinte la parte storica o sperimentale, e la parte teo- rica o razionale, corrispondenti a due distinte funzioni dell' uma- no intelletto l'osservazione e il ragionamento. (1) Essa infatti co- me tutte le altre scienze fisiche e naturali consta di duo elementi: di fatti particolari, e di principii o fatti generali. I principii gli fornisce l'osservazione o fortuita o sperimentale della natura: i se- condi appartengono al nostro spirito quando astrae, quando dispo- ne i fatti a seconda dei loro naturali rapporti, e indaga le leggi e le cagioni generali dei fenomeni: nella parte storica l'uomo osserva, sperimenta, descrive, prepara i materiali dell'induzione (2); nel- la razionale l'uomo critica i materiali raccolti, gli dispone, gli con- fronta, gli interpreta onde scoprire le cause dei fenomeni e forni- re cosi i precetti e le regole all' arte. La parte istorica fornisce i fatti e accerta i fenomeni, la razionale gli interroga e ne indaga le cause. L'una da i materiali, l'altra se ne serve, l'una abbozza la isto- ria del sistema vivente, l'altra la completa presentandone la teo- ria. L' Anatomia che descrive le forme la struttura i rapporti di tutti i pezzi della machina organizzata, la Fisiologia che gli studia in atto, la storia naturale che espone la descrizione e la storia di tutti gli esseri organizzati, la Patologia che ne descrive i morbo- si e terapeutici cambiamenti, costituiscono la parte storica e spe- rimentale della Medicina. Ma fino a che 1' Anatomia descrive or- gani e ne mostra le relazioni, fino a che la Fisiologia ne descrive i movimenti e i fenomeni, la patologia ne narra gli sconcerti e i ri- ti] .ìunt duo preoccipni medicinoe cardincs ratio ed obscrvatio.—Baglivi Prax. L. 1. e. 2. [2] Zimmerman dell' Esperienz. in Medicina. Lib. 1. e. 1. _4 — medii, il Zoologo é nei limiti della Storia,,e ignora tuttavia qua- li leggi presiedono alla forme ed alle relazioni organiche, per- quali leggi, per quali cause, per quali condizioni supreme avven- gono i fenomeni della vita normale e quelli della morbosa, per qua- le meccanismo si conserva la vita e per quale si riordina coi mez- zi terapeutici. Il primo .bisogno della sua mente é di coordinare e classificare i fatti ovvero i materiali delle sue conoscenze, perché non saprebbe possedere un' indigesta mole di nozioni isolate senza ordine e senza legame, ha bisogno di ridurre a poche le sue conoscen- ze non solo per la natura limitata del nostro intelletto, ina perché re- almente esistono nella natura i fatti generali a cui subordinare i mol- ti svariati e particolari (1). E per classificare, e coordinare d'uo- po é confrontare, ravvicinare cercare le relazioni, in una parola ra- gionare: perché se i fatti generali sono nella natura non sono nell' esperienza ma han d'uopo della facoltà intellettiva per essere di- scoperti. Ma l'uomo che studia la natura organica non si contenta di esser Zoologo vuole e deve esser medico, non si contenta di co- noscere ma ha d'uopo di agire; e per agire sull'economia normale o morbosa, d'uopo é che conosca le supreme leggi, le supreme cau- se dell' esistenza normale, e dello stato morboso per la ragione es- cogitata dal Verulamio che quod in contemplatione instar causa est id inoperatione instar regulcs est. La coordinazione dei fatti che già era uno scopo perché era un bisogno della sua mente, é insieme un mez- zo per giungere alla scoperta delle cause, delle leggi, delle condi- zioni vitali. Perché egli é ragionando sopra dei fatti bene ordina- ti che l'uomo può sicuramente e quasi facilmente pervenire a sco- prire le cause dei fenomeni ossia le leggi della natura. Coordina- zione dei fatti e scoperta delle cause ecco dunque il vero scopo la vera essenza della teoria organica che é quella della scienza uma- na in generale, perché largita all' uomo dai Cieli per sublimarne il cuore e la mente ravvicinandolo al suo Creatore, avrà certamente compito la sua missione celeste se l'uomo avrà scoperto nelle co- se create quell' ordine stesso provvido e maraviglioso che Dio vi ha disposto, se farà servire i suoi studi ai bisogni della vita cioè all' esigenze di quest 'ordine, se l'uomo in altre parole si sarà av- vicinato e per cosi dire assomigliato a Dio nell' intendere l'ordine stabilito da Lui, ed agire secondo le leggi di cotesto ordine perciò nei modi voluti da Dio medesimo. § 4.—Se la coordinazione dei fatti, e la scoperta delle cause so- no l'oggetto della medica come d'ogni altra teoria, se la parte teo- rica e razionale é destinata ad aiutare il medico nell' esercizio del- ti] Vedi le opere di Locke Condillac Cesta, Gnluppi..... V arte, vediamo di quali fatti e di quali cause debba ella occuparsi: esplichiamo quali sono gli oggetti e per cosi dire le parti della teo- ria. Senza scienza ovvero senza conoscenze non é possibile l'arte medica: esaminiamo ora di quali ha bisogno il medico pratico per rendere perfetta, sicura, facile ed efficace la sua opera, vediamo se le sole empiriche conoscenze gli bastano. Il pratico dee conoscere la storia e le differenze delle malattie; ha quindi bisogno di coor- dinare sia perché realmente le malattie hanno rapporti d' iden- tità e di analogia onde formano famiglie distinte, e perché mal saprebbe la mente ritenere una congerie di nozioni isolate e scon- nesse, e perché giova aver poche regole applicabili a un vasto nu- mero dicasi particolari. Ha dunque bisogno di esser nosologo, ha bisogno di una Nosologia la quale disponga le cose patologiche a se- conda dei loro più veri e più importanti rapporti. E avvengaché il fare per se stesso e per gli avvenire una buona ed utile Nosologia equivale al ricercare i rapporti onde date circostanze pregresse, e dati sintomi, e date alterazioni anatomiche, e l'utilità di dati rimc- dii connettonsi a date cause prossime, equivale all' individuare le malattie, e ottenerne le diagnosi esatte; cosi il pratico che vuole classificarle é costretto a studiarne le cause o condizioni essenzia- li per sapere come poterle rimuovere. E' dunque un 1.° ufficio della medica Teoria—La Nosologia o coordinare secondo i veri loro ed importanti rapporti le malattie, stabilirne le differenze essenziali, inda- garne le cagioni prossime od inmediate. Ma come conoscere le cause in Patologia, come stabilire le dif- ferenze dello stato morboso, come intendere e spiegare i varii ef- fetti e pericoli, e il come certe circostanze sviluppino dati morbi, e perché nascano dati sintomi, e perché giovino certi soccorsi, sen- za studiare la struttura e i rapporti delle parti organiche, le for- ze onde si producono le azioni fisiologiche e le morbose, le leggi on- de si mantien la vita normale o si rende disordinata, senza inves- tigare e scoprire il magistero della vita morbosa? Non nego io già che mancandoci una buona Patogenia, noi non dobbiamo conten- tarci di un Codice Nosologico (prodotto già esso stesso della Fi- losofia medica); avvegnaché lo scopo primo e supremo della Medici- na é di essere arte, e dobbiamo nonché ammettere applicare alla pratica quelle verità e quei precetti di cui non possiamo dare una scientifica spiegazione. Ma forse che in un' arte come la nostra cir- condata di tenebre e di incertezze dee temersi il soverchio di lu- ce? 0 non piutosto invocando le conoscenze edi lumi che la fisio- logia, la Patologia, e l'Anatomia Patologica ponno fornire, non é egli meglio inoltrarci fin dove la esperienza da adito all' induzione accioché il pratico non solo sappia i fatti, ma il perché dei fatti me- — 6 — desimi? E' dunque un 2.° oggetto della Medica Teoria la Patoge- nia cui incumbe di conoscere il meccanismo ed il magistero della vita mor- bosa. Mae che altro sono le malattie che deviazioni delle azioni e delle parti organiche dalle norme della salute, che alterazioni del- le condizioni fisiologiche della vita? Non é che le attinenze della Fisiologia colla Patologia derivino dall' essere lo stato morboso un grado diverso del fisiologico come erroneamente pretesero i di- namisti; che certamente le azioni della vita fisiologica sono dif- ferenti di modo da quelle della morbosa. Ma sembra quasi evi- dente che per bene comprendere perché sotto date circostanze si mantiene normale la vita, sotto altre si disordina, e si disordina più tosto in un modo che in un altro, uopo é che previamente si co- noscano le leggi e le condizioni della vita fisiologica; perché non si più avere una giusta idea del disordino di una data armonia, se prima non si conoscono le condizioni e per cosi dire gli elementi da cui essa armonia risulta. Dippiù essendo ufficio della Medicina non pure la cura dei morbi, ma la conservazione della salute, chia- ro é che l'Igiene non sarà mai razionale che sapendo le leggi e le condizioni da cui essa dipende. Sendo adunque neccessario che il medico studii il magistero della vita morbosa non solo in quei fatti che l'Esperienza clinica gli presenta, ma pure con quei lumi che la Fisiologia ed Anatomia gli forniscono, debbe essere un 3.° ogget- to della medica teoria la Fisiologia razionale, che coordini i fatti della fisiologia, che determini le forze le condizioni le leggi della vita normale. In breve se il medico per esser pratico ed atto ad agire con intel- ligenza e fortuna d'uopo ha di essere Nosologo, Patologo, e Fisio- logo; é ufficio della Teorica che deve guidarlo far convergere lo studio della Fisiologia e della Patologia per iscoprire il magistero stupendo della vita, indagarne le cause generali, nello stato sano e morboso, scegliere i fatti con critica giudiziosa, disporgli a secon- da dei veri loro rapporti e nel modo più acconcio a trovare gene- rali principii, e verificargli; avere i fatti completi per base per li- mite per comprova delle induzioni. Ecco i grandi oggetti, il vero metodo, la vera base della Medica Teoria. § 5.—Se la coordinazione dei fatti e la scoperta della cause cos- tituiscono la parte razionale della scienza organica, come la des- crizione e l'osservazione dei fenomeni e dei fatti ne costituiscono la parte storica, queste consequenze mi sembrano derivarne. 1.° Che la scienza organica non può considerarsi mai quale scienza veramente completa, esatta, autorevole fino a che non possiede fat- ti e principii, fino a che fra li uni e li altri non vi é il più perfetto accordo, fino a che i principii escogitati non sono il mero risul- tato, l'espressione la più semplice dei fatti osservati, fino a che » questi principii non possono venire utilmente applicati alla prati- ca, e da essa giornalmente confermarsi e verificarsi. Impercioché la parte storica e la razionale danno una piena conoscenza del sis- tema vivente, l'una ne abbozza la storia, l'altra la completa. Senza questo accordo fra i fatti e i principii, fra la parte storica e la ra- zionale la Medicina non é scienza. E'un repertorio di osservazio- ni e di esperimenti preziosi, ma isolati e sconnessi, di fatti importan- ti ma quasi sterili fino a che non sono ravvicinati, e per cosi dire interrogati dalla Filosofia; di verità e di precetti utili bensì alla pratica, ma isolati e aventi piutosto la sanzione della sperienza che quella della ragione, é il campo di mille opinioni diverse, di diverse prove, ed opposti metodi curativi. In una parola é un' insieme di materiali preparati sparsi e sconnessi ma non é un' cdifizio. E ques- to stato meschino della Medicina non solo é disdicevole ed inde- coroso ad essa come scienza organica chiamata dal progresso dello spirito umano alla dignità di scienza esatta e completa come tutte le altre fisiche scienze, ma é sommamente nocivo alla Medicina come arte di curare, ed é cagione sia che vengano introdotti nuovi ed arbitrarli metodi curativi, sia che rimangano sterili edinaplicati sovente i più preziosi precetti dell' esperienza. In tal guisa mentre tutti i corpi della natura hanno già ottenuto dall' nomo una sodis- facente teoria, l'Economia vivente che costituisce quasi l'uomo me- desimo sarebbe tuttora un' enigma! In tal guisa mentre sarebbe ri- dicolo e temerario il fare nel campo dell' Astronomia, della Fisica e della Chimica delle prove e delle applicazioni che non fossero già dettate e suggerite da principii altronde certi di queste scien- ze, si vedrà ogni giorno impunemente e quasi indifferentemente fare nel canapo della scienza organica, che é la nostra stessa vita e salute, prove ed applicazioni di principii arbitrarli e di opinioni gra- tuite, estrance egualmente alla ragione ed alla medica esperienza! § G.—Se la coordinazione dei fatti, e la scoperta delle cause for- giano l'essenza e l'oggetto dellaTeoria Medica, ne viene questa se- conda consequenza—La teorìa medica é neccessaria. Si ha un bel de- clamare contro le teorie e i sistemi e contro l'idealismo medico di cui la Storia rivela tanti abusi. Pure i medici di tutti i tempi e di tutti i luoghi si sono occupati della teoria medica; perché an- che coloro che passano per i campioni della scuola Empirica non hanno mancato di tramandarci qualche nosologica classificazione delle malattie, le vedute proprie del loro tempo e della loro scuo- la intorno alle fisiologiche condizioni della vita, intorno alla Pato- genia dei morbi; ardisco anzi asserire che l'empirico il più rozzo non può far meno dal teorizzare vale adire dal ragionare; e che lo distingue dal vero medico non l'astenersi affatto dal ragionamento, ma il cattivo uso ma il cattivo mètodo di questo ragionamento me- desimo. Egli più diretto dalle apparenze e da una osservazione su- perficiale che da un profondo esame dei fatti classificherà male, confondendo insieme dei fatti che vogliono essere separati, e sepa- rando altri che vogliono essere riuniti; però classificherà. Guidato da idee preconcette e superficiali, e da un falso metodo di ragiona- re, assegnerà alle malattie delle cause chimeriche cui V analisi cli- nica non suggerisce; il suo metodo sarà dettato da vedute ipoteti- che, qualche volta coronato da buon esito molte no: in una parola ragionerà male però ragionerà sempre, perché la coordinazione dei fatti e la scoperta delle cause costituiscono un bisogno dello spirito umano. Per me teorizzare é ragionare, e le declamazioni passate é future contro le teorie mediche non possono offendere e criticare il medico ragionamento in se stesso, ma l'abuso ma il cattivo metodo di questo medesimo ragionamento. La pretenzione messa innanzi che l'osservazione sola basta alla medicina come scienza, che l'em- pirismo solo basta alla medicina come arte, é smentita da tutta la storia Medica. Da Ippocrate fino a noi l'osservazione della natu- ra é stata certamente la prima e la miglior guida del filosofo e del medico, pure in ogni tempo tanto i medici i più volgari come gli uo- mini i più eminenti hanno osato sollevare quel velo che cuopre il mistero della vita, hanno ragionato sulle cause generali della vi- ta normale, e delle malattie, hanno tentato di completare la storia dell economia vivente indovinandone il segreto meccanismo. Erra- rono, ne conveniamo, però il numero, la varietà, il succedersi delle indagini teoriche in ogni tempo, dimostrano che la mera osservazio- ne dei fatti non é mai bastata a soddisfare la mente umana. E non é bastata a soddisfare la niente perché non soddisfa ai bisogni della scienza, perché se l'osservazione rivela i fatti, non dimostra le ca- gioni interne dei fenomeni. E non può dimostrarle perché la sco- perta delle cause non é l'opera dell' uomo che osserva ma l'opera dell' uomo che ragiona. E di vero se l'osservazione dei fatti bas-* tasse ai bisogni della scienza, l'Anatomia la Fisiologia e la Pato- logia sono ornai ricche di tanti materiali che dovrebbero conoscer- si appieno e generalmente il meccanismo e le leggi dell' economia vivente. Come una é la teoria dei colori, una la teoria delle affini- tà chimiche e delle correnti elettriche, cosi una dovrebbe essere la teoria della vita sana e morbosa, uno il metodo di curare. Ma 1' anarchia delle opinioni teoriche e dei metodi curativi prova pur troppo il contrario, prova che la richezza dei fatti, e il perfezio- namento dell' osservazione e dell' esperimento non bastano per se a completare la storia dell' economia vivente, a rivelare per se il meccanismo intimo della vita; che sebbene siano neccesari alla men- — 9 — te umana come condizioni di cotesta scoperta, essa scoperta per altro appartiene per se medesima al ragionamento. La prova dun- que la più irrecusabile che l'osservazione e 1' empirismo non bas- tano ai bisogni della scienza e dell' arte, é il fatto che da ventitré secoli non hanno finora bastato. E' noto che i medici i più sommi, i fondatori della scuola sperimentale, i più fedeli all' osservazione esatta della natura, Ippocrate, Sydenam, Boerhave, Baglivi non si astennero dal teorizzare, dal formarsi un dato concetto delle forze, delle leggi, delle condizioni vitali. Tanto e istintiva la fiducia e costante il bisogno di avere una guida in una generale Dottrina della vita, tanto possente é l'istinto di riferire il multiplo dei feno- meni a poche e generali cagioni, e di avere nei principii della teo- ria le norme dell' arte! Che più? la scuola empirica che parve il contraposto del dogmatismo e dell' idealismo antico, divisò poter solo condurre alla scoperta del vero, ciò che si chiamò il tripode dell' Empirismo, l'osservazione, l'analogia, e l'induzione. Peccato che quella scuola depositaria del vero e solo metodo conveniente ad una scienza sperimentale, che stringea l'aleanza desiderata da Bacone fra l'esperienza e la Filosofia, degenerasse per una parte in un dogmatismo trascendente, per l'altra in un servile e cieco empirismo! (1) I dogmatici oltrepassando i limiti dell' osservazio- ne, come gli aragni che telas ex se conficiunt produssero arbitrarie teorie. Gli Empirici prepararono utili materiali per una dottrina della vita; se ne servirono inmediatamente in praticai/ormici mo- ra que congerunt et utuntur, (2) però si arrestarono all' osservazio- ne e alla storia benché soli avvessero il diritto ed i mezzi di fon- dare la Filosofia della vita. Se ciò fosse con vantaggio della scien- za e dell' arte lo vedrem poi. § 7.—Ne soli gli empirici proclamano inutile la teoria. Gli ec- cletici credono bastare ai bisogni della scienza e dell' arte sceglie- re il buono dovunque si trova, conciliare senza essere esclusivi e unilateri, trai* profitto di diversi sistemi ed insegnamenti, far con- correre tutte le scuole a formare un retto criterio e un insieme di esatte conoscenze e di utili e preziosi precetti. Questa pretenzione e fiducia degli Ecclcttici sembra pienamente fondata e piena di evi- denza. Pure, domando io, é egli facile possibile e sufficiente cotes- to eccletismo? E sia eccletismo di fatti o di opinioni teoriche, può aver luogo senz^ teoria o filosofiia medica? Può tener luogo di essa?—E'possibile e ardisco quasi dir facile 1' eccletismo dei fatti, imperoché basta l'accurata osservazione, la verificazione sperimen- ti] Sprengel, Seuderi Storia della medicina. [2] Bacone Nov. Org. Scicot, — lu- tale, lo studio e il confronto delle più autorevoli testimonianze n. medicina per scegliere e conciliare quelle osservazioni di latto che ponno parere sovente contraditorie a un osservatore superficiale, ma che sono eternamente vere perché tutto giorno ce le conferma la natura e 1' esperienza. Ma se é certo che uno é il vero, come adot- tare e conciliare senza pericolo di far tesoro di principii contra- dittori o egualmente falsi, massime ed opinioni le quali per lo più- si legano ad un' intero sistema che pure sia fondamentalmente fal- so? Riunire massime che sono l'espressione di sistemi diversi di spirito e di direzione? Boerhave fu eccletico, pure chi al giorno d' oggi accetterebbe il suo eccletismo delle dottrine, e vorrebbe riu- nite le massime degli latrochimici, dei meccanici, e degli ani- misti? Sonvi é vero di quei principii generali cosi severamente de- dotti dai fatti, cosi indipendenti da ogni sistema a priori che sareb- be veramente bene addottarli. Ma chi non vede che 1' essere cc- clettico in questo modo, il fare una critica giudiziosa dei fatti e dei principii, scegliere ciò che concorda coli' esperienza e colla ragio- ne appartiene essenzialmente a quella filosofia da me desiderata nella medicina? E poiché Eccletismo vale tanto scegliere il buono come rigettare il cattivo, come sarà egli possibile depurare la me- dicina delle imperfette osservazioni, delle opinioni e dei sistemi erronei, senza una conoscenza profonda delle condizioni vitali che dia appoggio e forza alla critica, ovvero senza una buona medica filosofia? Dunque l'eccletismo delle opinioni se é pos-ible lo é alla Teoria o Filosofia medica, quello dei fatti può essere l'opera dell' esperienza. Ma quando si avrà fatto scelta di veri e buoni materia- li ne verrà meno la nececssità di coordinargli, d'interpretargli d' indagare le cause dei fenomeni? Un saggio eccletismo dei fatti sa- rà il primo passo, sarà la base per la Dottrina della vita, ma non la Dottrina medesima, sarà una raccolta di materiali preparati ma non l'edifizio. § 8.—Stabilito che l'oggetto della teoria medica consiste nella coordinazione dei fatti e nella scoperta delle cause, dimostrato che cosi definita é un vero bisogno della medicina come scienza e come arte, che la sola osservazione il solo empirismo non bastano ne hanno bastato inai ne alla scienza organica ne ali arte medica, che una teoria qualunque della vita é stata sempre l'aspirazione dei medici di tutti i tempi; rimane ora o vedersi se una Dottrina medi- cache si proponga di coordinare i fatti organici, e di determina- re la condizioni, le leggi, le cause della vita sana e morbosa. dottrina che fu imperfetta finora e quasi mancò, se dico questa dottrina é possibile. Giova dunque esaminare le'cagioni che han- no reso la teoria medica o manchevole od imperfetta, perché se — 11 — verrà quivi dimostrato che le cagioni di questa imperfezione, che gli ostacoli allo stabilimento della vera teoria si possono superare vincere ed allontanare sarà allora dimostrato egualmente che la ve- ra la solida la utile la unica dottrina della vita e della medicina 0 possibile. Queste cagioni e questi ostacoli si possono ridurre a no- ve 1.° Scopo della teoria medica mal definito. 2.° Il modo addot- tato nelle scuoio d'insegnare e dividere le scienze mediche. 3.° L' erroneo metodo di procedere per eliminazione d'ipotesi non pel metodo induttivo. 4.° La difficoltà del soggetto, e la decrescente col tempo imperfezione della parte storica. 5.° La natura del sog- getto che lo rende accessibile a tutte le opinioni e sistemi. 6.° I materiali della parte sperimentale. 7.° Il soverchio culto e il so- verchio disprezzo degli antichi. 8.° L'importanza soverchia data ad altri medici studi. 9.° La incertezza e volubilità del linguaggio scientifico. Abbastanza credo io fu determinato l'ufficio della medica espe- rienza, non cosi lo fu quello della medica Filosofia, e forse i biasi- mi di cui fu bersaglio, l'imperfezione del suo metodo, la pochezza de suoi risultati, e il pericolo della sua influenza son dovuti all'esse- re mal definita. E di vero sebbene la teoria medica si tentasse o nelle opere di Fisiologia, o in quelle della medicina pratica, pure il vero suo oggetto limiti e fondamenti non furono ancora determi- nati chiaramente e uniformemente. Altri infatti intende per teori- ca medica ciò che la nostra scienza ha o può avere d' ipotetico dubbio e congetturale; un mero idealismo applicato ai fatti non da essi dedotto. (1) Altri per teorica intende lo studio elementare e preparatorio di tutte le scienze mediche che non sono 1' arte clini- ca al letto degli ammalati. (2) Il senso dunque dato alla teorica é tanto vago confuso e indeciso che ivi i fatti sono confusi coi princi- pii; l'osservazione e la ragione, l'uso e l'abuso del ragionamento, tutto é amalgamato insieme. Qual maraviglia é dunque se non avendo mai i medici definito chiaramente lo scopo, i limiti, i fonda- mento della Teoria medica, o non 1' hanno cercata o non 1' hanno conseguita? Avrebbe egli il divino Colombo scoperta in poche set- timane l'America se non avesse avuto fede di trovarla a ponente di Europa? Se indeciso avesse tentato in varie direzioni l'ignoto Oceano? § 9.—Un altro ostacolo alla filosofia della vita provenne dal metodo di studiare la Medicina ovvero nell' insegnamento dei libri e delle scuole la divisa trattazione delle cose mediche le [1 ] i'osteviorem partom (la teorica) dubbiam mutabilem ac quilibet terse sectae Au vorsa-Tii.—Blmerliave, discorso. [2] Bovsicri prolegomeni!. — 12 - - (piali debbono studiarsi nelle mutue loro relazioni per iscoprire le leggi della vita organica. Non solo 1' Anatomia, la Fisiolo- gia, la Storia naturale 1' Igiene furono trattate separatamente, ma la Patologia fu spezzata in Patologia, Semeiotica Nosologia e Terapeutica, la materia medica disgiunta dalla Patologia. Co- me l'oggetto dell' insegnamento medico elementare quello fii sempre d insegnare ai giovani il linguaggio e dare un' idea genera- le di tutto il complesso delle mediche conoscenze; di qui provenne 1' uso delle Fisiologie e delle Patologie generali destinate a rapre- sentare la teoria medica, come le Istituzioni di Medicina Clinica era- no destinate a rappresentarne la pratica. Però l'oggetto di queste Fisiologie e Patologie generali non era già di coordinare i fatti della scienza organica, e occuparsi della ricerca delle cause supreme del- la vita sana e morbosa, ma era bensì quello di presentare ai giova- ni tutto l'orrizzonte medico, quasi additar loro le divisioni, 1' esten- zione, i limiti, gli oggetti di questo campo inmenso. Questi trattati erano dunque non di Fisiologia e Patologia razionale ma di Fisiologia e Patologia generale. In astratto si parlava loro delle cause morbo- se dei sintomi e delle azioni terapeutiche; il giovine sapeva che iì dolore si divide in acuto ed ottuso, in continuo e periodico, però ignorava a quale positiva malattia si collegasse quando era acuto e quando ottuso, quando continuo e quando periodico. Quindi la sua mente rimaneva piena di nomi in luogo di essere occupata di idee; egli era ricco di vane distinzioni scolatiehe, in luogo di es- serlo di principii certi e applicabili. Di questo falso metodo si ris- sentivano anche le opere di Medicina Pratica le quali sovente clas- sificavano sintomi o azioni sintomatiche di rimedii in luogo di clas- sificare dei fatti positivi e completi. Che se era naturale e perciò scusabile quest' abuso nell' insegnamento elementare, é per altro da deplorarsi che si sia mantenuto anche in opere che parevano desti- nate ai medici adulti, ai medici pensatori, e che perciò i grandi oggetti le grandi quistioni di ciò eh' io chiamo Fisiologia e Patolo- gia razionale non siano stati trattati, o d' un modo assai imperfet- to, ne in questi trattati generali, ne nelle Istituzioni di Medicina Pratica. In un tempo in cui male si conoscevano le leggi della mente, male lo scopo della teoria, si addotto una massima ottima in economia pubblica, ottima per le arti, e pessima per la Filosofia me- dica e per la scienza in genere, la massima che il lavoro diviso e limitato si perfeziona. La scienza e l'arte hanno uno scopo assai differente, la scienza se empirica si occupa di conoscenze speri- mentali, se ragionale si occupa di conoscenze teoriche, il suo officio é conoscere. L'arte benché abbisogni della face della scienza, e sia destinata ad applicarne i principii, é in se stessa un' esercizio che — 13 — si perfeziona colla ripetizione e limitazione di certi atti, il suo uffi- cio ó di agire. Taluno potrebbe conoscere perfettamente la teoria dell' oriuolo senza saper fare una ruota, che farà esattisima uno zottico che non ha mai fatto altro. Il metodo conveniente ad un' arte é contrario allo scopo della scienza. Quanto più un'arte limita il propio campo, quanto più in esso si esercita e ripete le sue ope- razioni tanto più le perfeziona: la limitazione e la ripetizione sono il segreto della perfezione delle arti. Fu quindi con ottimo consi- glio divisa la medicina Pratica dalla chirurgia perché son due parti diverse dell' arte terapeutica: e cosi vediamo più abili chirurghi o medici coloro che si dedicano esclusivamente alle malattie degli occhi, o alle ernie, o alle fratture, oall' ostetricia, o alle malattie dei bambini o ad una data malattia. E non possono essere che me- diocri coloro che vogliono esercitare simultaneamente l'arte medi- ca e chirurgica. Come una pianta produce frutti più belli e sapo- riti se ne ha pochi, ed insipidi se ne ha molti; cosi sembra che le nostre forze mentali siano determinate, e che non possiamo atten- dere a molte cose simultaneamente senza scapitarne la perfezione d' ogni opera nostra. Se l'arte per essere perfetta ha d'uopo di li- mitare, la scienza al contrario ha d'uopo di associare riunire ed es- tendere perché gli oggetti delle nostre conoscenze sono talmente fra loro concatenati che noi non gli possiamo conoscer bene se non se studiati nelle loro relazioni. La scienza potrebbe definirsi STUDIO DI RAPPORTI. Abbiamo conoscenze empiriche e razionali: sono vere utili e con- cludenti le prime quando un fatto é osservato in tutte le sue rela- zioni, altrimente o sono false o incomplete. Le conoscenze razionali o principii sono veri utili e concludenti quando i naturali rapporti onde si forma un fatto generale o principio sono tutti e completa- mente colti dall' Intelletto. In altre parole le scienza é sintesi o composizione; degli elementi di un fatto parziale se empirica, de- gli elementi di un fatto generale o principio se razionale. Egli é cogliendo i rapporti fra occhi naso guance, bocca, capelli, qualità morali *ecc ch'io posso riconoscere un' individuo; egli é confrontan- do in grande gli individui e occupandomi dei loro rapporti ch'io posso vedere ciò che hanno di comune, e venire a fatti o principii generali. Ora il metodo di cui ragiono ha disgiunto gli elementi dei fatti particolari, ha disgiunto i fatti d' onde risultano i principii. Vedemmo invero nelle Patologie spezzato il fatto malattia, a parte trattare delle cause, a parte dei sintomi, delle alterazioni anatomiche e della cura. In luogo di conoscere tanti individui quanti sono i singo- li morbi costituiti tali da cause inmediate a cui corrispondono dati ca /attori e rimedi i. non abbiamo che semi-fatti; in luogo di poter far base ! « .._ di (juci fatti individui perla Filosofia dolisi vita non possiamo ragio- nare che sopra astrazioni. Con questo metodo si può dire che i mo- dici si condannassero a ragionar senza fatti e senza scopo. E di vero la materia medica trattò in astratto (e come dicono in generale) dell' azione dei remedi, come se questa azione non dovesse sempre studiarsi in relaziono alle malattie e non facesse una parte indivi- sibile della loro storia. La patologia indagando la natura e le dif- ferenze dello stato morboso rinunziò a quella luce che potea darle la Fisiologia come se potesse perfettamente conoscersi il come una machina si disordina e può riordinarsi senza sapere come é natural- mente ordinata. Qual meraviglia dunque dell' imperfezione della Teoria medica se un metodo scolastico facendo molte scienze di una, ha isolato e separato cose che unitesi prestano luce scambie- volmente; se perfino ha impedito la sintesi de fatti particolari i quali solo ravvicinando si può scuoprirne i rapporti, le leggi, le cause! § 10.—In due modi si adopera per istabilire principii generali in una scienza, o deducendo un dato principio nudato fatto gene- rale dall'accurato confronto dei fatti particolari, e si chiama me- todo induttivo, ò proponendo una ipotesi, e tentando di verificar- ne la aggiustatezza mediante un posteriore confronto di essa coi fatti, e sostituendone altre ove la prima mancasse: e si può dire metodo d'indovinamento. Certamente che quest' ultimo é il più commodo perché non esige molto esame di fatti, ma bensì un certo sforzo d'inmaginazione; laddove il metodo induttivo esige maggio- re fatica sia per la copia dei fatti o dei materiali empirici che é d' uopo raccogliere, sia per lo spirito di osservazione e per la critica che si vuole usare per sceglierli, ravvicinarli, ed interrogarli; sia per la severità di ragionamento che si richiede per cavarne utili e luminose conseguenze, grandi e generali principii. Per altro é evi- dente che sebbene il motodo induttivo sia piti lento nel suo pro- cedere, e richiede più pazienza, più tempo, e più severità di criti- ca che slancio d' inmaginazione, ha però più solidi e più pronti ri- sultati che il metodo d'indovinamento. Infatti se si propone un pro- blema a risolvere, chi lo risolverà meglio e più prontamente, il ma- tematico che afferrando i dati proposti procede con ordine logi- co fino a scoprire 1' incognita, o colui che tenta d'indovinarla calcolando non sui dati proposti, ma sui risultati della sua ipote- si? Certamente che costui non afferra la verità che per caso, lad- dove il matematico lavorando sopra i dati proposti, gli obbliga in certo modo a rivelargli l'incognita. In medicina come ognun sa si e proceduto piutosto col metodo d'indovinamento che con quello dell'induzione per la ricerca del vero, per Io stabilimonjo di pi'inci- — lo — pii generali. Tutte le forze della natura una dopo'l'altra furono in- maginate cagione delle funzioni fisiologiche, e nelle loro deviazioni, origino de' fenomeni morbosi. E questa fretta dell' indovinare e dell' iumaginare in luogo di dedurre, nasceva sia dalla imperfezione e scarsità de materiali empirici della scienza, sia dall' urgenza di avere una guida razionale nei dettagli della pratica, finalmente dai rapporti di analogia che hanno i fenomeni della vita con altri fe- nomeni della natura non viva. Ora per quanto sia degno di scusa in tanta difficoltà del soggetto, e con dati poveri ed imperfetti, il metodo usato dai nostri maggiori, egli é per altro evidente che il metodo d'indovinamente doveva essere e fu sterile di risultati; e fu cagione che si trascurasse il metodo induttivo, e perciò un più filo- sofico esame un piti sagace confronto dei fatti particolari, che si trascurasse di far scaturire dal seno stesso dei fatti i principii e per- ciò le cause generali e le leggi della natura vivente, e rimanesse quindi imperfetta la teoria della medicina. § 11.-—L' Astronomia che già possiede la teoria do Cieli, la Geologia e la Geografia che già possiedono quella di questo mon- do materiale, la Fisica e la Chimica che già ridussero a principii cer- ti e inmutabili lo conoscenze relative alle proprietà dei corpi e de- gli imponderabili, in tanta solidità di principii, dopo tante e cosi belle applicazioni di essi alla navegazione, alla locomozione, alle arti, alla stessa medicina pratica, sono certamente tentate di rim- proverare alle scienze mediche perché dopo tanti secoli di gloriosi lavori e di progressivo incremento tanto delle stesse scienze medi- che che delle collaterali, mancano pur tuttavia di una teoria genera- le che serva d' interpretazione a tanti fatti sparsi, a tanti proble- mi da risolvere, che stringa in una sola tutte le mediche scienze, mettendo d' accordo i fatti coi principii, faccendo servirei fatti dell' osservazione a base dei principii generali, confermando i principii coli' utile ed efficace applicazione loro alla pratica, in armonia con quelli della migliore esperienza. Pure se si considera quanto mag- giori difficoltà offre lo studio della vita che quello della natura inor- ganica si dovrà convenire che la difficoltà del soggetto fu una prin- cipale cagione dell' imperfezione della Teoria, e si troverà natu- rale che la parte più delicata e più ardua dello scibile umano abbia più tardi che le altre la sua sintesi razionale. La Teoria della me- dichina non può sicuramente l'ondarsi che sui fatti presentati dall' Anatomia, dalla Storia naturale, dalla Fisiologia e dalla osservazio- ne clinica: ecco dunque il destino della Teoria medica dipendente dal concorso, e dal perfezionamento di varie scienze ciascuna delle quali offre molta cstonzionee gran finezza c.diffcoltà di ricerche, ed ha un progresso neccessariamente lento e graduale. E giàchei rap- — 16 — porti che hanno certi fenomeni della vita coi fenomeni della natura inorganica rendevano coinè hanno reso possibile e nociva l'ingeren- za della Chimica e della Fisica nella teoria della vita, era d' uopo che queste medesime scienze si perfezionassero tanto che venisse co- nosciuta la differenza fra le leggi della natura non viva e quelle della vita organica. Inoltre é da osservarsi che la natura inorga- nica permette esperimenti ed osservazioni che nella vita organica non si possono intraprendere. Colà si può scomporre e ricompor- re: ma nella vita sovente non si può analizzare senza distruggere, e l'analisi che si può e si deve fare dei fenomeni vitali é ben di- versa da quella che appartiene ai fenomeni della natura non viva. V' o' di più: la natura inorganica ha leggi fisse assolute inmutabili soggetto di calcoli e di approssimazioni le più esatte, laddove nella natura organica tutto é incerto e mutabile, tutto é relativo e condi- zionato. Circostanze diverse di età, temperamento, abitudine, mor- bi pregressi ecc. cambiano affatto le influenze fisiologiche, morbose e, terapeutiche delle esterne potenze; in modo di dare dei risultati affatto diversi. Cosi varia e proteiforme é la maniera di sentire e di essere dell' organismo che alle volte azioni piccole e insignificanti prodocono effetti straordinarii, e talvolta azioni straordinarie non prodocuno che effetti insignificanti. Cosi tratti delicati e fuggevoli e da essere solamente colti da un' osservatore sagace costituiscono la impronta spesso carateristica d' un fatto clinico. Morgagni vede- va sul volto dell' amico Lancisi le tracce di vicina morte mentre i medici circostanti non vi scorgevano nulla. Vuoisi dunque con- venire che se il soggetto della scienza organica, la vita, é più ar- duo a studiarsi che quello delle scienze fìsiche, se esige un maggio- re sforzo d' ingegno sia per l'analisi che per l'induzione, se richie- de un maggiore concorso di conoscenze desunte da tutti i rami dell' umano sapere; forse a queste difficoltà gravi e innegabili più che a mancanza di sommi intelletti é dovuto la mancanza e la imper- fezione della medica Teoria. § 12.—Un altra cagione (5.a ) dee riconoscersi, non solo la diffi- coltà ma la natura medesima del soggetto, la vita, i cui fenomeni avendo analogia con quelli che appartengono alla Psicologia, alla Fisica ed alla Chimica, hanno suggerito alla mente la interpretazio- ne di essi e perciò l'applicazione e l'ingerenza di coteste scienze nel- la Fsiologia e Patologia dell' uomo. Cosi gli atti si direbbe istinti- vi ohe nella vita normale conservano, nella morbosa riordinano o tendono a riordinare 1' Economia, furono riferiti da Stahal e da suoi seguaci al diretto influsso dell' anima. Cosi i movimenti tutti della vita organica ed animale furono spiegati da Bellini, da Borelli e da tutta la scuola Fisica collo leggi della meccanica, ne si vide altra cosa nel nostro organismo che leve, corde, sciringhe, man- tici, tubi ecc. Cosi tutte le trasformazioni tutte le funzioni della vita plastica furono spiegate dai chimici colle leggi conosciute delle chi miche affinità dei còrpi, e colle note attività degli imponderabili. Uno studio più profondo della vita ha distrutto é vero le teorie fisi- che, chimiche e psicologiche, ha mostrato che desse sono inette aia terpretare i fenomeni vitali, e che vuoisi studiare la vita nella vi- ta. Pure mi sembra manifesto che in tanta oscurità del soggetto e stante l'indicata analogia di fenomeni, era troppo naturale che i nostri maggiori chiamassero in soccorso le sudette scienze. E giac- ché non diedero il frutto che se ne sperava, e si vide quanto erro neo fosse studiar la vita fuor della vita, così e manifesto che la na- tura del soggetto fece perdere molto tempo allo spirito umano de- viandolo dal retto cammino, e fu un' altra causa della mancanza e dell' imperfezione della Medica Teoria: § 13.—Se i materiali dell' osservazione e dell' esperienza, i fat- ti, sono la vera, lascia^ la leggittinia base del ragionamento e del- la Teoria, non vi e dubbio che questa doveva essere e fu incomple- ta erronea imperfetta, quando i materiali empirici o non erano buoni, o scarsi ed insufficienti all' opera di un' ordinamento Teori- co. Se gettiamo uno sguardo critico sul vasto deposito de materia- li empirici che possediamo, troviamo giuste le lagnanze di due medici filosofi Raglivi e Zimmermann sull' imperfezione dell' os- servazione medica; troviamo molte osservazioni inesatte e incom- plete, molte anche false, e tutte miste a poche buone. Ne é da far meraviglia questa scarsità delle buone, perché osservare non é ve- dere ma saper vedere, é un' arte difficile che esige genio e sagacità non comune, e amore del vero scevvro di prevenzioni e d' ipotesi. "Ma pochi (esclama Zimmermann) cercano la natura nella natura, "pochi seguono il solitario filo che conduce al di lei Santuario, e "pochi sono più affezionati a lei che alle loro opinioni. ... Eppu- "re la medicina é nata dall' osservazione, ella deve i suoi avan- zamenti alla osservazione, e senza questo aiuto ella non può esse- "re che una chiacchera inutile." (1) Egli é ben vero che quest' os- tacolo sì andò via via col tempo diminuendo, ed ora siamo più ric- chi di buoni materiali che i nostri antenati. Pure se ogni Teoria- deve avere per base fatti certi e completi, se prima debbono esse- re i fatti che i principii, é evidente che la moltitudine delle osser- vazioni inesatte doveadar luogo a storti giudizii, a principii erro- nei e cosi non si potesse avere una sodisfacente teoria,, se man- cavano tanti e cosi eccelenti materiali quanti erano richiesti per si grandioso edilìzio. [1] Zimmermann dell' Esperienza in Medicina -1 — 18 — § 14.—La Medicina é figlia del tempo, e non ha potuto progre- dire che pel concorso di molti uomini e di molti studi. (1) Da Ip- pocrate fino a noi, uomini insigni e benemeriti d'ogni secolo e d'og- ni nazione l'hanno arrichita d'importanti scoperte osservazioni ed idee, e ad essi dobbiamo il deposito delle mediche conoscenze che or possediamo. In una scienza come é la nostra che da meschi- ni principii crebbe via via, e di secolo in secolo si fece ricca di mol- ti preziosi e veramente utili materiali, sarebbe equalmente con- trario sia al genio progressivo della scienza, sia agli interessi del vero, sia al nostro debito di gratitudine o rinnegare ciò che dob- biamo agli antichi, o credere in quelli tutto compreso, come fosse da loro esaurito il campo dell' esperienza e del ragionamento. Pure in tutti i tempi della storia medica vediamo assai comune questa ten- denza dei medici, o d'idolatrare gli antichi quasi tutto avessero os- servato e insegnato, quasi nulla potesse aggiungersi ai loro fatti ed ai loro concetti e nulla potesse riformarsi; o di vilipenderli in- gratamente come fosse tutto meschino incompleto falso ed inutile quanto ci tramandarono, e che la medicina teorica e pratica comin- ciasse coi disprezzatori degli antichi maestri. Basti in prova di ciò ricordare i grandi elogi ed i grandi biasimi di cui fu oggetto in ogni tempo il Padre inmortale della Medicina, da Asclepiade che chiamava i suoi libri meditazione della morte fino ai nostri gior- ni. (2) Or tanto la docile servilità degli uni, come la ingratitudine ed indipendenza degli altri noqquero grandemente al progresso del- la Teoria medica, perché la prima fu cagione che si accettasse per buono tutto quanto era antico, che si rimanesse stazionarli nella povertà e nell' indolenza, credendo già possedere quanto convie- ne alla scienza e alla pratica; perciò ojnnio copice causa inopice (3); quindi distrutta la critica, non sentito neppure il bisogno di nuovi fatti e di nuove idee, vale a dire il bisogno del progresso e del perfezionamento. La seconda fu cagione che rinnegati gli an- tichi, si rinnegassero i fondamenti sui quali pure può fondarsi una Dottrina qualunque, che mancasse la critica, e che perciò si ten- tassero le teorie col metodo d' indovinamento. I primi somiglia- no a chi si contenta del paterno rettaggio, e lo gode senza miglio- rarlo e aumentarlo, nemmeno pensando ai maggiori bisogni dei fi- gli avvenire. I secondi somigliano a chi vi rinunzia e si priva per- [1] Medicina. . . . temporis fili». . . . Non in Immani profecto ingenii acumine si- ta est ars prcestantissima quam diligens et acurata et sagax notatio naturoe atquoe animadvertio pepei-it, sed potius variis cuiusque oetatis doctórum laboribus coacer- vata sapientia dicenda est, hominunque multorum mens inunum quasi collecta. Ba- glivi Prax. Med. lib. 1. [2] Rasori del preteso genio dì Ippocrate. Broussais. . . . [3] Bacone. — lo- fio dei mezzi di fare una fortuna e fondare un patrimonio; quindi volendo tutto intraprendere colle semplici sue forze si espone a la- vorare di più e profittare di meno. § 15.—Un'altra circostanza analoga alla precedente fu la sover- chia importanza data a certi medici studi. Lo studio della vita fisio- logica e morbosa offre dei fatti comuni e di osservazione giornaliera, ed altri rari e straordinarii: offre dei fenomeni la di cui investigazio- ne é di molta importanza clinica, ed altri nei quali nulla quasi ri- leva. Era nell' interesse vero della scienza sopratutto poi della par- te razionale l'occuparsi dei fatti più comuni, e che hanno un' im- portanza pratica inmediata e giornaliera. Pure fu assai comune in ogni tempo la tendenza dei medici di occuparsi delle cose insolite e straordinarie. Pare che la cagione di questa tendenza sia un' in- considerato amore del maraviglioso. Volumi inmensi si sono scrit- ti per descrivere le forme, gì' istinti, le abitudini, la storia natura- le delle- piante e degli animali, certo al di la dei bisogni della Fi- siologia. Tutti i mostri, tutte le produzioni e aberrazioni strane e rarissime della vita plastica normale e morbosa hanno occupato in ogni epoca V attenzione ed il tempo dei fisiologi e dei patologi, con qual frutto lo sa il mondo; perché nessuna idea ne utile ne nuova é sortita mai da siffatte maraviglie. (1) Però il cattivo effetto che producono sul progresso della medicina é sifatto: che ingenerano e conservano la opinione erronea: che i fatti i più comuni della Fi- siologia e della Patologia già bastano ai bisogni della scienza e del- l' arte, e che perciò nulla più é da farsi intorno a loro né per 1' a- nalisi né per l'induzione. E questa opinione che toglie lo stimolo di studiare e fa perdere il tempo in cose pressoché inutili, é asso- lutamente erronea, perché anzi potrebbe asserirsi che i fatti i più comuni della Fisiologia e della Patologia sono forse tanto oscuri e bisognevoli di nuova analisi e di nuova induzione quanto i più stra- ni e rarissimi, con la differenza che gli studi intorno a questi ultimi non hanno quasi importanza, mentre gli sludi intorno a quelli hanno una in- fluenza giornaliera sulla teoria e sulla pratica della Medicina. Questa circostanza noqque dunque in due modi alla nostra scienza a devi- ando la mente dall' occuparsi dei fatti comuni e perfezionarne 1' analisi e la storia, b deviandola dall' occuparsi della parte raziona- le anche quando nulla più fosse stato da farsi intorno alla parte storica. [1] Se viene al mondo un' animale con due teste, abbiamo sul momento una minu- ta descrizione del mostro resa nota a tutta 1' Europa benché ciò sia un' oggetto di nes- suna conseguenza per 1' avanzamento della scienza. . . . Nei scrittori di Medicina si scopre ad evidenza quest' amore pel maraviglioso; li troviamo pieni di casi straordi- narii descritti con una noiosa precisione, dei quali non se ne trova alcun' altro somi- gliante mentre si tralascia di riferirei sintomi che distinguono alcune comuni malat- tie dalle altre di natura diversa che le rassomigliano.—Gregory. ~ 20 — j io.—Finalmente ('J/'j 1' incertezza e la volubilità deMingaag- yio scientifico che quasi in ogni tempo é stata di inoda, fu un gra- ve ostacolo che impedi ai medici d' infendersi e di convenire su certe idee, che creò confusione e discordie, che gli distrasse dal concorrere con migliore accordo al progresso della medica Filo- sofia. Quante ideo diverse non hanno infatti rappresentato le pa- role diatesi, stimolo, irritazione, forza! Per gli uni diatesi é lo sta- to dell'eccitamento o accresciuto o depresso, per altri quando vi si conginngc un cangiamento durevole nella miscela organica, per altri e uri a morbosa crasi o disposizióne degli umori, o d' un dato apparechioo sistema. Porgli uni é stimolo qualunque agente del- la natura che prende parto'in un' azione' fisiologica: per altri é sti- molo, quando questa azione risveglia una reazione fibbrosa, un mo- vimento vitale; per altri é stimolociò solo che risveglia una reazio- ne morbosa. Por Darwin é irritazìoe la mera azione di imo stimo- lo qualunque sopra la libbra viva irritabile; per Guani Rubini e Tommasini é la manifestazione morbosa e disarmonica che risulta dall' azione di stimoli incongrui inaffini inconvenienti; per Brous- sais non é altro che una forma od un grado d' infiammazione. Per t'orza altri intende qualunque proprietà vitale, altri il grado di ques- te proprietà medesime, altri l'energia delle funzioni fisiologiche o morbose, altri la resistenza alle cagioni nocive. Qual meraviglia poi se da questa non neccessaria confusione babelica nascesse la anarchia delle opinioni? Se cosi isolate e separate una dall' altra le scuole mediche di varie età e di varie nazioni, furono sterili ed impotenti? Se perdendo il loro tempo o ad occuparsi di nuovi no- mi in luogo d' occuparsi d' idee e di fatti, o disputando intorno a parole in luogo di rettificare fatti e principii, tralasciarono di pro- gredire allo stabilimento della Teoria che già sarebbe stata fon- data in parte creandone il linguaggio unico ed uniforme? Cornei' uniformità dei pesi e delle misure e dei valori nelle monete previe- ne sbaglii e danni considerevoli, e perdita di tempo nei calcoli nel mercato dei valori, cosi é evidente che 1' uniformità del linguaggio scienti lieo dee prevenire errori e danni scientifici nel mercato del- le idee tanto più facili e considerevoli che si tratta di scienze diffì- cili, vaste delicate e sommameate influenti sull'arte. Egli é dun- que a desiderarsi che come le singole nazioni hanno già adottato una farmacopea nazionale, cosi la totale Republica Medica adotti un linguaggio invariabile per la Fisiologia e Patologia razionale come già l' addotto per 1' Anatomia, per la Fisiologia storica e per la Medicina Pratica. £. 17 —Passate in revista lo diverse circostanze che rosero man- chevole ed imperfetta la parte razionale della Medicina, dimostra- mni —21 — to in qual modo esse furono ostacoli allo stabilimento della vera Dottrina Medica, rimane ad esaminare se é possibile o solamente difficile allontanar questi ostacoli, e a quali mezzi ed aiuti conven- ga metter mano per conseguir più facilmente l'intento. Non sarà senza vantaggio questa parte del mio discorso perché risultando da questo esame che la Dottrina Medica é possibile, e che lo é evitan- do certi ostacoli e adoperando in certi modi, si viene a determinar in certa maniera le condizioni ed il metodo per ottenerla. E ve- nendo al 1.° ostacolo—non essersi ancora ben definiti l'oggetto i limi- ti, i fondamenti della Teoria medica io ardisco sperare che sia il più agevole ad essere rimosso. In luogo d' intendere per Teorica V in- segnamento elementare delle scienze mediche che non sono la cli- nica, o tutta insieme la serie delle mediche conoscenze, o ciò che la medicina ha di speculativo ideale e ipotetico, in luogo di averne un' idea indecisa e dubbia, nulla si oppone che i medici convenga- no nei principii qui sopra esposti. 1.° Che la Medicina come scien- za si propone conoscere la natura organica e comprende 1' Anato- mia, la Fisiologia, la Storia Naturale, la Patologia. 2.° Chela Me- dicina come arte si propone di agire, si propone di conservar la sa- lute o restituirla, e comprende la Igiene, la Terapeutica, la Chirur- gia e 1' Ostetricia. 3.° Che la Medicina considerata come scienza ha due parti corrispondenti a due distinte funzioni della nostra mente 1' osservare ed il ragionare, e si divide in isterica che osser- va sperimenta descrive, cioè presenta la storia dei fatti o dei feno- meni, in razionale che reagisce sui fatti, gli confronta gli classifica gli coordina gli interroga; ne ricerca i rapporti le leggi le cagio- ni i principii generali, cioè presenta la teoria dei fatti o dei feno- meni. 4.° Che 1' oggetto della Teoria medica é dunque soltanto la coordinazione dei fatti Fisiologici e Patologici, e la scoperta del- le condizioni vitali cioè delle supreme cagioni e condizioni della vita fisiologica e dello stato morboso. 5.° Ciò posto la Teoria me- dica non è un mero libero e sfrenato idealismo, ma 1' uso leggitimo e perciò efficace del ragionamento. Essa ha per base i fatti, cioè la parte isterica della scienza organica, e non dee altrimente che da questi ricavare i suoi generali principii. (1) I suoi principi debbono potersi sempre verificare con 1' applicazione loro alla pra- tica, ad essa debbono potersi sempre applicare utilmente per la ra- gione che quod in contemplatione instar causce est, id inoperatione ins- tar regtdce est. [1] Volendo (dice 1' 111. Gregory) raccorre una storia naturale inserviente alle arti ed atta a divenire il fondamento di un' utile filosofia bisogna fare una scelta di fat- ti fra, F infinito numero che la natura ci presenta. Le nostre mire dovrebbero limi- tarsi a quelli che essendo confrontati e messi in buon' ordine possono condurci ai piim-ipii generali. 00 __ Da questi principii ne discendono altri corrolari dai quali si ri- levano i caratteri che deve avere la vera la sola la veramente utile Dottrina della vita e della medicina. l.c Se i fatti della vita orga- nica sono i soli e leggittimi fondamenti della Dottrina medica, noi dovremo diffidare di qualunque Dottrina della vita la quale si ap- poggi a fatti conoscenze ed idee prese a prestito dal soggetto di altre scienze e perciò trascenda i limiti del suo soggetto (la vita) e v' introduca fatti estranei. 2.° Se i principii razionali debbono potersi verificare dal confronto coi fatti, debbono potersi utilmen- te applicare ai bisogni della pratica, noi dovremo diffidare di qua- lunque dottrina della vita i cui principii o non possono verificarsi, o la cui applicazione alla pratica risulta contraria ai dettami dell' Esperienza, e perciò funesta all' arte e all' umanità. 3.° Una é la scienza organica: la Fisiologia studia le condizioni della vi- ta normale, la Patologia studia le condizioni della vita mor- bosa: e poiché la vita morbosa non può essere altrimenti dia una offesa una violazione dello leggi o condizioni fisiologiche della vi- ta, cosi la Fisiologia é neccessaria al Patologo per conoscere il magistero della vita morbosa; la Patologia é necessaria al Fisio- logo per avere ne fatti patologici una conforma de suoi principii: e perciò qualunque dottrina della vita non stringa in una indisso- lubile aleanza Fisiologia e Patologia, e non ne formi una scienza unica, qualunque Dottrina medica i cui principii fisiologici urtino con quelli della Patologia o viceversa, non può riguardarsi la vera dottrina della vita e della Medicina. Stabiliti questi principii mi sembra determinato con bastante chiarezza l'oggetto i limiti i fondamenti i caratteri della Dottrina medica. I quali principii o sono erronei e allora io supplico i me- dici pensatori a rettificargli, e a proporne dei migliori; o sono giusti e allora nulla impedisce di addottargli generalmente: e cosi già un' ostacolo é tolto, già i medici sapranno quello che intendo- no e quello che vogliono parlando di Teoria medica; quale ne é l'oggetto, quali i limiti ei fondamenti; quali i caratteri per riconos- cere la vera la utile Dottrina, quella che risponde ai bisogni della scienza e dell' arte. § 18.—Vediamo ora se e con qual metodo si può studiare e trat- tare la parte razionale della scienza separata dalla parte storica, sempre ammesso che i fatti di questa ne siano i fondamenti. Se il mezzo che ardisco proporre sarà trovato buono, anche il secondo ostacolo alla Teoria medica sarà allontonato. Ardisco asserire che l'attuale metodo d' insegnamento medico, nato nell' infanzia della scienza, mantenuto poi per Inforza dell' abitudine e dal rispetto de- gli antichi, e forse dalla difficoltà di riformarlo, che l'attuale me- 0 — 23 — todo dico non é buono. Perché sia buono uopo é che sia conforme alla natura della nostra mente, e allo scopo della scienza. E' con- forme alla natura del nostro intelletto l'aquistare prima le conos- cenze facili e semplici e poi le difficili e complicate, e procedere prima all' osservazione e alla storia dei fenomeni che rimontare all' investigazione delle cause, prima osservare che ragionare. Vor- rei dunque sbandite dall' insegnamento medico primitivo tutte le Fisiologie e Patologie generali perché i giovani in luogo di riem- piersi la testa di nomi si arrichissero di idee complete, di fatti im- portanti; vorrei che il tirocinio medico cominciasse coli' Anato- mia descrittiva, colla Storia naturale, colla Fisiologia sperimenta- le, Materia medica, e colle Istituzioni di Medicina Pratica. Vorrei che i professori di queste scienze Storiche procedessero col miglior ordine analitico per cogliere tutti gli elementi veramente essenzia- li d'un fatto individuo, accioché i giovani si addestrassero ad occu- parsi di cose positive non di astrazioni, di oggetti sempre verifica- bili dall' esperienza, non di vaghe creazioni della mente, e di nomi sovente privi d'idee. Vorrei che cotesti professori coordinassero i materiali delle loro rispettive scienze, secondo i maggiori loro rap- porti d'identità e d' analogia, e nell' ordine più acconcio perché la mente se ne impadronisca e più tardi vi possa ragionare. Dopo duco tre anni nei quali il giovine alunno ha conosciuto e passato in revista tutto il materiale della scienza organica, che si é addes- trato all' osservazione ed all' analisi dei fatti fisiologici e patologi- ci, avendo già i dati del confronto e dell'induzione può e deve fa- re un passo innanzi, cioè procedere alla coordinazione di questi materiali, all'investigazione delle cause dei fenomeni, in una paro- la ad occuparsi della parte razionale della scienza, studiare la teo- ria medica. Vorrei che si stabilisse una cattedra nuova che po- trebbe chiamarsi di Zoonomia (1) od Istituzioni di Medicina Teo- rica il cui scopo fosse. l.c La coordinazione la più filosofica dei fatti fisiologici e patologici. 2.° La investigazione e scoperta delle condizioni generali e supreme, o delle cause della vita normale e morbosa. Questa scuola nuova non si occuperabbe dei fatti particolari, supponendoli già conoscinti e stabiliti; ma si proporeb- be in vece di classificare, coordinare, interrogare questi fatti me- desimi per dedurne principii generali, per iscoprire le leggi o ca- gioni supreme de fenomeni, e cavarne consequenze utili perché ap- plicabili alla pratica. Questa scuola nuova avrebbe somma cura di far marciare d'accordo la Fisiologia e Patologia razionali, provare [1] Gli darei questo nome anche in onore di Erasmo Darwin che diede appunto nella sua Zoonomia un bel saggio di Filosofia della vita, e tentò di fare delle Fisiologia e Patologia razionali una scienza unica ed indivisa. ohe sono una scienza unica ed indivisa, provare che i principii sfa' biliti concordano coi precetti universali dell' osservazione e dell' esperienza. Somigliante al comune sensorio a cui mettono copo tutte le sensazioni, e da cui partono i movimenti volontarii, questa scuola nuova sarebbe la vera anima della medicina siccome quella in cui debbono convergere tutte le conoscenze dell' Anatomia, Fi- siologia, e Patologia per formarne principii, e da cui debbono par- tire principii e precetti applicabili all' arte Igienica e Terapeu- tica. Un bello e splendido saggio benché incompleto diede di questa scuola nuova il mio celebre maestro Giacomo Tommasini nelle sue lezioni critiche di Fisiologia e Patologia. Peccato che egli sedotto e deviato dapprima dal prestigio del Brownianismo poi dal propo- sito di riformarlo, lasciò interrotto il suo magnifico- disegno, dan- doci appena la metà della Fisiologia Razionale! Che se ciò non era, e se quest' Illustre Italiano avvesse seguito l'impulso del suo pro- prio genio e de suoi studi originali, forse non sarebbero esistiti in Italia ne il Brownianismo ne la Riforma, e la Medicina Italiana possederebbe ora le prime e le più belle Istituzioni di Medicina teorica? Vorrei che dal primo giorno fino all' ultimo dell' insegna- mento medico il giovine alunno avesse famigliari l'osservazione cli- nica, eia storia delle malattie, perché nei primi anni apprenderebbe idee e fatti dei quali ha bisogno per conoscere la medicina come scienza; negli ultimi anni apprenderebbe a verificare ed applicare nella scuola clinica i principii della scuola Teorica per conoscere ed esercitare la medicina come arte. Questo studio simultaneo del- la parte teorica e pratiea, gli rende facile per una parte risolvere i problemi della Teoria, per l'altra gli mostra l'importanza e l'in- fluenza dei problemi stessi teorici sulla pratica della Medicina. Con- cludiamo: se l'attuale metodo d'insegnamento medico sembra per buone ragioni imperfetto e cattivo, se sono logici i fondamenti sui quali io propongo di riformarlo, se questa riforma non solamente 6 possibile, ma già ne abbiamo un magnifico saggio, dunque anche questo secondo ostacolo alla Teoria medica può essere allonta- nato. (1) § 10.—Un errore si connette ad altri errori, la riforma di uno trae seco la riforma di altri molti. E di vero determinati l'oggetto i li- miti i fondamenti della Teoria, riformato il metodo dell''insegna- mento medico, non solo si rende possibile e facile l'addottare in mc- [1] Ecco in breve il mio piano di studi medici—dal 1° al 6° anno Medicina Clinica e Istituzioni di Medicina Pratica—1°, 2^,3° anno: Anatomia, F^oloo-ia, Storia natu rak\ Materia rnediea-4 ', ;V , 6~, Zoonomia. Medicina legale, Chirurgia. Ostetricia, Igiene. Morale medica. ° ' > — 25 — dicina il metodo induttivo, ma diventa una neccessità, diventa una conseguenza inevitabile di questi'passi già dati. Se i fatti e i soli fatti della Fisiologia e della Patologia sono i fondamenti ed i limi- ti della Teoria, ne viene per conseguenza che rimane escluso il me- todo d' indovinamente per ciò chee riguarda l'ingerenza di scienze estranee alla scienza organica, quindi ne l'intervento dell' anima, ne il gioco delle forze meccaniche o quello delle affinità chimiche verranno invocate per ispiegare i fenomeni della vita. Una od al- cune funzioni vitali, uno od alcuni poteri della vita verranno considerati come le cagioni degli altri e i cardini fondamentali della vita generale, però non si uscirà mai dai limiti della vita or- ganica per ispiegarne il meccanismo e interpretarne i fenomeni. Se l'oggetto della Teoria é la coordinazione dei fatti e la scoperta delle cause, perciò stesso che i fatti sono i dati sui quali la Filoso- fia opera sia per coordinare e classificare, sia per iscoprirele segre- te cagioni dei fenomeni, perciò stesso viene escluso il metodo d'in- dovinamente (nel quale si comincia dalle idee in luogo di comin- ciare dai fatti) perciò stesso si é condotti ad usare il metodo indut- tivo nel quale si comincia dal confronto dei fatti per giungere a formare delle idee più o meno generali. Altronde il metodo d'in- dovinamente potea scusarsi quando la medicina era più povera di fatti e di critica; ma ora che le scienze mediche sone ricche di mol- ti e preziosi materiali, tanto per la Fisiologia che per la Patologia, ora che una critica più filosofica ha distrutto una dopo l'altra tante ipotesi mediche, e sopratutto quelle che si presero a prestito da scienze estranee alla vita; ora il metodo induttivo è possibile. E di vero i fatti della scienza organica sono delicati finissimi e protei- formi, però soggetto d' analisi e d'osservazione come tutti gli altri fatti della natura: hanno fra loro caratteri d'identità e di analogia per cui formano gruppi distinti, ponno dunque anch' essi essere soggetto di confronto e di coordinazione. Esistono certamente ben- ché difficili a discoprirsi le segrete cagioni dei fenomeni vitali, qui le cause delle funzioni fisiologiche, là le cause delle malattie; ed egli é interrogando tutti i dati tutti gli elementi dei fatti che é possibile di riconoscerle. Dunque come l'analisi ed il confronto, é possibile l'induzione nella scienza organica come nelle altre fìsi- che scienze. § 20.—Non ho dissimulato che la difficoltà del soggetto fu una causa principale della mancanza ed imperfezione della medica Dot- trina; pure non mi pare che questo sia un' ostacolo insuperabile, e tale da disanimarci dall' intraprenderla. A buoni conti queste dif- ficoltà si sono diminuite in proporzione dei graduali ed ora ammira- bili progressi di tutte le scienze mediche, in proporzione che si é — 26 — meglio conosciuto il soggetto della nostra scienza l'organismo e la vita, in proporzione che hanno progredito altresì le scienze collate- rali, ed una critica più illuminata ha potuto far conoscere ciò che appartiene alla vita, e ciò che alla natura inorganica. I fatti della Medicina sono delicati e fuggevoli é vero, però sono suscettibili d' analisi e d'induzione. Anche i fenomeni della luce e dell'elettricità sono delicati e finissimi, pure Newton ha costretto la luce a dar se- parati i suoi raggi, Galileo fece abassaro i Cieli e rivelarci le loro maraviglie, Franklin s'impadroni del fulmine, Volta riusci a crear- lo. Certamente nel campo della scienza organica non si possono intraprendere quell' analisi e quelli esperimenti che permette la Fisica e la Chimica. Però chi ci vieta che studiamo le condizioni della nostra scienza, che analizziamo senza distruggere, che sola- mente adoperiamo quell' analisi e quell' induzione di cui sono sus- cettibili i fenomeni vitali? Le scienze fisiche hanno é vero regole e principii inmutabili soggetto di calcolo e di approssimazioni infalli- bili; mentre la scienza organica non può avere che principii flessi- bili e condizionali. Però chi ci vieta di riconoscere questo vero come un fondamento della scienza organica in luogo di considerar- lo un' ostacolo? E forse che un principio condizionato (p. e. in da- te circostanze tale potenza produce tali effetti o fisiologici o mor- bosi o terapeutici) é meno costante nella natura organica che un principio assoluto nel campo della Fisica? Forse che sopra ques- to vero non è fondata la neccessità e l'importanza della professio- ne medica? Forse che non distingue il medico abile ed efficace, la maggiore attitudine di cogliere e valutare le circostanze tutte del fatto per riconoscerne 1' identità, e valersi dell' altrui e della pro- pria esperienza? § 21.—Le attinenze che ha la scienza organica colle altre scien- ze della natura, i rapporti di somiglianza che hanno certi fenomeni e certe leggi organiche con altri fenomeni e leggi della natura non viva furono cagione senza dubbio della mancanza ed imperfezione della medica teoria. Però furono: sta in noi che più noi siano; sta in noi di attenerci al virile proposito di studiare la vita nella vita, di rinnunciare all' antica ed ora rinnovata speranza di interpretare i fenomeni vitali colle leggi della Fisica e della Chimica; sta in noi di convenire una volta chiaramente e solennemente che le parole particolare chimica,particolare meccanica, forze, leggi modificate sono al- tretante prove che le leggi conosciute della Fisica e della Chimica comune non ci accompagnano nell' interpretazione della vita, e che questi particolari queste modificazioni che cuoprono e certificano la nostra ignoranza, comprendono l'incognita del problema, sono il medesimo arcano magistero della vita organica che vuoisi scuoprire; — 27 — sta in noi finalmente di occuparci di questi particolari e di questo modificazioni perché sono esse tuttavia un' intoppo o il punto a cui si arrestano gli Iatro-meccanici egli latro-chimici. § 22.—L' imperfezione dei materiali empirici dovea essere un' ostacolo alla teoria nei primi secoli della Medicina, pero é divenu- to sempre minore in proporzione che il deposito dei fatti si é arri- chito dopoi pazienti lavori di tanti secoli. Da Ippocrate fino a noi esiste un' insieme di osservazioni fisiologiche e patologiche che me- ritano il nome di fatti, sulla verità dei quali i medici di tutti i tempi e di tutte le scuole convengono (1) benché in diverso modo gli abbiano interpretati, fatti che sopravissero al dominio di sistemi di- versi, che perciò meritano di essere il fondamento de nostri ragio- namenti se é vero che opinionum comenta delet dies, natura iudicia con- firmat. (2) Può nuocere é vero la moltitudine de semi-fatti e delle osservazioni inesatte o false, ma sta in noi egualmente il far scelta mediante nuova verificazione di tutto ciò che di positivo, d' inne- gabile, di importante ci fu tramandato, completare le osservazioni inessatte, rigettare le falso, estendere il numero delle buone. Do- po ventitré secoli di pazienti fatiche e di uomini insigni nell' osser- vazione e nell' esperienza abbiamo noi fatti o cosi importanti ó cosi numerosi da potervi fondare la Dottrina della vita? A ciò potrà rispondere chi ardirà intraprenderla. Solo dirò che nelle altre scienze naturali non fu neccessario esaurire il campo dell' osser- vazione e dell' esperienza per istabilire generali principii: che an- zi avvenne che ove lo studio di pochi ma importanti fatti dettò giusti principii, questi allargarono il campo dell' esperienza e resero più feconda e più esatta la osservazione. (3) Supponiamo al postutto che non abbiamo sufficienti fatti, e buoni materiali empirici quanti richiede l'opera della Dottrina medica; chi non vede che quest' os- tacolo può esser tolto, che possiamo arrichire di fatti, e completa- re la parte storica della Medicina, quando i fenomeni vitali sono soggetto di osservazione e di esperimenti come tutti i fenomeni del- la natura? § 23.—Neppure é impossibile o pur solo difficile mantenere un giusto mezzo fra una cieca deferenza all' autorità degli antichi, ed un' ingrato ed imprudente disprezzo. L' antichità rappresenta la infanzia dello spirito umano, e in una scienza tanto difficile come la nostra sarebbe certamente assurdo il pensare non solo che gli anti- [1] Baker Beker de Veter et llecent. Med. Concordia. [2] Bacone Xov. Org. [o] Il Verulamio opina che tale é F andamento di tutti i rami dell' umano sapere di- pendenti dall'esperienza e dall' osservazione che laddove dai primi fatti si ricavano ab> cimi principii, servono poi essi a vicenda al ritrovamento di altri fatti. chi avessero esaurito il campo dell' osservazione e delia scienza, ma l'avessero pur solo tracciato, non solo che ci avessero traman- dato un' ediffizio completo ma pur solo abbozzato il disegno. Noi rap- presentiamo l'età virile, e ricchi dei materiali e delle idee che di se- colo in secolo ereditammo, siamo in migliore condizione che essi non furono, e possiamo avere migliori conoscenze teoriche e pratiche che essi non ebbero; noi forse possiamo creare una generale Dot- trina della vita eh' era inmatura per loro. Ciò riflettano coloro che pensano che non avremo giammai una Dottrina della vita per la ragione che finora non l'avemmo. Per altro queste riflessioni non debbono diminuire il nostro rispetto, e la nostra gratitudine verso coloro che in mezzo alle tenebre dell' ignoranza, e della supersti- zione, nell' infanzia stessa dello spirito umano, furono primi ed an- che sommi nell' arte di osservare e d'interrogar la natura, che fu- rono i primi testimonii della natura vivente, che furono i maestri dei nostri maestri, le cui osservazioni furono accresciute e arrichi- te però non smentite, e traversarono i secoli vere e preziose alla scienza ed all' arte. Forse senza i primi benché infantili passi dati da Ippocrate, Aezio, Areteo, Galeno, Celso, la medicina moderna sarebbe priva di una magnifica letteratura, e ridotta come fra i chinesi popoli a un rozzo e ineschino empirismo. Sta in noi dunque di allontanarci egualmente dall' idolatria e dal disprezzo, di sce- gliere, profittare, giovarsi delle osservazioni degli esperimenti e delle vedute che gli antichi ci tramandarono, senza crederle per- fette e indegne di verificazione e di scelta, senza credere esaurito il campo dell' osservazione e del ragionamento; sta in noi di sceglie- re ciò che di buono ci ha tramandato ogni età ed ogni scuola, ciò che si riscontra sempre vero col confronto dell' osservazione. In tal guisa i fondamenti del nostro edifìzio medico saranno tanto più so- lidi, che più antichi e consolidati dal tempo; le verità mediche avran- no tanto più autorità e rispetto che i suoi titoli sono più antichi, e che grande e rispettato é il numero delle testimonianze. #§ 24.—Riformato il metodo dell'insegnamento medico,determi- nato l'oggetto, i limiti, i fondamenti della Teoria medica, stabilita una nuova scuola che si occupi di questa parte, che si occupi di ri- solvere i più belli e interressanti problemi della scienza organica, che ne faccia sentire la somma loro importanza ed influenza nella pratica della Medicina, che faccia avvertire come i fatti più comu- ni della scienza sono forse tanto pieni di tenebre come i casi più ra- ri e straordinari; sparisce 1' 8° ostacolo sopra accennato vale à dire vien meno la soverchia estenzionc data ad altri medici studi che hanno una secondaria importanza, o quand' anche alcuni medici sempre si ostinino a dar gran peso a certe cose rare e straordina- —- 21) — rie. già questo avviene senza inconvenienti, già è conosciuta la so- vrana importanza della Dottrina medica, ne il vano e sterile amo- re del maraviglioso potrebbe deviare i medici dall' accordarle il seggio principale. Realizzandosi questa riforma tutte le scienze me- diche prendono rispettivamente il posto che loro compete: la Sto- ria naturale, 1' Anatomia, la Fisiologia e la Patologia ne formano la baso, la Zoonomia (o Istituzioni di medicina Teorica) é quella a cui convergono tutti i materiali di queste scienze, perché ne emer- ga la critica, perché ne emergano i principii generali, utili ed appli- cabili all'Igiene ed alia Terapeutica. La Zoonomia avrà dunque il primato come quella che completala scienza, come quella che diri- ge 1' arte. § 25.—Venendo finalmente all' ultimo ostacolo la incertezza e volubilità del linguaggio scientifico, dirò che se é possibile alla Re- publica medica convenire intorno alla Riforma del medico insegna- mento, convenire sull' oggetto, limiti, fondamenti, caratteri della teoria organica, é altretanto possibile addottare un linguaggio uni- forme identico per tutte le scuole e nazioni civilizzate. Dirò anzi di più che il convenire sopra un linguaggio scientifico uniforme sa- rà la conseguenza inevitabile di questo due capitali riforme, giac- ché é gioco-forza, che da esse nasca e si corrobori la vera dottri- na della vita e della medicina, e per consequenza insieme con essa il linguaggio scientifico che ne é per cosi dire la chiave, 1' espressio- ne e l'istrumento inseparabile. Anzi giacché uno e' il vero, ed é naturale che operando coi medesimi dati e col medesimo metodo, si pervenga o si convenga da molte scuole diverse nei medesimi principii, e nei medesimi risultati; cosi è naturale egualmente clic si pervenga e si convenga nel medesimo linguaggio scientifico des- tinato à rappresentarli. § 26.— ilo passato ad, esame le circostanze che resero manchevo- le ed imperfetta la Teoria medica, e ho dimostrato in qual modo le noqquero, e le furono allietanti ostacoli, ho provato che questi osta- toli si possono togliere: mi parve anzi di riconoscere che la rifor- ma di un' inconveniente chiama seco la riforma di tutti gli altri, e cosi stabilito 1' oggetto i limiti i fondamenti i caratteri della teoria, sia naturale riformare l'insegnamento scolastico, inevitabile quindi 1' addottare il metodo induttivo, neccessario studiare la vita nella vita, e superare le difficoltà del soggetto, addottando quell' analisi e quell'induzione che convengono all' indole dei fatti organici. Ciò posto non ossero il rispetto ragionevole agli antichi ostacolo al pro- gresso, ma mezzo per fondare solidamente; dovere la Zoonomia avere il primato fra le scienze mediche, e 1' uniformità di linguag- gio scientifico esser mezzo ed effetto insieme di cotesta riforma. Ora — an- se é possibile allontanare gli ostacoli ai di lei avanzamenti é dunque possibile la teoria della medicina. Son tali i rapporti di somiglian- za che ha la medicina collo altre scienze che non veggo come si pos- sa disperarne. Come le altre fisiche scienze salite a tanta altezza, generalità, ed utilità di principii, ha dei fatti soggetto di osservazio- ne e di sperimento; fatti aventi fra loro dei rapporti onde si forma- no gruppi distinti, onde si disvelano le cause generali, fatti molte- plici ma regolati da pochissime leggi; e le organiche sono costanti inmutabili come le altre leggi della natura. La Medicina ha per- corso le stesse fasi delle altre scienze, e l'esempio di queste fa pre- sentire che studiata con migliore metodo e con migliori principii otterrà quella Dottrina che la possa costituire veramente scienza, che possa rannodare e utilizzare le sparse mediche conoscenze, ren- dere la terapeutica più razionale, e altronde conforme ai precetti della miglione esperienza, rendere più perfetta e più estesa la stes- sa medica osservazione. Dimostrata la neccessità e 1' importanza della teoria e la possibilità di ottenerla, é provata eziandio la op- portunità di rivolgere ad essa i nostri studi. Rimane ora a vedersi se questa Dottrina già esiste in alcuno dei moderni insegnamenti teorici di medicina, e ciò non per una critica importuna de grandi uomini che intorno ad essa con nobili studi si adoperarono; ma per- ché persuasi dell' aurea sentenza di Bacone che opinio copice causa inopia non crediamo di possedere la vera filosofia della vita, mentre ancor ne siamo lontani, e perché la trovata insufficienza ci animi a più gagliardi e meglio diretti tentativi. Io non parlerò delle teori- che antiche, perché se é vero che quce in natura fundata sunt cres- cunt et augentur, quce autem in opinione variantur non augentur (1): 1' avvicendarsi stesso di varie dottrine mi assolve dal mostrarne 1' insussistenza. Parlerò delle recenti sia perché regolano la terapeu- tica moderna, sia perché possono essere reputate la vera, la solida e sicura Dottrina della Medicina. § 27.—Esaminando la stato della Medicina moderna rileviamo con meraviglia che ai mirabili avanzamenti, e alla condizione quasi com- pleta delle scienze mediche sperimentali Anatomia, Fisiologia, Storia naturale, Patologia, Materia medica non corrisponde un proporzio- nato avanzamento ne della Teoria medica, ne della Medicina Cli- nica. Non appartiene a me ma alla storia dell' arte parlare dei glo- riosi lavori e dei nomi inmortali che resero ricche e quasi comple- te le sudette scienze. Parlo a medici eruditi e perciò mi basta accen- nare i certi ed innegabili resultati. L' Anatomia umana dopo molti secoli di pazienti studi e di gloriose scoperte aiutata dalla Chimica e [1] Bacone. * — 31 — dall' Anatomia comparata, é pervenuta a tal grado di perfezione ohe nulla più quasi rimane a scuoprire alla lente ed allo scalpello, nulla a desiderarsi per conoscere la struttura, le forme, le relazioni, i com- ponenti dei minimi pezzi della compage organica. La Fisiologia aiu- tata dalla Storia naturale sostenuta dall' osservazione e dallo spe- rimento é giunta ora a determinar quasi con precisione gli usi e le propietà vitali dei grandi sistemi e degli organi, e riconoscere se non 1' intimo meccanismo, almeno le condizioni per le quali le singole funzioni si compiono. Cosi a minori coso rimangono circoscritte le ricerche e le controvversie dei fisiologi, e sembra giusta la speran- za che quel mirabile concorso dell' osservazione e dello sperimento che ha già rischiarati tanti misteri della vita, rischiarerà quelli che rimangono. La storia naturale delle piante e degli animali si é ar- richita di osservazioni infinite preziose alla stessa Anatomia e Fisio- logia dell' uomo preziose per la Filosofia organica perché dati di es- tesi confronti e di generali induzioni. In Patologia si sono studiate e illustrate alcune malattie per lo innanzi oscure e sconoscinte; si è perfezionato il metodo di analizzarle e studiarle, si sono trovati e ap- plicati con molto vantaggio rimedii nuovi ed efficacissimi, nuovi e preziosi trovati di Chirurgia, si è anche stabilito delle vedute e dei principii generali pieni di verità e d'importanza. In una parola le scienze mediche sperimentali quelle che ci danno la storia dell' Eco- nomia vivente o sono perfette e complete o assai vicine ad esserlo, e forse aspettano ciò che loro manca dal perfezionamento della me- dica Dottrina. § 28.—Eppure eh' il crederebbe? A dispetto di tanto perfezio- namento delle scienze mediche sperimentali, a malgrado delle co- noscenze preparate da tanti studi e da tanti secoli, a malgrado di tanto progresso pur nella patologia e nella pratica delle malattie, la pratica della medicina é tuttavia estremamente difficile ed im- perfetta, versa sempre in un' assoluta e vasta discordia di opinioni e di sistemi terapeutici, é tuttora il campo di prove diverse, soven- te pericolose ed assurde, e di applicazioni arbitrarie. Ne sono io solo che ciò affermi: "Ove di pratica si tratti (lasciò scritto il Pal- loni) (1) le difficoltà vi precedono, i dubii e le incertezze vi accom- "pagnano, la diagnosi riesce spesso un' enigma, la cura empirica, la "prognosi fallace, e 1'esito ben sovente delude le vostre migliori "speranze."—E 1' Hartman conviene nell' istesso pensiero con diverse parole.—"Una gran parte di medici siano essi seguaci d' "Ippocrate, sia che cuopransi colla naturale filosofia, sia che cieca- "mente seguano la limitata dottrina del Controstimolo o la sangui- fi] Sull' attuale «tato della Medicina discorso di G. Palloni. "nolenta di Broussnis sulla flogosi e sulla congestione, o die per ul- timo si dichiarino per la ciecaoincopatia, tutti in massa e d' accor- do esercitano al letto dell' ammalato un grossolano empirismo." Tutti coloro che esercitano la divina arte di guarire si possono clas- sificare in empirici sistematici ed ecclettici. I primi poveri di princi- pii e di erudizione esercitano una triste rutina, per lo più sintoma- tici nella terapeutica, nulli visionarie superficiali nel rendersi con- to delle cause, delle differenze, dell' andamento, degli esiti, della cura delle malattie. I sistematici (e sono la maggior parte) o guida- ti dal bisogno di ragionare al letto dell' ammalato, o sedotti da alcun sistema dominante di Medicina tutto lo studiano tutto lo vedono a traverso la lente del loro favorito sistema. Costoro non adattano la teoria ai fatti mai fatti alla teoria; vediamo quindi con meraviglia adoperarsi nelle medesime malattie o la cura aspettante de Stahalia- ni, o la revulsiva e disanguante di Broussais, o la incendiaria di Bro- wn, ó la deleteria del controstimolo, o 1' omeopatica dell' Haneman. V é di più: nei tempi anteriori all' epoca nostra la scienza clinica formava un corpo di conoscenze e di precetti ammessi e rispettati generalmente, si considerava come la parte solida e invariabile, posi- tiva ed efficace della Medicina. "Priorem parten (cosi Boerhave de- finiva la pratica) evidentia usu, necessitate semper eamdcm necfalla- cem, ne mai le controversie scolastiche de meccanici o chimici, de solidisti o degli umoristi giunsero a travolgere affatto o a rinnega- re i precetti dell' antica esperienza; v' era insomma ciò che può chiamarsi uno, fede clinica. Oggi per lo contrario si é visto ignorare o rinnegare le antiche ricchezze dell' arte, respingere non solo le opinioni e le interpretazioni dei fatti ma i fatti medesimi, applicare audacemente nuove regole di terapeutica benché opposte allatto ai precetti della più autorevole esperienza; si é visto insomma scom- parsa la fede clinica in uomini altronde campioni del medico in- segnamento, e cosi inmersa la Medicina teorica e pratica nella più desolante anarchia. Gli ecclettici finalmente, e sono pochissimi, ra- ri nantesin gurgite vasto, sono più fedeli alla natura ed alla miglio- re esperienza che ad opinioni exeogitate a precetti stabiliti a prio- ri; formicce more quce congerunt et utuntur essi non solo accolgono e rispettano ma adoperano quelle verità empiriche che non intendo- no ma che la neccessità e per cosi dire la santità dell' arte coman- da di usare (1) e se rinunziano sovente all' eccletismo deìle opinio- ni si fanno un dovere di professare 1' eccletismo dei fatti. . [1] Ad essi alludeva F Immortale Hufeland quando scrisse: Egli é consolante che in mezzo di tanta perpetua variazione di sistemi, e a mal grado tutti i traviamenti della scuola, F idea della vera arte é rimasta sempre inculcata nell' animo di alcuni. bempre vi tu una chiesa invisibile di medici fedeli alla natura che procurarono di con- — 33 — § 21).—Questa anarchia negli insegnamenti clinici e nella prati- ca torna evidentemente in discredito della professione medica, o in danno dell' umanità e della scienza. Qual fiducia può avere il mondo nella solidità ed efficacia dell' arte medica, se vede tanta dis- cordia d' opinioni non solo nelle scuole, ma di metodi curativi al letto degli ammalati? Come può progredire non pure la Teoria medica in generale, ma la medesima storia delle malattie, se ques- ta anarchia di opinioni ci tiene incerti intorno all' esistenza e va- lidità dei fatti clinici che ne sono i fondamenti? E se uno é il vero tanto nella scienza come nell' arte, come può essere indifferente al- l' umanità che langue inferma 1' applicare nei medesimi casi litne- dii e metodi affatto opposti? Ma questa anarchia negli insegnainen- ti clinici mentre é già un' ostacolo alla formazione di una filosofi- ca patologia, é per altro un' effetto essa stessa della mancanza di una robusta Dottrina medica. Perché se questa esistesse, e aves- se tanta eccellenza di metodo e di principii da stringere in una nuo- va aleanza Fisiologia e Patologia, e basata sull' osservazione e sul- 1' esperienza, potesse offrire principii dall' esperienza e dall' osser- vazione antica e moderna verificabili, avrebbe tale autorità da co- mandare uniformità di metodo e di massime nell' esercizio della Medicina pratica. E veramente se esiste un' insieme di verità pra- tiche, solide perché traversarono i secoli e 1' opposizione delle scuo- le, preziose perché sono utili ed efficaci in mano dei pochi ma veri medici, non proviene cotesta anarchia dalla mancanza de materia- li empirici, ma bensì dal modo di usarli, dunque deriva dalla man- canza e dall' imperfezione della Dottrina medica (1). Premessa questa occhiata sullo stato presente della medicina, gio- va esaminare 1' altro punto: se alcuno de vigenti sistemi può riguar- darsi la vera dottrina della scienza organica. Io non toccherò delle antiche teorie sia perché già confutate dal tempo appartengono ormai alla storia, sia perché nulla più influiscono ora sulla pratica della medicina. Io esaminerò quelle i cui principii dominano nelle -cuole moderne d' Europa e d' America, e diriggono la terapeutica. § 30.—Tutti i saggi di Teoria medica che son venuti alla luce in questi ultimi sessant' anni da Giovanni Brown fino a noi si pos- sono ridurre a due grandi scuole fisio-patologiche il dinamismo e il chimismo. Dirò anzi che tutte le opere di medicina teorica e pratica di questo lungo periodo portano impresso il linguaggio, i -ervare la parola santa, pensando e volendo tutti la medesima cosa, che si sono inte- ri e s'intenderanno sempre malgrado le vicende dei secoli e la diversità delle lingne Insomma non sono mai mancati uomini come Ippocrate, Aezio, Areteo, Baglivi, Sy- denam, Huxam, Bhoerhave, Werloph, Brendel, Lentin, Frank, Zimmermann. [1] Per non ripetermi inutilmente dimostrerò in che consiste F imperfezione della Dottrina medica laddove parlerò dei bisogni dell' epoca nostra. 6 — 34 — principii, e per cosi dire la fisionomia dell' uno o dell' altro ó d' entrambi questi due grandi sistemi. Il dinamismo presentato da Brown e da Darwin, accolto dapprima con trasporto dalla Germa- nia e dall' Italia, respinto poi subito dall' Inghilterra, riformato in Italia ed in Francia, ancora domina le scuole fisiologiche di tutta 1' Europa, e quantunque la osservazione patologica abbia fatto cosi belli avanzamenti e si sia riconosciuto generalmente quanto la Bro- wniana pratica ha di falso e di funesto, pure tuttavia suggerisce la nosologica divisione delle malattie e i principii i più generali della Terapeutica. Il chimismo preparato dagli antichi Iatro-chimici, e presentato nella nuova sua forma dall' illustre Bufalini, é la scuo- la con che pricipalmente si é tentato di riformare la Patologia, e in parte venne opposto all' arida meccanica del Riformatore scozzese, in parte gli fu aggiunta come un complemento di più completa teo- ria della vita. Il dinamismo prende di mira il movimento vitale co- me espressione visibile della vita, riguarda l'eccitabilità e gli sti- moli come le forze e le condizioni essenziali, i fattori unici di ques- to movimento medesimo. Il chimismo prende di mira la forma e so- pratutto il misto organico, e riguarda gli agenti e le azioni inter- ne come i fattori e le cause de suoi patologici cambiamenti. Il Dinamismo vede nella vita una particolare meccanica, e considera. la terapeutica come 1' arte di aumentare o diminuire il vital movi- mento; di qui la diatesica divisione delle malattie e dei rimedii. Il chimismo vede nella vita una particolare chimica, e considera la terapeutica come l'arte di riordinare le molteplici e qualitative al- terazioni del mismó organico; di qui la Dottrina dei processi e dei rimedii specifici. Pochi, semplici, e generali sono i principii della Browniana dina- mica. Due sono le cause o condizioni generali della vita: la Ecci- tabilità ovvero 1' attitudine ad essere eccitate che possiedono le lib- bre organizzate e vitali, e gli stimoli ovvero le forze eccitanti dell' esterne ed interne potenze che la mettono in gioco. L' eccitabilità senza stimoli costituisce la vitalità non la vita, il concorso dell' ecci- tabilità e degli stimoli costituisce il movimento le funzioni la vita 1' eccitamento. Tutte le proprietà vitali furono per Brown compre- se nel concetto dell' eccitabilità, tutti gli agenti esterni ed interni furono considerati stimoli; il senso,il moto, le emozioni dell'animo-, le funzioni organiche ecco V eccitamento che ne risulta, esaltato o languente secondo che soverchiano o mancano gli stimoli. Una cer- ta dose di stimoli produce il giusto eccitamento della salute, il di- fetto cagiona ipostenia, V eccesso iperstenia; e dappoiché é una leg- ge organica per Brown che gli stimoli consumano la eccitabilità usandola, cosi il difetto degli stimoli produce ipostenia diretta con accomulamento di quella, 1' eccesso degli stimoli porta 1' ipostenia indiretta coli' esaurimento della medesima. Brown distingue le lo- cali (malattie della organizzazione strumentale) dalle comuni od universali (o malattie dell' eccitamento;) la predisposizione ai morbi oportunitas é per lui già un grado dei morbi medesimi; le malattie non sono che gradi diversi dello stato od eccitamento fisiologico. Repu- tava solo importante al medico pratico lo studio delle cause pregres- so, perché la natura delle malattie corrisponde con quella delle cau- se precedute, vano lo studio dei sintomi perché fallaci, vano quel- lo dell' anatomia patologica perché le vicende del principio eccita- bile sfuggono all' indagine anatomica. Tutto stimola e non debilita- no che le privazioni, intanto sterminato il numero delle ipostenie; ciò che produce una diatesi cura la diatesi opposta. Tutta la sua terapeu- tica é espressa in queste parole "quoniam omnis morbus comunis, •'oportunitas omnis in aucta vel inminuta incitatione consistit, ver- "saque hac in contrarium statum solvitur; ideo ad occurrendum pa- "riteret moedendum inorbissemper proposito Consilio utendum; sti- "nmlandum aut debilitandum, nunquam quiescendum, nec naturce '•que sino externis rebus nulle sunt, viribusfidendum." I limiti di questo discorso non mi permettono una minuziosa cri- tica della Browniana Dottrina la quale sarebbe inutile perché alcu- ni e gravissimi errori teorico-pratici furono confutati già con gran- de acume d'ingegno ed autorità di osservazioni da Guani, Rubini, Rasori, Tommasini, Bufalini, Broussais ecc. Piutosto io mi contente- rò di segnalare quelli errori di Fisiologia che finora andarono inc- servati; perché 1' averli lasciati intatti nella Fisiologia rese vani e sterili tanto la Riforma italiana e francese come 1' opposizione del Chimismo Bufaliniano. § 31.—Il primo errore di cotesta Dottrina, che non é stato sco- perte ne confutato ancora, provenne dal cattivo metodo d'introdur- re nella scienza organica i principii della meccanica in luogo di de- durgli dal fondo stesso de fatti fisiologici, e consiste nel vedere tan- to nelle proprietà vitali come negli interni od esterni agenti al- tvetaute forze motrici. Non so come Brown osasse chiamar nuova la sua dottrina mentre riproduceva in altro linguaggio 1' antica dot- trina dei metodici e dei meccanici; non so come i preclari inge- ni che dapprima 1' accolsero poi la confutarono, non vedessero nel Brownianismo riprodotti in altre forme i dettami dei meccanici, e non capissero che la parola Dinamica ne contiene intero lo spiri- to e perciò la sua confutazione. Conseguenze di questo errore di metodo furono l'avere compreso nel concetto del vital movimen- to tanto i fenomeni della vita senziente come quelli della vita plas- tica o formativa; e considerata passiva la vitalità in tutte le sue for- — 36 — me ed azioni. Il secondo errore che si collega col primo é il prin- cipio della passività della vita dettato evidentemente dalla Filoso- fìa sensista dello scorso secolo: Pure ne i fatti della Fisiologia ne quelli della Patologia avrebbero potuto dettare questo principio fi- siologico che la vitalità é passiva, che é motrice, che é dipenden- te dagli stimoli esterni, che é identica in tutti i pezzi dell' organis ino. La sensibilità organica ed animale che accoglie e che rigetta, che ha date relazioni fisiologiche morbose terepeutiche, prova all' evidenza che la vitalità della fibbra non è serva e dipendente da- gli esterni agenti se ne determina la convenienza, e che nemmeno cccitalità e stimoli sono i due fattori unici ed ultimi da cui dipen- de una funzione o la vita, se vi é di mezzo una legge che fa che un' agente esterno sia ó no fattore di una funzione fisiologica. Cosi i faUi fisiologici e patologici dai quali risultano certe azioni nuove o accresciute, appunto per la mancanza o privazion degli stimoli, si anno contro il principio della passività della vita il principio della dipendenza del sistema dagli esterni agenti. Cosi le partico- lari strutture proprietà e funzioni, i particolari consensi, e le rela- zioni *organiohc degli organi con dati agenti depongono altamente contro la eccitabilità unica e in tutto 1' organismo uniforme. Cosi la manifestazione di azioni fisiologiche che va d' accordo coli' os- servanze di certe leggi organiche, e la comparsa di azioni nuove pa- tologiche che corrisponde e si collega colla violazione di esse leggi organicuo, vieta di considerare con Brown lo stato morboso un grado maggiore o minore dello stato fisiologico, ma nuovo particolare e diverso. Cosi le azioni fisiologiche o morbose della vita plastica impongono di riguardar negli umori non pure gli stimoli di reazio- ni interne, ma gli elementi della nostra medesima composizione. L' errore dunque fondamentale della Browniana dottrina con- siste nel principio sintetico la Passività della vita, principio suggeri- to dall' erronea filosofia dominante dello scorso secolo, principio trasportato dalla meccanica nella scienza della vita, principio smen- tito dai fatti della Fisiologia e della Patologia. Quantunque sem- plice e grandiosa sia la definizione della vita data da Brown, quan- tunque nobile ed ardito fosse il suo tentativo di stringere in una nuova aleanza Fisiologia e Patologia e formarne una scienza uni- ca con pochi semplici e generali principii, pur non fa d'uopo di mol- to parole per convenire: che il sistema Browniano non rappresen- ta la vera teorica della vita. La sua pratica che pure era una con- seguenza naturale de suoi principii fu trovata funesta, fu trovata contraria ai precetti dell' antica esperienza: essa fu bentosto aban- donata; e le riforme che si fecero a Brown nella Patologia in Ita- lia ed in Francia son la per provare quanto la sua dottrina sia dis- — 37 — tante dai fatti. La Browniana Patologia é giudicata già, rimane quasi intatta tuttavia la Fisiologia: vedremo ora che l'averla ris- parmiata ha reso sterile di buoni risultati la stessa Riforma. Con- futarla non può essere impresa di questo discorso ma della stessa Dottrina dei Rapporti Organici. § 32.—In Italia si è riformata la Patologia di Brown per mez- zo della Clinica osservazione, e col ravvicinamento dei principii coi fatti; pure quantunque la natura di queste riforme conducesse ad altri principii fisiologici, pur la Fisiologia di Brown non fu per questo abbandonata o riformata. Di qui contese interminabili pur sulla realtà dei fatti, di qui sforzi prodigiosi d' ininaginazione per conciliar o interpretar questi fatti coi Browniani principii; di qui sterilità di conseguenze pratiche della Riforma; perché sempre restavano nello stesso dualismo diatesico la Nosologia e la Tera- peutica. Infatti l'osservazione clinica guidava il Guani poi Rubini Tommasini e Fanzago a riconoscere nelle esterne potenze alcune che sono convenienti al sistema, altre chele sono incongrue disaf- iìni irritanti. Ebbene questo nuovo fatto che gettava al suolo tut- ta la Fisiologia Browniana, che mostrava l'autocrazia della-fibbra vivente, che conduceva a distinguere gli agenti fisiologici dai mor- bosi, e guidava a scoprire le leggi per le quali si fanno morbosi, questo fatto si metteva al fianco delle due diatesi stenica ed aste- nica, ed altri riguardava 1' irritazione come un' affezione localo, altri parlava di diatesi irritativa. Rasori parlava di certi agenti terapeutici come capaci di deprimere positivamente la fibbra sen- za alcuna sottrazione di stimolo, ed in un modo affatto contrario a ciò diesi chiama stimolare. Questo fatto che rischiarava dippiù e cotanto la nascente dottrina dell' irritazione, che portava un' ecce- zione tanto grave al Brownianismo poiché la ipostenia cagionata dal controstimolo non era ne la diretta ne la indiretta di Brown, questo fatto che dovea far dubitare cotanto della dottrina diate- sica e de principii fisiologici sui quali si appoggia, servi al contra- rio nelle mani dei nostri come uno scudo principale del dualismo diatesico. Tommasini parlava di reazione organica con forma di febbre d' angioidesi e d'infiammazione, nata non da stimoli inomo- genei e irritanti, non dall' eccesso degli stimoli fisiologici, ma bensì dalle violente privazioni degli stimoli naturali. Questo fatto di cui mostrerò a suo luogo tutta l'importanza, che accennava evidente- mente al principio Zoonomico dell' Attività vitale, che dovea distrug- gere il fondamento stesso di tutto 1' edifizio dinamico, questo fatte io dico si è voluto interpretare colle medesime vedute di Brown sull' eccitabilità accumulata, (1) e si é voluto conciliare colla Dottri- [1] Franchini della llca^one Organica. — 38 — na delle diatesi. Giannini parlava di complicazioni perfino di stati diatesici opposti (1). Tommasini ammetteva condizioni morbose dis- tinte dalle due diatesi nella periodicità, nelle associazioni morbose, nelle malattie plastiche e chimiche; la sua stessa diatesi era diver- sa dalla Browniana. Nondimeno la vita fu per loro pur sempre un' eccitamento vale a dire un' azione semplice suscettibile di due soli cambiamenti. La indipendenza dei processi diatesici cosi bene il- lustrata dal Tommasini, che distruggeva due canoni fondamenta- li della scuola browniana la debolezza indiretta, e la corrisponden- za fra la natura delle cause esterne e quella dei processi morbo- si, qual vantaggio arrecò alla Patologia ed alla Pratica, interpreta- te le diatesi colle idee browniane? Certamente fu nell' Infiamma- zione dove il connubbio dell' Italiana pratica Riforma e dei brow- niani principii ha reso più confusa la dottrina e violenta la Tera- peutica. Infatti l'osservazione clinica mostrava questo processo prodursi da agenti irritanti egualmente che dell' eccesso degli stimo- li omogenei, da violenta sottrazione di stimoli come da ogni azione violenta, indipendente dalle esterne cause che lo produssero, atti- vo, spontaneo, avente un corso neccessario non troncabile per qua- lunque depressione, locale e diverso per sede, per esiti, per anda- mento, per cause, per cura; creatore di nuovo sangue, di nuove for- ze, di nuove libbre, e altresì distruggitor de tessuti. La interpreta- zione dinamica lo definiva: malattia non della vita plastica ma deli' eccitamento; processo di stimolo e dallo stimolo dipendente non lo- cale ma diatesico, non molteplice ma identico in tutte le forme, in tutti i tessuti, in tutti gli stadii, e non composto di azioni morbosi; differenti, ma semplice e di un color solo perché costituito da ecces- so di stimolo e curabile coi controstimoli. In forza di questi prin- cipii la flogosi si ritenne essenzialmente morbosa, e sempre merite- vole di repressione, la risoluzione non si riguardò già quale un'azion positiva compita da certe forze, ma un fenomeno negativo lacessa- zion dello stimolo; le erisi o furono dimenticate o al più riguarda- te come il mero ritorno degli organi allo stato fisiologico, non già attive e spontane'e azioni della vita collegate coli' intimo lavoro del- l' infiammazione; i cronicismi e gli esiti fatali furono sempre attri- buiti a flogosi non vinta non combattuta abbastanza, non ad orga- nica e spesso artificiale impotenza a risolverla. Si ammise una tol- leranza diatesica confondendo insieme 1' energia fisiologica e la morbosa, dimenticando che per legge della Reazione organica l'ac- cendersi della flogosi può esser 1' effetto d'intolleranza terapeuti- ca; si ammisero antiflogistici elettivi; come se tanto il fatto delia tolleranza come quello dei rimedii eilettivi non proclamassero al- ti] Natura della febbri. — 39 — t amen te 1' Autocrazia della vita nel processo flogistico. Finalmen- te si riguardò di facile diagnosi e di facile cura la infiammazione, mentre la vera esperienza insegna tutto il contrario. § 33.—La scuola Italiana ovveramente il dinamismo riformato comprendo dunque i fatti nuovi che sono dovuti alla clinica osser- vazione: celie furono illustrati dai nostri, e comprende altresì tut- ta la Fisiologia Browniana la quale per la influenza che ha la teoria sulla pratica mantiene tuttavia uno sterile dualismo nella Patolo- gia e nella pratica a dispetto di cosi belli lavori e di riforme pato- logiche cosi importanti. E di vero é evidente che sebbene si cam- biassero le proporzioni Nosologiche, e che s' introducessero nella Patologia Italiana alcune verità importanti, ben poca per altro é la differenza fra essa e la Dottrina Browniana. E di fatti eguale é il linguaggio, e la fisiologia razionale, analoga la dicotomia de morbi e dei rimedii, analoghi i principii di terapeutica, la dottrina della tolleranza, l'obblio dei conati salutari della vita e degli istinti tera- peutici, de morbi umorali, delle crisi, de speciali consensi, della ri- vulsione, e delle cause prossime; ammessa da entrambe l'autocrazia del medico, e la possività della vita. In ciò differiscono che fu in- vertita la proporzione nosologica delle malattie, che mentre van- no d'accordo la Fisiologia e la Patologia di Brown, niuna armonia vi é ne vi può essere fra i principii fisiologici mutuati a Brown e lo > verità cliniche osservate e illustrate dagli Italiani. Gli uni e le al- tre divergono e si respingono. I principii della Fisiologia dinami- ca esprimono la Passività automatica, o la dipendenza del sistema vitale dagli esterni agenti, e guidano alla terapeutica importuna sterile e temeraria, all' autocrazia del medico: i fatti dell' Italiana Riforma disvelano 1' Attività vitale e guidano all' autocrazia di Natu- ra. Ma poiché questi fatti non hanno finora teoria propria così la teo- ria dinamica dirige la terapeutica: quindi fra la Fisiologia e la Pato- logia v' é un'inmensa lacuna, (1) niun' accordo fra i principii ed i fat- ti-sterile errata browniana la Terapeutica perché sterile errata browniana la Fisiologia razionale. In ciò differiscono finalmente che [1] Piacemi che al mio sia conforme.il giudizio di un' insigne Italiano: "Insomma io veggo fra la Fisiologia e la Patologia un' ampia e profonda lacuna: Se "non che la Patologia ha osservato meglio i fatti e contiene maggiori verità: di che "tutta l'insufficienza ricade sopra la Fisiologia. Per quanto pare a me gli odierni pa- tologi almeno in questa parte di medica Dottrina non sono più Browniani che nei "vocaboli opoco più, mentre poi la loro Fisiologia é ancora interamente Browniana: par- » "lo delle idee generali risguavdanti la vita. E Browniana pur anco vale a dire fonda- "ta sopra il dinamismo é la Terapeutica, conciusiaché il massimo numero dei rimedii "o diminuisce od accresco l'eccitamento. Che se alcuni scrittori parlano di azioni adi- "namiche o fisico-chimiche, é questa una prova che le Dottrine dinamiche non bastano •'a spiegare gli effetti delle sostanze medicinali."—Michele Medici. Considerazioni fisio- logiche sopra la vita. — 40 — se fu agevole discoprire 1' erroneità ed il pericolo della Browniana pratica riesce più malagevole palesare i pericoli della pratica del controstimolo. Pure é certo (e lo proverò) che questa pratica benché diversa dalla Browniana none neppure quella degli antichi, e tanto si scosta dall' universale esperienza quanto ha ritenuto del dina- mismo diatesico. La riforma del dinamismo é dunque cominciata non compiuta; per compierla é d'uopo criticarne e distruggerne la Fisiologia. Ciò sarà 1' oggetto dellaDottrina dei Rapporti Organi- ci: qui mi basterà l'avvertire che se i fatti clinici che dobbiamo ali' Italiana Riforma sono inconciliabili colla Browniana dinamica, se accennano e conducono a principii fisiologici affatto opposti, egli é evidente che il Dinamismo Italiano non si può riguardare come la vera e solida dottrina della vita sana e morbosa. § 34.—Altretanto può dirsi del dinamismo Francese perché infat- ti assai poca é la differenza fra i principii fisiologici, e i principii generali di Patologia e di Pratica della scuola Fisiologica dell' Illustre Broussais, e quelli della scuola medica Italiana. Questo medico ha certamente il merito di avere richiamato in onore lo studio dei consensi morbosi trascurato dopo la comparsa del Brow- nianismo, e di aver ripreso gli studi del celebre Bordeu e della scuola di Monpellier. Mi è forza per altro riconoscere che la prezio- sa dottrina delle simpatie che suppone le vite particolari degli orga- ni mal si concilia colla Dottrina dinamica che ammette l'eccitabilità uniformemente diffusa, e due soli i modi con cui se ne disordina 1' eccitamento e la vita, e che pochissimo o nessun frutto ne trasse in- fatti Broussais associandola colla Dottrina dell' eccitamento. Poco felice invero mi pare sia stato il concetto suo dell' irrritazione (sopra eccitamento) che estese cotanto nella Patologia e nella pratica da farlo quasi sinonimo di malattia, e nemmeno fu con veri tà ed utilità clinica l'aver generalizzato cotanto la gastro-enterite da attribuir- le un' infinità di forme morbose che già avevano una stabilita diagnosi e patogenia, e in grazia sua bandire dalia Pratica delle più comuni malattie i più energici e forse i più preziosi rimedii. Se si eccetua dunque lo studio delle simpatie, le diverse opinioni sull' attività dei rimedii, e sui mezzi di combattere l'infiammazione, ben somiglianti di principii e di regole sono la scuola Fisiologica e la scuola Italiana. Entrambe professano il medesimo dinamismo nella Fisiologia; entrambe hanno la medesima divisione nosologica delle malattie e terapeutica dei rimedii, entrambe ammettono che la in- fiammazione o acuta o cronica costituisce la base del massimo nume- ro delle malattie, e divisano poterla solo combattere col deprimere 1' eccitamento. § 35.—Le riflessioni che suggerisce al pensiero 1' esame di ques- * — 41 — te due principali scuole dinamiche di medicina son queste: 1° Che l'ima e l'altra si compongono di una parte teorica dovuta al dina- mismo di Brown, e d' una parte sperimentale dovuta all' osserva- zione moderna. 2° Che nell' una come nell' altra scuola non vi è nessun' accordo fra i principii fisiologici del dinamismo Brownia- no, e inuovi fatti e materiali della Riforma. Perciò questi principii iìsiolop-ici non hanno conferma dall' esperienza clinica, ne i fatti della Riforma hanno i principii fisiologici che loro appartengono, non hanno la propria loro induzione la propria loro teoria. 3° Che nell' una come nell' altra scuoia 1' ammessa e dominante Fisiologia dinamica di Brown rende diatesica la Patologia, sterile e violenta la Terapeutica: in entrambe si tratta sempre di combattere o l'una o l'alba diatesi, stimidando aut debilitando. Il quale risultameli te dimostra quanto stretto é il legame che collega la Fisiologia colla Patologia, e quanto grande è l'influenza che la Fisiologia raziona- le esercita sulla Patologia, e sulla Terapeutica. Il principio fonda- mentale della Fisiologia Browniana é quello della Passività delia vita. Convertito il sistema vivente in un' automa di libbre che sì las- cia muovere dalle esterne forze, il medico è per conseguenza in- caricato di aumentarne o diminuirne i movimenti a talento, quindi datagli la speranza di dominare lo stato morboso fatto consistere in un più o meno del vital movimento, e sostituito all' antico vero— Medicus natura minister etinterpres, quidquid meditetur et faciat si na- tura non obtemperat natura non imperai (1) un principio affatto op- posto in quelle parole che tutto compendiano lo spirito del dina- mismo moderno—Stimulandum aut debilitandum, nunquam quiescen- dura, nec natura, quasine externis rebus nidla sunt, viribus fidendum. (2) 4° Che i principii di Terapeutica tanto della scuola fisiologica che dell' Italiana sono cattivi non solamente perché dettati da una Fi- siologia erronea ma perché non trovano appoggio e conferma nei risultati della pratica universale. Anche prescindendo dal grave abuso di generalizzare!un fatto, colà la gastro-enterite qui l'infiam- mazione, e perciò cangiare la patogenia del massimo numero di malattie, e trattandosi pure dei morbi i più comuni come le fieni - massie e le febbri, oso affermare che sebbene il metodo curativo di queste due scuole non sia più l'incendiario de tempi Browniani; non é nemmeno il metodo antiflogistico relativo raccomandato dai classici maestri della scienza clinica. Ben sento quanto é grave questa pro- posizione, e prevedo la tempesta che mi si muoverà contro: pure non dubito di darne le prove tanto nella Dottrina dei Rapporti Orga- [1] Baglivi op. cit. [2] G. Brown Elem. Medie. 7 _._ .fo- nici come in altra opera che verrà dopo sulla Natura dell' InfianY- mazione. Qui mi limiterò a far osservare di nuovo che mentre era facile riconoscere il precipizio della Browniana pratica, 6 più ma- lagevole assai dimostrare l'erroneità ed il pericolo della pratica odierna. Qui l'abbisso non è solamente coperto di tenebre, ma adornato di seducenti teorie e dell'autorità di nomi illustri antichi e moderni. Pur non dispero di sollevare il velo che lo ricopre, pur giovandomi degli stessi studi moderni, e appellandomi all' univer- sale esperienza. § 36.—Brown avea preso di mira la sola reazione motrice dei so- lidi, avea definite le funzioni un movimento, avea riguardato la vita una particolare meccanica, avea perciò dimenticato o dissimulato un' intero ordine di operazioni organiche, quelle della vita plasti- ca. Parve dunque all' Illustre Bufalini elicsi dovesseo correggere o completare la Dottrina dinamica studiando le operazioni di ques- ta chimica vitale, e sopratutto cambiarne la Patologia, considerando lo stato morboso una molteplice perturbazione del chimismo orga- nico. Da questo punto, s'io non erro, partiva il dotto professor di Firenze nel dettare una dottrina che ha stimabili seguaci in Italia ed in Francia, ma che sebbene sembrasse il contraposto del dina- mismo, e la più abilmente diretta a minare i fondamenti di questo. pure non riusci a riformare la Terapeutica Italiana o Francese. Ben che sia oscuro e misterioso il linguaggio adoperato dai chimisti, pur questo é lo spirito, queste sono le idee principali della loro Dot- trina. Le forze o proprietà vitali non sono primitive e distinte da tutte le altre forze della natura, dalle altre proprietà della materia inor- ganica, ma sono secondarie e risultanti. Esse non sono il fatto ul- timo a cui si arresta l'analisi del filosofo come la gravità, F elasti- cità, le affinità chimiche ecc. E come le proprietà coloranti dei cor- pi dipendono dalla disposizione e dalla forma delle molecole mate- riali, cosi i poteri vitali, i loro modi diversi, il grado loro d' energia tutte insomma le manifestazioni vitali risultano dall' organizzazione, risultano da una certa combinazione delle primitive e comuni attivi- tà della materia e degli imponderabili. Quindi a certa forma mate- riale di libbre e di organi, a certa chimica combinazione e miscela di molecole organiche corrispondono certe proprietà vitali che poi manifestano. Per conseguenza le potenze esterne non agiscono di- rettamente sulle proprietà vitali, ma affettano il nostro5 sistema o nelle sue condizioni meccanico-organiche, o chimico-organiche- ne altro sono i processi morbosi che processi di questa chimica disor- dinata, ne altrimenti giovano i soccorsi terapeutici che riordinan- do le condizioni meccaniche dei nostri tessuti, o ricomponendo di — 43 — un modo specifico ed ignoto la disordinata condizione del miste or- ganico. Il movimento vitale si disordina é vero ma in conseguen- za delle turbate condizioni o meccaniche o chimiche del nostro sis- tema, perciò i disordini del vi tal movimento non costituiscono i varii stati morbosi, ma sono contrasegni per manifestarli. L' antica for- za conservatrice della natura è interpretata una passiva resisten- za della fibra alle cagioni morbose; perché niuno (dice Bufalini) "saprebbe attribuire questo sforzo o dippiù d' attività alla forza ''vitale medesima la quale per le stessa non sa entrare in azione "veruna, ma serve sempre ed obbedisce alle potenze che la impello- "no."—Tutti i fatti della Patologia si schierano sotto queste due serie: o disordini delle condizioni meccanico-vitali, o disordini delle condizioni chimico-vitali. Lo stato di salute costituisce piutosto una particolare meccanica, lo stato morboso costituisce piutosto una particolare chimica. (1) Ben poche son dunque le attinenze fra la Fisiologia e la Patologia, la quale presenta soltanto o alterazioni materiali, o processi occulti e specifici di chimica vitale, dei quali conosciamo soltanto di un modo empirico la particolare maniera di formarsi, e le specifiche maniere di cura. (2) § 37.—Non è mio animo ne debito ci' intraprendere in questo dis- corso 1' esame e la confutazione del chimismo, confutazione che ap- partiene alla stessa mia Dottrina dei Rapparti Organici. Solamen- te dirò quanto basti per dimostrare che il chimismo non ha le condi- zioni da me desiderate (§ 17) per essere una vera ed utile dottrina della vita. Le riflessioni adunque che qui mi si presentano sono ques- te. 1° Il chimismo non ha Fisiologia o non vuole averla, rinunzia quin- di a quella luce che può dare lo studio delle leggi fisiologiche per riconoscere quelle della vita morbosa. In tal caso lo studio della Etiologia che è tanta parte della Patologia sarà empirico, ma ra- zionale non mai. E quando pure per altri mezzi che lo studio della Fisiologia, il chimismo pervenisse a conoscere le leggi e il magis- tero della vita morbosa (cosa eh' io reputo se non impossibile diffi- cilissima) sarebbe certo per altro che il Chimismo non avrebbe Fisio- logia, e che questa scienza che é tanta e cosi principale parte della scienza organica, non sarebbe mai razionale ne avrebbe principii dottrinali. 2° Quel medesimo errore di metodo che feci osserva- ti] "La Fisiologia contempla il moto dei corpi viventi, ed ella é veramente una fisi- "ca, la Patologia per contrario si propone la ricerca delle intime mutazioni dei corpi "medesimi, ed ella é veramente una chimica. Nella salute il vita-I movimento regola "ogni funzione, quindi anche la organica riparazione, per contrario la malattia consis- "te in mutazioni prevalenti sopra di quello.... di qui il diverso scopo della Fisiologia e "della Patologia.... Però fra F una e F altra v' hanno pochissime attinenze."—Bufali- ni. Introduzione ai Fond. di Pat. Analit. [2] Bufalini Fond. di Pat. Analit. — 44 — re nel sistema di Brown fu commesso pur dall' egregio Bufalini e da»li Iatro-chimici che lo precedettero, e consiste sia nello avere stabilito un principio a priori senza che discenda dallo studio dei fatti organici, sia dall' avere trasportato questo principio dalla Chi- mica dei corpi non vivi alla scienza della natura vivente. Da quali fatti fisiologici potevano i Chimisti rilevare che le forze organiche sono secondarie? Che risultano dalla combinazione delle attività comuni della materia come ne emerge la formazione di un' ossido o di un sale? Forse hanno potuto mai ricomporre quei prodotti orga- nici che avevano decomposto? E ottenere senza previa vita non di- rò organi vitali e organismi completi, ma i liquidi animali e i pro- dotti vegetabili i più semplici? E se la sintesi chimica é impossibi- le, se l'esperienza la più volgare ci dimostra la vita preceduta sem- pre dalla vita, e le forze organiche un fatto ultimo e supremo come gli attributi della materia, su che si fondano? Hanno forse assistito all' opera della Creazione? Questo fondamento del Chimismo é dun- que un' ipotesi, ed é presa a prestito dalla Chimica, non é un indu- zione fatta emergere dal fondo stesso dellascienza organica. 3° Il medesimo principio sintetico La passività della vita che informa, do- mina, regge tutta la Dottrina dinamica, domina in altra forma e so- vrasta a tutta la Medicina dei chimisti. Questo principio fu inspi- rato evidentemente dalla Filosofia dello scorso secolo, che colle due famose statue avea formato la storia e la teoria dell' umano intel- letto, e stabilita la passività del pensiero. Dominati i medici da questa Filosofia dovevano naturalmente convertire in un' automa l'organismo vivente: Perciò la nostra economia fu per Brown un' automa di fibbre che si lascia muovere, per Bufalini un' automa di molecole che si lascia formare. Pure espulso dalle scuole, e dalle cliniche 1' antico principio dell' autocrazia di Natura, fondata la scienza organica sul principio di una cieca passività chimico-vitale. tutti gli atti fisiologici della vita istintiva e della vita plastica che conservano, e perciò sono coordinati a conservare l'Economia, di- ventano ancora più misteriosi, più oscuri, più incomprensibili di quel che sono. Il chimismo non può dunque avere Fisiologia raziona- le perché non può ne coordinare ne interpretar bene questi fatti. Ignorando quindi le vere cause, le vere leggi fondamentali della vita normale, gli manca la chiave per entrare nella Patologia, per conoscere inqnale maniera, e per violazione di quali leggi organiche le potenze esterne sono cagione di certi fenomeni nuovi e innormali, e danno origine a dati processi morbosi e non altri. Privo di questa guida il chimismo dee abandonare il metodo induttivo nel deter- minare la natura intima dei processi morbosi, se rinunzia a studia- re le cause in relazione colle malattie effettuate; egli é obbligate — 45 — a servirsi di ipotesi gratuite e inmaginare e indovinare a capriccio modi d' interna occulta alterazione dei solidi o degli umori. Fatto consistere lo stato morboso in un cieco automatismo chimico ne vie- ne una conseguenza pratica che addottarono dalla loro parte al- tresì 1 dinamisti: che i movimenti morbosi sono tutti essenzialmen- te ed assolutamente nocivi, non relativamente utili e neccessari. Epperciò i fenomeni del dolore molteplice, degli apetiti ed istinti terapeutici, della febbre, delle crisi, dell' infiammazione, ulcerazione, metastasi, ecc. che hanno una significazione inmensa studiati col prin- cipio sintetico della scuola greca, non dicono assolutamente nulla se coordinati al principio opposto della Passività chimica del Bu- falini. Per conseguenza guidati i chimisti da questa sintesi erronea non solo mancano di una Fisiologia razionale, e di una Patogenia che prenda le mosse da essa e dall' osservazione clinica, ma obbligati a inmaginare apriori una nosologica classificazione dei morbi, ignari della vera natura e tendenza dei processi morbosi, non possono ave- re una terapeutica veramente razionale, e ridotti si trovano ad un cieco empirismo. § 38.—Da Brown fino ai nostri giorni comparvero molti saggi diversi di Dottrina medica dei quali io non reputo neccessario un mi- nuto esame, avegnaché o sono forme e modificazioni dei sistemi me- dici fin qui esaminati, o tentate conciliazioni del Chimismo e del Di- namismo, o vedute teoriche e insegnamenti pratici cosi ristretti, da non poter costituire e nemmeno pretendere il nome di un Dot- trina Fisio-patologica. Infatti la Zoonomia di Darwin sebbene sia rimasta nella storia della scienza quale splendido monumento d'in- gegno, non é in sostanza che una forma del Brownianismo. I saggi di Stefano Gallini e di Antonio Testa benché abbiano il merito di aver precorso il dinamismo Scozzese, e di contenere il germe del- la Patologia organica del Bufalini, pure non guidarono ad altri principii di Patologia e di Pratica che a quelli che appartengono al dinamismo Italiano; D'Onofrio non fece che seguire le orme di questi due grandi ingegni; Geromini benché partisse da vedute fisio- logiche differenti coincise quasi affatto colla scuola Fisiologica di Broussais: Parry con un linguaggio un poco differente insegnò in Inghilterra la Dottrina del Controstimolo. Delgiudice conbinando la dottrina dell'irritazione e delle diatesi tentò di spiegare il multi- plo dei morbi e dei rimedii. I fautori degli imponderabili, polaristi, magnetici, ecc. convengono nelle supreme vedute della scuola chi- mista. Lo stesso si dica di Sinibaldi, Virey, e Forni colla teoria del calore, benché Sinibaldi imprenda altresì di conciliare la sua dottri- na chimica col dualismo diatesico, e Forni invochi nel suo ingegno- so sistema non solo i principii del chimismo e del dinamismo, ma pur — 46 — la forza conservatrice della natura. Alla scuola cliimista apparten- gono egualmente il Paganini ed il Lanza, benché costui tentasse di conciliarla cogli insegnamenti dinamici. La Filosofia della natura ohe attribuisce la vita alle forze generali della natura coincide coi cardini stessi del chimismo, e prescindendo dall' essere ella inma- giuata a priori, non so quale influenza ella abbia esercitato finora sulla Patologia e sulla Pratica della medicina. La Dottrina omeo- patica di Haneman é piutosto un metodo terapeutico fondato sopra una particolare vedutache un sistema di Fisiologia e di Patologia. E anche come metodo terapeutico è lontano cotanto dagli insegna- menti dell' esperienza universale, eh' io credo inutile il discutterlo se pur v' é una fede in Medicina, e reputo sarebbe già dimenticato se non fosse o trastullo di inmaginazioni inferme od una proficua speculazione. Non mancarono nemmeno patologi insigni dell' epo- ca nostra che invocarono la forza conservatrice della natura, cioè il principio sintetico della scuola Greca; però fu affatto sterile ques- to connubio forse perché quel principio fu mescolato a quelli del chimismo e del dinamismo. Hunter sulle tracce di Cullen lo invocò trattando dell' Infìamazione, ma di un modo affatto isolato. Gian- nini fece altretanto nella sua dottrina delle febbri dove il concetto della nevrostenia rimarrà glorioso ricordo del più ingegnoso ed abile benché ineficace tentativo di conciliare la Dottrina dinamica eoi fatti della Pratica medica. Il Passeri ammetteva una forza ret- trice bensì ma separata e distinta dalla contrattilità dei solidi ed espansibilità degli umori, suscettibile di proprie aberrazioni. Era dunque questa forza un' astrazione se doveva ammettersi indipen- dentemente dai solidi o liquidi dell' organismo. Puccinotti finalmen- te senti la grandezza della scuola Ippocratica, e non solo ne pro- fessò un vero culto, ma ne prese qualche idea a base principale del suo Ecologismo. Pure egli accolse e fece di conciliare tanto le idee fondamentali del chimismo Bufaliniano come quelle dei dinamici sul movimento vitale. In tal guisa fosse anche buono il mezzo ado- derato da lui per determinare i sommi generi delle malattie, av- vrebbe fondato la Nosologia, ma nulla avrebbe aggiunto ne can- giato rispetto alla Fisiologia alla Patogenia, e sopratutto alla Te- rapeutica. § 39.—La Teoria odierna della medicina si riduce dunque a due soli e principali insegnamenti il Dinamismo e il Chimismo, i quali ben- ché sembrino il contraposto uno dell' altro, pure hanno per base la atessa sintesi zoonomica la Passività dellaVita, son dettate dalla stessa filosofia, hanno entrambi principii contradetti dai fatti perciò non possono costituire la vera teoria medica quando pure fossero in- sieme associate e riunite. Il Dinamismo moderno non fu già una Ri- — 47 — jorraa dell' antica medicina Ippocratica come fu anunziato,mafù un completo abbandono della medesima, fu una mera riproduzione del- l' antica scuola, metodica e della scuola meccanica. Così il moder- no chimismo non rappresenta già una scuola opposta alla dinami- ca, un' opposizione di sintesi e di massime ma bensì una forma di- versa del medesimo sistema e del medesimo principio sintetico, e una mera riproduzione dell' antica scuola Iatro-chimica. Neil' un sis- tema come nell'"altro il principio fondamentale é la passività della vita, in entrambe l'Economia é un' automa colà di libbre qui di mo- lecole, in entrambe il magistero della vita appartiene non alle for- ze vitali ma o alle forze stimolanti o alle chimiche attività, in en- trambe il medico deve e può far muovere a talento l'automa. La di- namica non parla di sciringhe, di mantic;, e di calcoli matematici; la chimista non parla di fermenti, di sublimazioni, di precipitazioni; ma 1' una parla di particolari forze stimolanti l'altra di particola- ri attività chimico-vitali. Sono quindi una meccanica ed una chimica ingentilite e vestite di forme più fisiologiche, però in fondo forma- no sempre dell' organismo vivente un' automa o di molecole o di libbre. Sono quindi due varietà due forme di una medesima scuola Medica che potrebbe chiamarsi la scuola automatica la quale é ve- ramente diversa di metodo, di principii, di spirito, e di conseguen- ze pratiche da quell' altra Filosofia della vita che potrebbe chia- marsi scuola autocratica siccome quella che considera le forze vita- li come un fatto ultimo in Fisiologia, e coordinate a conservare 1' Economia nello stato fisiologico e riordinarla nello stato morboso. Esaminando attentamente la storia della medicina troviamo: 1.° Che tutti i sistemi di medicina, tutte le opinioni fisiologiche, tutti i tentativi di teoria, si riducono all' una o all' altra di queste due scuole, vale a dire appartengono o alla scuola automatica od alla scuola autocratica'. 2.° Che da Ippocrate fino a noi la storia medica non rappresenta altra cosa che un succedersi, che un combatter- si, che un' alterno dominare o della scuola automatica o dell' auto- cratica: 3.° Che la scuola autocratica comprende i nomi più illus- tri della professione, ed ebbe sempre un regno più lungo e più du- revole, laddove la automatica ebbe sempre più breve durata, e no- mi meno autorevoli: 4.° Che la medicina moderna teorica e pratica diretta dal Chimismo e dal Dinamismo appartiene alla scuola auto- matica ed é perciò opposta all' autocratica la più permanente e la più autorevole. Giova dunque una breve revista della storia dell' arte per accertarci se veramente siam noi fuori del migliore sentie- ro per avvisare ai mezzi di ritornarvi. § 40.—L' uomo più eminente che ci presenta la storia del medi- co sapere, 1' uomo che i medici di tutte le nazioni e di tutte le età — 48 — acclamarono padre della medicina, Ippocrate, fu il fondatore ed il capo della scuola autocratica. Egli é degno di essere rilevato che la medicina prima del greco maestro considerata come arte con- sisteva in un rozzo empirismo, e considerata come scienza, era do- minata dai principii della scuola di Pittagorae di Empedocle che consistevano quasi in quelli del moderno Chimismo. Ippocrate am- mise bensì che l'osservazione dei fatti é il fondamento della medi- cina, ma associando il ragionamento all' osservazione clinica, stu- diando i casi particolari, generalizzando per analogia di malattie e di effetti, confrontando e ravvicinando le ipotesi teoriche coi ri- sultati dell' osservazione, fondò il dogmatismo medico, fondò ciò che può chiamarsi il metodo e la Filosofia dell' arte, fondò l'empirismo razionale. Egli introdusse nel suo sistema delle ipotesi, qual' é la dottrina dei quattro elementi che prese da Eraclio, e quella che gli appartiene della forza conservatrice e medicatrice della natu- ra, ma sempre ebbe cura di ravvicinarle colla osservazione pratica, sempre fece di conciliare la esperienza ed il ragionamento, sempre fu fedele al vero metodo del razionale empirismo che consiste nell' accertare dapprima i fatti, poi ragionare sulle loro conseguenze; sempre nelle incertezze o della teoria o dell' esperienza si attenne fedele al supremo criterio di ciò che giova e di ciò che nuoce. Il principio sintetico della scuola Ippocratica quello che tutta com- prende e compendia la sua Dottrina consiste nel principio dell' au- tocrazia, attività, potenza della natura vivente di conservare l'or- ganismo nello stato sano come nello stato morboso. Farò qui os- servare che con questo principio dottrinale, Ippocrate formò la prima opposizione alla scuola automatica degli antichi chimisti: fon dò la prima scuola autocràtica riprodotta poi in forme diverse da- medici eminenti Areteo, Galeno, Vanlelmont, Stahal, Baglivi, Bor- deu, Cullen: che questo medesimo principio gli inspirò uno spirito di esatta osservazione, una sagace investigazione delle sofferenze, dei bisogni, delle tendenze dell' Economia vivente, perciò delle cause interne, dell' andamento dei morbi, e dei modi con cui la na- tura lotta, resiste, e si riordina degli interni disordini. Che questo principio sintetico gli ispirò le regole della più giudiziosa e ragio- nevole terapeutica, studio delle cause, studio delle relazioni tera- peutiche, studio di ciò che giova e di ciò che nuoce, studio delle spon- tanee e critiche terminazioni dei morbi, rispetto alle forze dell' economia inferma, e stabilito che—medicus naturce minister et in- terpres quid quid meditetur et faciat si naturce non obtemperat naturce non imperai. Il grande principio dell' Attività vitale o dell' auto- crazia di natura forma dunque l'anima della Riforma Ippocratica cotanto, che senza di esso né avressimo il modello che ci lasciò di — 49 — esatta osservazione clinica, né quelli di eccelenti monografie, né quello di un ragionamento induttivo fondato sui fatti, né finalmen- te luminose, semplici, ed utili regole di Terapeutica. Adunque tan- to la bontà del suo metodo come quella de suoi principii che furo- no l'ammirazione dei medici e formarono la scuola più rispettata, si attengono alla sintesi escogitata da Ippocrate, all' autocrazia del sistema vivente nello stato fisiologico e nel morboso. § 41.—La storia delle scienze ci dimostra una certa tendenza del- lo spirito umano d'innovare piutosto che perfezionare, di opporre piutosto una scuola nuova ad un' antica, che perfezionare una buo- na già esistente. E difatti già la scuola medica di quest' uomo straordinario avea eccitato l'ammirazione dei contemporanei e dei posteri, e dato alla storia dell' arte i nomi illustri di Polibio, Diocle, Prassagora, Crisippo, Erasistrato, edErofilo, quando la setta empi- rica della famosa scuola d'Alessandria tentò cangiarne il metodo, e sostituire il mero empirismo al Dogmatismo Ippocratico. Pure quat- tro secoli dominò la scuola Ippocratica a malgrado gli sforzi degli empirici fino a che comparve la scuola metodica di Asclepiade di Temisonee di Tessalo. Questa scuola può riguardarsi come l'antico dinamismo, e sta all' autocrazia del gran Vecchio di Coo come le dottrine meccaniche di Borelli e di Bellini, o le dinamiche di Bro- wn e di Darwin stanno al vitalismo di Stahal, di Vanhelmont, e di Bordeu. Il corpo vivente non é che un composto di atomi e di po- ri: lo stato di perfetta salute consiste nella proporzione fra il dia- metro dei pori e la qualità degli umori che vi passano, e ne esala- no. Da vizi e da difetti de solidi e de meati nascono le-malattie, varie di forme e di apparenze secondo le differenze delle parti, e il grado delle alterazioni. Due forme generali delle malattie il la- xum e lo strictum, l'apertura e lo stringimento dei pori conduce- vano a due generali vedute pratiche di rilassare o intonare. I me- todici si proposero la ricerca delle cause prossime delle malattie, ma questo lodevole proposito era reso sterile di pratica utilità quando tutta la Nosologia e la Terapeutica erano ristrette ad un' arido dualismo. Cosi se fu filosofico lo scopo dato alla medicina di conoscere ciò che le malattie hanno di comune e di trattarle con regole generali, fu erroneo per altra parte l'aver trascurato ciò che desse hanno di specifico e di particolare, e ridurre poi a due sole classi, e a due sole regole tutta la Patologia e tuttala pratica. Cosi se fu utile distinguere le malattie acute dalle croniche, e ammet- tere differenze patologiche origine di certi rapporti temporali, fu erro- nea la sistematica inflessibilità del metodo per cui niun conte te- neasi o della differenza degli organi affetti/o delle particolari cir- costanze degli ammalati. Che se cotesti principii di Temisone e 8 — 50 — di Asclepiade corrispondono col moderno dinamismo, l'importante addizione di Tessalo la metasincrisi corrisponde allo stato di turba- mento che i moderni vollero significare col concetto dell'irritazio- ne. Lo spirito adunque della scuola metodica é interamente auto- matico, e ciò risulta non solo dall' avversione e dal disprezzo che i campioni di questa scuola mostrarono verso d'Ippocrate i cui libri chiamavano meditazion della morte, non solo dal negletto studio delle crisi, e di una esatta osservazione della natura; ma risulta so- pratutto dal supremo principio che fa consistere le malattie non in una lotta della natura contro le cagioni morbose, ma nell' altera- zione delle condizioni fisico-organiche di nostra machina, e risul- ta dall' inspirata speranza che nei mezzi adoperati dall'arte sia la ragione unica della guarigione, e possa il medico a talento inmuta- re le condizioni fisiche dell' organismo senza studiare le tendenze, i bisogni della natura e secondarli. In una parola intanto questa scuola é diversa di spirito e di precetti da quella del Greco maes- tro che pretende e consiglia di dominare le forze della natura, e co- mandarle, mentre la scuola autocratica insegna tutto il contrario. § 42.—Benché la scuola metodica fosse semplice e seducente nei suoi principii e nelle sue regole, benché fosse gradita all' orgoglio umano inspirandogli la fiducia di poter dominare a talento l'auto- ma vivente, benché non esigesse dal medico tanta severità di osser- vazione, e tanto rispetto delle forze organiche come la scuola del Vecchio inmortale; pure non fu lungo il suo regno. Ben presto na- quero da essa la setta ecclettica proposta da Archigene per racco- gliere e sciegliere ciò che tutte le scuole mediche potevano offrire di utile e di vero, e la setta pneumatica escogitata da Ateneo la qua- le sostituendo ai quattro elementi le quattro corrispondenti quali- tà, e ammettendo la sovrana influenza del pneuma o spirito o for- za vitale che penetra e conserva tutti i corpi, e alle cui affezioni si debbe l'origine della maggior parte delle malattie, non fece qua- si che riprodurre in una forma nuova i principii ed il piano della scuola di Coo. A questa setta che precorse da vicino il Galenismo appartiene uno dei primi medici antichi l'inmortale Areteo. Dei medici che si segnalarono nella scuola metodica la storia non ri- porta che i nomi di Asclepiede, di Temissone, di Tessalo, di Sorano, di Celio Aureliano. Celso il gran medico romano benché fosse con- temporaneo de metodici, fu ne suoi principii completamente ippo- cratico. Spettava all' ingegno smisurato di Galeno la gloria di estende- re e di completare la ristorazione Ippocratica appena dai pneuma- tici incominciata.—"Percorrendo la storia dei medici antichi é fa- cile vedere che pochi fra medesimi possono reggere al confronto — 51 — "di Galeno. In tutta l'antichità il solo Ippocrate può contrastargli il "primo luogo; ma entrambi riunivano in loro dei pregi esclusivi e "distinti. Ippocrate dotato di mente giusta e profonda possedeva "in eccessivo grado il talento dell' osservazione; Galeno di genio "brillante e vasto sopra pochi fatti inalzava teorie e ragionamenti. "Ippocrate più savio e giudizioso seguiva passo a passo gli anda- "menti della natura; Galeno inpaziente di giogo più libero e auda- "ce voleva assoggettarla all' ardente suainmaginazione; Ippocra- "te ad una grande sagacità accopiava la più solida e sana dottrina; "l'estenzione dei talenti era in Galeno accompagnata da una pro- digiosa varietà di cognizioni. Entrambi erano animati dal più fer- voroso zelo per gli avanzamenti della medicina, ma in Ippocrate "aveva per mira il solo bene dell' umanità, in Galeno era subordi- nato alla passione della gloria."—-A malgrado queste differen- ze nel carattere e nel genio di questi due uomini eminenti può dir- si che.—-"Questo genio trascendente ed universale surse per rein- "tegrare il dogmatismo Ippocratico nel pristino stato, ed erriger- "si in legislatore della Medicina. Con uno spirito meno libero ed "attivo Galeno si sarebbe arrestato a commentare Ippocrate e ad "illustrarne la Dottrina. Ma egli non poteva del tutto assogget- tarsi ad un' impiego puramente servile. Egli é vero che si at- tenne ai dogmi Ippocratici, ma alla maniera di un degno discepo- lo emulo e rivale della gloria del maestro. I libri del Vecchio di "Coo contengono in se il germe del Galenismo, ma non era possibi- "le che quella Dottrina ristretta e limitata modellandosi sul vasto "e penetrativo ingegno di Galeno non aquistasse una forma più am- "pia e incircoscritta. Infatti la sua dottrina intorno ai solidi é la "stessa di quella d' Ippocrate sopra l'organismo ossia sulle facoltà "sensitive ed attive degli organi regolate dalla natura si nello sta- "to di sanità che di malattia, e pei fluidi ammettendo egualmente "i quattro umori e le quattro qualità, l'estese a tal segno e ne uni- "versalizzó sifattamente le applicazioni che a norma di esse spie- gava la natura e l'origine di tutte quante le malattie non solo ma "le proprietà eziandio dei corpi naturali e le virtù dei rimedii. Per "la pratica segui più strettamente i principii essenziali d'Ippocrate, "limitandosi a dilucidarli e confermarli colle scoperte eosservazio- "ni posteriori. Qual meraviglia poi che le di lui opere cariche de "venerati spoglii dell' antica medica sapienza, e comparse alla lu- "ce in tempi barbari ed oscuri, siano stati gli oracoli dell' Europa "per tanti secoli?" (1) § 43.-—La scuola di Galeno che fu evidentemente una forma del dogmatismo Ippocratico dominò sola fino all' epoca del risorgimen- ti] Scuderi Introduz. alla Storia della Medicina. — 52 — to delle scienze, e i pochi nomi illustri che comparvero in questo lungo periodo segnalato dalle tenebre dell' ignoranza e della bar- barie, rarinantes ingurgite vasto Oribasio, Aezio, Paolo d'Egina, Al- essandro Tralliano, Tralles, Palladio. Teofilo, Stefano Ateniese, Nonno, Simeone d'Antiochia, Michele Psello, Demetrio Pepagome- no, Mirepso ed Attuario furono seguaci del gran Pergamese. Gli Arabi stessi che furono benemeriti del medico sapere come che ne furono i depositarli per alcuni secoli, che v' introdussero la Chi- mica, e varii trovati di farmaceutica e di Chirurgia, furono seguaci e cementatori delle Dottrine Galeniche. Ne tutto allora fu nondi- meno profonda inmobilità e servile comento: già Curzio, Brissot. Ingrassia attaccarono con veemenza l'inane Dottrina e le sotti- gliezze degli Arabi, e già una scuola nata in Italia e ricca dei nomi de Marziani, Settàla, Calvi, Mercuriale, Cornaro, Fernelio, Fores- to, Lomio, Sennerto, Platero, Foes, Linacre, Dureto, Jacot, Houl- lier, Baillou imprende di ritirare la medicina dalle vanità teoriche di Galeno al severo empirismo del Vecchio di Coo. L'applicazione della Chimica alla medicina fatta dagli Arabi, lo studio della al- chimia e della Chimica in cui si segnalarono Alberto il grande, Ruggiero Bacone, Guglielmo di Saliceto, Arnaldo di Villanuova. Raimondo Lulli, e Basilio Valentino preparavano una vera rivolu- zione contro la vecchia scuola autocratica. Essa fu cominciata da Paracelso che la segnalò pel più inverecondo disprezzo pei primi luminari della scienza, e pei deliri! della più bruta e sregolata fan- tasia, applicando la alchimia, la magia, e l'astrologia alla medici- na, introducendovi un gergo strano ed inintelligibile, e sostituen- do ai dettami della scuola greca un' ammasso d'ipotesi gratuite e insussistenti. E fu estesa e compiuta da tre uomini eminenti Van- helmont, Silvio de la Boe, e Willis, i quali riguardarono tutte le operazioni della vita sana e morbosa come altre tanti fenomeni della Chimica comune. Egli é ben vero che Vanhelmont ammet- tendo il principio autocratico dell' archeo, e Willis ponendo tanta attenzione al primato dell' azione nervosa nell' economia della vi- ta, incaminavano la medicina verso i principii del vitalismo Ippo- cratico. Pure il dar cotanta importanza alle azioni chimiche, il non vedere nelle malattie che predominio di principio acido od alcali- no, che fermentazioni effervescenze e molteplici acrimonie, fece si che in vista di siffatte idee teoriche si abbandonasse nelle più co- muni malattie quel metodo temperante di cura eh' era stato accre- ditato dall' esperienza, che si ad'dottasse il metodo allessifarmaco ed i rimedii chimici i più violenti e colle vedute più strane, che si dispregiasse la Dottrina delle crisi, e perfino la paziente osserva- zione della natura. Che se la scuola chimica é pur benemerita della — 53 — Medicina per avervi introdotto l'uso di rimedii attivi, l'opio, il mer- curio, l'antimonio, il solfo, il ferro ecc. e diretta l'attenzione sopra certe alterazioni degli umori bile, urina, umor pancreatico, calcoli ecc. ed' uopo confessare che guidata dai principii della scuola au- tomatica che riguarda la vita sana e morbosa il gioco di certe for- ze comuni e inspirala speranza di maneggiarle a talento; ha tra- volto la pratica antica, ha negletto l'osservazione clinica, ha sug- gerito precetti di terapeutica violenta ed inoportuna. Il perché dirò con Scuderi "per riguardo alla pratica si può rimproverare ai "Chimici che il metodo di cui si valevano tendeva niente meno che "alla distruzione della vera scienza, dappoiché è cosa notissima che "le loro mire erano dirette a troncare sulla prima loro comparsa le "malattie coi rimedii i più violenti ed intempestivi, senza darsi ve- "run carico dell' infinita varietà delle circostanze che ne diversifi- "cano la natura ed esiggono in consequenza un differente proporzio- "nato trattamento. Ad un medico e ragionato regolamento i Chimi- "ci avrebbero sostituito un pericoloso ed improvido empirismo. Quin- "di il sovvertimento della Dottrina della natura, delle cagioni e dei "segni delle malattie, e l'uso dei rimedi specifici ed arcani tanto con- "trarii ai principii della vera medica Filosofia." § 44.—'Benché i Chimici sovvertissero la Fisiologia e la Patolo- gia pure non riuscirono a sovvertire interamente la pratica antica. É"n medico insigne che avendo seguitato i principii ed il metodo del Greco maestro meritò il nome d'Ippocrate Inglese, Tommaso Sydenam oppose una splendida resistenza alle pericolose chimere degli Iatro-chimici, e avviò di nuovo i medici traviati sul sentiero della scuola autocratica. Questo avviamento fu segnalato in Inghil- terra dai nomi illustri di Huxam, Pringle, Mead, Morton, Friend, Gregory, Hunter, Cullen, ecc. e dura pur oggi nel carattere gene- rale dei medici Inglesi. Ciò che Sydenam fu in Inghilterra, Gior- gio Baglivi fu in Italia, e sebbene nel fondare la Dottrina del soli- dismo addottasse alcuni principii della scuola metodica, pure fu se- guace cotanto in pratica della scuola Greca che ottenne il glorio- so titolo d'Ippocrate Italiano. E quantunque il gusto della scuola Ippocratica fosse già nato in Italia per opera di Marziano, Calvi, Mercuriale ecc; pure Baglivi lo mantenne e Tacerebbe, e ne segui- tarono le tracce gloriose i Torti, Ramazzini, Lancisi, Sarconè, Mor- gagni, Borsieri, e quanti poscia onorarono la Medicina Italiana. Egli é singolare il fatto che il risorgimento delle scienze il quale suggeriva di applicare le nuove conoscenze umane alla scienza or- ganica guidasse i medici a quasi tutte le forme possibili della scuo- la Automatica, e gli deviasse dai semplici ed altronde rispettati principii dell' Autocrazia Ippocratica. Infatti mentre Vanhelmont, — 54 — Silvio de la Boe e Willis proponevano un' interpretazione chimica della vita, Cartesio e i suoi seguaci riproducevano quasi i principii della scuola Metodica combinandovi pur quelli degli Iatro-chimi- ci; i meccanici di cui furono capi Alfonso Borelli e Lorenzo Belli- ni tentarono un' interpretazione dei fenomeni vitali mediante le leggi della meccanica, e i calcoli della matematica. Son notii prin- cipii e lo spirito della scuola Meccanica, é noto che le mirabili sco- perte fatte nell' anatomia sopratutto quella dei vasi lattei e la cir- colazione del sangue indussero i medici di questa epoca a stabili- re che un' azione un movimento continuo, la perenne circolazione dei fluidi, e la reazione dei solidi preservanti il corpo dal disciogli- raento e dalla morte costituiscono i fondamenti della vita e della salute, e che tutto ciò che tende a disturbare questo moto e ad ar- restare questa circolazione, ed impedire la reazione dei solidi ten- de al disordine della salute e alla distruzion della vita. E' noto che sedotti da certa analogia di fenomeni riguardarono la machi- na animale governata dalle medesime leggi fisiche di tutti gli al- tri corpi della natura, la considerarono una machina meccanico- idraulica. Tutti gli ordigni della nostra economia maravigliosa gli riguardarono come altretante leve o cunei otroclee, canali, torchii, crivelli, coperchi, colonne, travi di una machina comune; pretese- ro poterne calcolare le forze e i movimenti colle ciffre della ma- tematica e di avere portato la Medicina al livello delle scienze esatte, e di averla sottratta una volta alle tenebre dell' ignoranza, e all' incertezze dell' idealismo medico. In Teoria non si parlò che di forze motrici e di movimento, di resistenze, di moti accrescinti diminuiti o disordinati, e in pratica si addottarono alcune idee de metodici spiegando la virtù de rimedii per le proprietà meccani- che e sopratutto per la figura e conformazione delle particelle com- ponenti. Quindi si classificarono in astringenti, rilassanti, atenuan- ti, adensanti, deostruenti, temperanti, diluenti. A me non spetta criticare la Dottrina dei meccanici, già altri lo hanno fatto ed essa a malgrado dei nobili studi di quatro insigni Italiani, Borelli, Bel- lini, Castelli, Guglielmini, e di Bhoerhave che tentò di combinar- la col suo sistema ecclettico, appartiene oramai alla storia della scienza. Solamente io mi limito a rilevare che avendo i meccani- ci riguardato la vita come il prodotto di certe forze comuni, entra- rono nelle stesse vedute pratiche degli antichi metodici, e deviaro- no dallo spirito e dai precetti della scuola Ippocratica. A norma dei loro principii il medico faceva muovere a talento l'automa col toccar certi tasti e maneggiar certe forze moventi, la loro pratica si può riasumere nella sentenza di Brown—nunquam quiescendum, "nec naturoe quesine externis rebus nulloe sunt viribus fidendum," — 55 — § 45.—La Dottrina meccanica presentata in una forma cosi im- ponente e sostenuta da uomini di sommo ingegno fu addottata da tutte le scuole mediche di Europa. Pure ebbe il destino della scuo- la metodica e della chimica; fu breve il suo dominio; e presto le tenne dietro una restaurazione Ippocratica iniziata veramente da Vanhelmont, e compiuta dal Celebre Stahl. "Sebbene rigorosa- "mente parlando si possa considerar Vanhelmont come colui che "primo acennasse in termini espressi il grande ed importante prin- cipio che il corpo vivente possiede forze di una natura specifica "diverse da quelle che appartengono alla natura inanimata, pure vi "mescolò tanto misticismo e tanti errori che produsse ben poco "effetto sulle opinioni de suoi contemporanei. Era scorso quasi "mezzo secolo dopo la sua morte durante il qual tempo i medici ed "i fisiologi continuavano a diffendere le dottrine dei chimici e dei "matematici." (1) Stahl ha dunque veramente l'onore di avere ope- rato una ristorazione Ippocratica; egli respinse interamente i prin- cipii degli Iatro-chimici, e degli Iatro-meccanici, egli sulle tracce d' Ippocrate, de Pneumatici, e di Vanhelmont ammise un principio in- materiale, l'anima, che da il movimento e la direzione alla materia organica di se passiva ed inerte, che governa e conserva 1' econo- mia durante lo stato fisiologico, che costituisce lo stato patologico lottando contro le cagioni morbose. All' anima riferi non solamen- te le funzioni animali, ma le vitali pure e le naturali, e la ritenne non pure preveggente, saggia e conservatrice durante lo stato sano, me saggia e medicatrice e quasi sufficiente a se stessa nello stato morboso. Il perché se per una parte guidò i medici al metodo ip- pocratico di una saggia e paziente osservazione dei fenomeni, la sua terapeutica fu troppo aspettatrice ed inerte, e povera di atti- vità e di risorse. Non dissimulo io i difetti dell' Animismo Stahliano, convengo essere erroneo lo avere subordinato all' anima le azioni della vita organica, e perciò negletta una distinzione che non era sfuggita allo stesso Vecchio di Coo, e aver creduti i fenomeni della vita istintiva come appartenenti a un principio intelligente, e più erroneo ancora sia per la verità teorica che per la importanza pra- tica che questo principio intelligente basti a se stesso sia nell ar- monia della vita fisiologica che nel disordine della vita morbosa. Pure mi sembra lecito di affermare che 1' avere Stahl afferrato 1' idea principale d' Ippocrate cioè 1' autocrazia ed attività del siste- ma vivente, ha dato al suo sistema un non so che di semplice e gran- dioso che gli altri sistemi non ebbero, e sopratutto suggerì a Stahl lo stesso metodo di esatta osservazione—"Se la semplicità e la [1] J. Bostock. History of the Medecine. — 56 — "generalità (dirò dunque conScuderi) sonoi caratteri distintivi di "un gran sistema, é forza convenire che quello di Stahl merita a "questi titoli sopra tutti gli altri la preferenza. Un solo principio "lo regola, e pochi anelli intermedii bastano à concatenarne tutte le •parti.... Stahl partecipa con Sydenam del merito di avere ri chi a- "mato all' attenta osservazione degli andamenti delle malattie i 'suoi compatriota e coetanei incapricciati per le forinole e per la •farmacia tanto accreditata in quel tempo." (1) § 46.—La Dottrina di Stahl fu accolta con plauso da tutte le scuole mediche di Europa; già i medici abbandonavano i dettami de chimici e dei meccanici, e seguendo le tracce del Greco maes- tro cominciavano a studiare di nuovo la vita nella vita. E forse 1' animismo di Stahl spogliato de suoi errori, rettificato con più se- vero confronto coi fatti della Fisiologia e della Patologia sarebbe divenuto il sistema permanente di Medicina razionale, e avrebbe ottenuto la riconoscenza dei posteri se non sorgeva un' uomo straor- dinario di vasta mente e di profonda dottrina, Boerhave, che sde- gnando di commentare o rettificare le altrui dottrine, o persuaso for- se che nessuna scuola unilatere ed esclusiva é in grado di inter- pretare il maraviglioso, magistero della vita, proponesse il primo e più grandioso saggio di Medicina eccletica. "Dove 1' umorismo "d'Ippocrate e di Galeno, l'Atomismo di Asclepiade e di Carte- sio, il solidismo diTemisonee di Tessalo, il meccanismo di Bellini "e di Pitcairn, il Chimismo di Vanhelmont e di Silvio, contempera - "ti e addolciti gli uni con gli altri entrano tut',i più o meno nella "composizione del suo sistema."—Il quale se rimase nella storia medica come uno splendido monumento di un grand' ingegno, cad- de per altro e non potè reggere alla critica. Ne fu solamente Boe- rhave che si opponesse alla Riforma di Stahl. Hoffmann non sola- mente richiamò alcuni principii de Chimici e dei meccanici, ma attribuendo al sistema nervoso ciò che Stahl accordava all' in- flusso dell' anima e non ammettendo altri cangiamenti della fibbra motrice che quelli di atonia e di spasmo (dietro le tracce dell' Illus- tre Baglivi) pose le basi di quel solidismo, che può definirsi un meccanismo in forme fisiologiche, che elaborato poi da Glisson da Haller, e da Cullen, e finalmente da Brown e da Darwin divenne il dinamismo moderno. § 47.—Il sistema di Boerhave benché sostenuto da uomini emi- nenti come Gaubio, De Gorter, Van-svieten non durò lungamente. Una nuova restaurazione Ippocratica le succedette operata quasi simultaneamente in Francia dall' Illustre Bordeu, e in Inghilterra [1] Scuderi op. cit. — 57 — da Guglielmo Cullen. Son noti i principii della medicina organica dalla quale se Bordeu escluse i dogmi dei chimici e dei meccanici respinse egualmente 1' ingerenza dell' anima voluta da Stahl: Ogni organo del nostro corpo possiede un' azione e vita particolare dal concorso delle quali risulta l'azione o la vita generale; l'armo- nia di queste azioni fra loro e colla generale costituisce lo stato di sanità, e lo sconcerto quello di malattia. Il grado di azione o pre- dominio degli organi è cagione delle differenze individuali e do temperamenti. Il senso ed il moto sono i due supremi e generali poteri della vita, tutte le funzioni vitali e naturali partecipano dell' uno e dell' altro. Il senso ha il primato nell' Economia, egli é più esteso, e il moto vi é subordinato. Bordeu tenne conto dei consensi, delle azioni periodiche degli organi, e dell'influenza che ha ciascheduno sulla vita generale, da onde provennero le sue idee originali sul polso e sull' infiammazione. Ammise tre grandi centri della vita cervello, cuore, e stomaco, che chiamò il triumvirato del sistema vivente. In Patologia Bordeu addotto le idee generali d'Ippocrate e di Stahl sulle forze della natura, sostenne la stra- na opinione di Lacase che riponeva nella primitiva lesione e disar- monia delle forze epigastriche l'origine del maggior numero di ma- lattie, opinione che forse fu il fondamento della scuola Broussais- siana. Ei contemplò i cangiamenti dei solidi e sul fare dei solidis- ti non parlò che di oscillazioni, spasmi, irritazioni, rilassamenti, ato- nia, e poco si curò delle alterazioni dei liquidi che ridusse o a pri- vazione del succo nutritivo o allo sviluppo di un principio acido. Egli nella Terapeutica sostenne ed ampliò il dogma Ippocratico che il medico non può avere impero alcuno sulla natura ma dee dipen- derne, e non interromperla nelle sue operazioni non dovendo rie- correre ai soccorsi dell' arte se non in deficienza degli sforzi salu- tari della natura. Con queste idee, alcune erronee, altre buone ori- ginali e importanti non fa meraviglia che la Medicina organica ab- bia avuto partigiani distinti in Francia non solo ma nelle altre parti di Europa, e che da essa muovessero gli studi de Fisiologi Fran- cesi Bichat, Richerand ecc. e la scuola patologica di Broussais; o fu sventura che il Dinamismo di Brown deviasse i medici moderni dall' opera di perfezionarla. $ 48.—Somigliante Restaurazione Ippocratica imprendeva in In- ghilterra Guglielmo Cullen, il quale si mostrò uno dei medici più eminenti sia per la importanza de suoi principii come per 1' eccel- lenza del metodo filosofico. Sulle tracce deisolidisti egli riguardò le forze vitali inerenti al sistema nervoso senzienti e motrici 1' ori- gine di tutte le funzioni secondarie tanto nello stato sano come nello stato morboso. Quindi tutte le cause che alterano o le condizioni mec- 9 — 58 — caniche dell'organismo o le vitali danno luogo allo stato morboso. I poteri vitali sono ordinati di modo che tendono a mantenere la machi- na animale in uno stato perfetto quando le sue azioni procedono natu- ralmente. Quando sopraviene alcuna irregolarità per qualche cau- sa interna od esterna il principio indipendente e vitale che é una proprietà del sistema basta per ripristinare V economia nella sua condizione normale ove la lesione morbosa non fosse eccessiva. Questa vis medicatrix natura é inerente ai solidi organizzati. Da questi principii ne discendeva la importanza delle cagioni prossime delle malattie perché il medico conosca i bisogni della natura, e sappia la dottrina delle indicazioni. Egli é agevole di riconosce- re 1' influenza che siffatti principii doveano avere a render sempli- ce e filosofica la Patologia e la Terapeutica, e a suggerire il miglior metodo di osservazione. Che se i suoi principii fisio-patologici fu- rono inessatti o incompleti, o ad ogni modo furono abbandonati al- la comparsa del Brownianismo, Cullen fu per altro cosi eminente per la critica, e per la giustezza e severità del metodo induttivo, che la direzione che ha impresso nel carattere e nel metodo della pro- pria nazione, dura tuttavia. § 49.—Da questa rapida ma veridica revista della storia medica risulta evidente che non é già 1' umorismo e il solidismo, il chimis- mo e il meccanismo, la setta empirica o la dogmatica che alterna- mente si succedettero e dominarono nelle scuole; ma bensì che tutte quante le Dottrine mediche si possono ridurre a due soli e grandi sistemi: 1' uno che ammette la distinta esistenza dei poteri vitali, la disposizione loro a conservare e riordinare 1' economia, 1' autocra- tica attività della vita, e il dovere del medico di studiare i bisogni della natura e secondarli; ed é questa la scuola autocratica fondata da Ippocrate, seguita dai Pneumatici e da Galeno, poi da Stahl, da Bordeu e da Cullen, e da tutti i sommi clinici che furono nel metodo e nei principii terapeutici Ippocratici. L' altra che consi- dera le forze ed i fenomeni della vita come il prodotto delle gene- rali forze della natura, che riguarda 1' economia vivente come un' automa, e si lusinga di farlo agire a talento col maneggiar le mede- sime forze; anzi le crede incapaci senza 1' opera del medico di ope- rare la conservazione dell' economia; e si può chiamare la scuola au- tomatica precorsa dagli atomisti, fondata dai metodici, seguita dai chimici, dai meccanici, dai cartesiani, dai chimisti e dinamisti mo- derni. Risulta evidente del pari che questi due grandi sistemi da Ippocrate fino a Brown si sono fatti una guerra irreconciliabile, e alternamente dominarono nelle scuole, che chiunque ha intrapreso alcuna forma della scuola automatica, ha vilipeso Ippocrate o lo ha passato in silenzio; prova i metodici, Paracelso, Rasori; e chiun- — 59 — que ha trattato di combattere alcuna forma della scuola automati- ca ha invocato i principii ed il metodo del Greco inmortale; ne sia- no prova Galeno, Stahl, Baglivi, Sydenam, Bordeu, Cullen. Ri- sulta altresì che la scuola autocratica ebbe più lungo e durevole regno della scuola opposta, e vi appartengono i nomi più eminenti che presenta la storia, sopratutto i migliori medici pratici. Ed in- vero anche Boerhave ed Hoffmann e Gaubio e Degorter e Vans- vieten, e Dehaen, e Quarin, e Stohl, eLieutaud, e Sauvage, e Lan- cisi, e Torti, Ramazzini, e Sarcone, e Morgagni e Borsieri, e Gian- nini, e Udebrand, e Tissot, e idue Frank, e Zimmerman, e Spren- gel, e Hufeland che o furono eccletici o alcun poco parteciparono delle teorie dominanti, furono in fondo per le principali massime e pel metodo Ippocratici. La scuola autocratica da Ippocrate fino a noi ha stabilito V attività del sistema vivente piutosto come un fatto sperimentale che come una sintesi scientifica: essa perciò non ha determinato ancora le leggi di siffatta attività, le condizioni per le quali manifesta o i fenomeni della salute o quelli della malattia, ne se dessa sia una forza arcana e particolare, o un' attributo dei generali poteri della vita. E appunto perché 1' attività vitale é un fatto sperimentale, la scuola automatica ha tentato sempre invano di respingerlo annullarlo o dissimularlo, e tutti i suoi sforzi di spie- gare i fenomeni della vita colle leggi generali della natura, di ri- durre 1' economia vivente a un' automa di forze comuni, furono fino ad ora infruttuosi. Ora se risulta dalle esposte considerazioni che le varie forme di dottrina medica moderna si riducono a due soli insegnamenti il di- namismo e il chimismo; che queste due scuole lungi dall' essere op- poste una all' altra e condurre a risultati pratici differenti sono due forme diverse della stessa scuola automatica, entrambe ins- pirate dalla medesima Filosofia, entrambe aventi per base e per sintesi la Passività della vita, entrambe riguardanti 1' organismo un' automa o di libbre che si lascia muovere o di molecole che si lascia formare; è evidente che la moderna medica filosofia che di- rige la Fisiologia, la Patologia e la Terapeutica, é affatto au- tomatica e perciò in opposizione a quella scuola vitalistica ed autocratica che fondò il gran Vecchio di Coo, e a cui appartengono i medici più eminenti nella storia dell' arte. Or s' egli è vero cne opinionum comenta delet dies natura iudicia confirmat, se alcuna autorità aver deve sull' animo nostro il concorso di tanti uomini grandi che a malgrado della differenza di tempi e dell' influenza di teorie dominanti convennero pure in certi principii del vitalismo Ippocratico, se é vero ancora che i teoristi moderni non seppero interpretare ne conciliare coi principii del chimismo e del dinamis- — 60 — mo i fatti dell' osservazione moderna; se é vero (come farò vedere a suo luogo) che questi accennano alla sintesi autocràtica, posso ed oso affermare col sentimento della più profonda e piena convinzio- ne: La Moderna medica Filosofia e fuori del migliore sentiero. § 50.—Quanto ho esposto più sopra intorno allo stato della Medicina moderna; e sull' insufficienza delle dottrine conosciute a costituire una solida ed utile dottrina della vita, (1) e sullo spirito automatico delle due teorie dominanti il dinamismo e il chimismo e perciò contrario alla scuola più autorevole di medicina, sull' im- portanza, utilità e possibilità della teoria medica, conduce a deter- minare i bisogni scientifici dell' epoca nostra, e a dimostrare la opor- tunità di una radicale riforma nella filosofia medica, di una nuova razionale coordinazione delle cose mediche, che in mezzo all' anar- chia delle opinioni, e nella confuzione e imbarazzante richezzadi tanti materiali empirici, trovi o metta un' ordine permanente; e sol- levi una volta la Medicina alla sublime dignità di scienza, e gli dia Ja sicurezza e 1' efficacia di un' arte sperimentale. Questi bisogni sono 1° Una Dottrina della vita, che formi della Fisiologia e della Pa- tologia una scienza unica ed indivisa, che si proponga di coordina- re non solo i fatti fisiologici e patologici ma indaghi e determini le cause le condizioni le leggi dello stato sano e dello stato morboso. Egli é dai fatti della Fisiologia che si dee ricavare la sintesi indut- tiva intorno la natura delle forze vitali e delle condizioni supreme della salute. Egli é dai fatti della Patologia, fenomeni morbosi dell' economia vivente posta a conflitto con certe cause nocive, che si dee ricavare la conferma dei principii suddetti. E il bisogno di una nuova Dottrina della vita che coordini ed interpreti i fatti dell' an- tica e della moderna osservazione non solo si fa sentire per la in- sufficienza delle teorie conosciute, ma per 1' anarchia delle opinio- ni e dei metodi nella medicina pratica, per la mancanza di fede cli- nica, e per la medesima ricchezza e abondanza de'materiali empirici che vennero accumulati. [1] Mi compiaccio di trovarmi d' accordo, in una conclusione tanto grave, coli' opi- nione dell' Illustre Palloni: "....Il vero sistema melico non esiste ancora.... la Dottrina Ippocratica, la Boerah- "viana, la Browniana, la Italiana, la Fisiologica non si possono considerar per adesso "che come semplici collezioni più o meno metodiche di fatti e dì opinioni cui si é volu- 'to dare un ravvicinamento ed una concatenazione che si onorò del nome di sistema, "che si rassomigliano tutti per quelle verità pratiche già consacrate dal tempo et quce ''non delet dies sed confirmat e diversificano queste nel modo con che sono state in* "terpretate, nei principii (o per tali considerati) da cui sono partiti i loro autori analo- "ghi alla Filosofia, ed alle nozioni fisiche del secolo in cui vissero, in quelle verità che "é riuscito loro di afferrare, nell' ipotetico che vi é stato aggiunto, enell' ordine con 'che il vero ed il falso sono stati collegati ed esposti, e nelle diverse denominazioni con "cui sonoai voluti distinguere."—Palloni. Sullo Stato attuale della Medicina. — 61 — Una completa Dottrina della vita o queste Istituzioni di Medicina Teorica sodisfaranno un' altro bisogno dell' epoca nostra IP La No- sologia o la classificazione filosofico-clinica (o diagnostica) delle ma- lattie. Abbiamo due maniere di Nosologia, 1' una che classifica le malattie per la loro somiglianza nei sintomi, e le divide in febbri flemmassic, profluvii, ritenzioni, cachessie, nevrosi ecc. e può dirsi Nosologia sintomatica. Un' altra che divide le malattie secondo le supposte differenze nell' intima natura di esse perciò in steniche, od asteniche, o di diatesi putrida, plastollica, urica ecc. secondo le vedute patologiche da cui è diretta, e può dirsi Nosologia siste- màtica. Pure i sintomi non costituiscono le malattie ma ne so- no effetti e contrasegni, e le ammesse fin qui alterazioni de soli- di o do liquidi riconoscono piutosto una induzione teorica che clinica. Abbiamo veramente nelle classiche opere di Medicina Pratica un buon numero di diagnosi belle e fatte od anche gli elementi per farle. Pure non esiste una Nosologia filosofico- clinica eh' io volentieri chiamerei diagnostica, che si proponga di coordinare i morbi per ciò che hanno di essenziale (le cau- se prossime); che studii le relazioni delle cause remote, dei sin- tomi, delle alterazioni anatomiche, e degli effetti dei rimedii colla causa prossima o condizione essenziale delle malattie; che insom- ma classifichi delle diagnosi veramente complete, dei morbi vera- mente individui. Egli è già triste e mortificante che nell' esercizio della medicina s' ignori ancora e perciò si disputi intorno alla na- tura delle febbri e delle infiammazioni malattie le più comuni; ma é ben più triste e mortificante ancoraché non si conosca una febbre periodica e si confonda con una remittente, che passi inosservata una flemmassia, e s' ignorino i caratteri per cui si distingue da qualsiasi altra malattia. E non é meraviglia che questa Nosologia finor non esista perché la diagnosi delle singole malattie non è pura opera dell' uomo che osserva, ma altresì dell' uomo che combina che con- fronta, che ragiona; la diagnosi richiede l'aiuto dei sensi però essa stessa é 1' opera del ragionamento. E perché esista una classifica- zione dei fatti Patologici completi per i rapporti loro veri di iden- tità e di analogia d' uopo é che una severa filosofia medica inda- ghi ciò che le malattie hanno di essenziale (le cause prossime), e insegni la importanza delle relazioni che hanno con esse le cause re- mote i sintomi e gli-effetti de rimedii per costituirne de fatti clini- ci individui e completi. Pertanto s' eglié dimostrato che le Noso- logie sintomatiche classificano apparenze, effetti, astrazioni, semi- fatti non fatti completi, che le sistematiche classificano ideate alte- razioni dei solidi e dei liquidi non verificabili dall' osservazione clinica, che una Nosologia diagnostica manca, forse perché manca la — 62 — Filosofia medica che la stabilisca, é questa un supremo bisogno pel medico come patologo e come pratico seppure é vero che la scien- za e 1' arte debbono fondarsi sopra fatti completi non sopra fatti dimezzati e bastardi; se é vero che la coordinazione e classificazio- ne dei fatti é un vero bisogno della mente, e dell' arte. § 51.—Le Istituzioni di Medicina Teorica sodisfaranno a un' al* tro bisogno dell' epoca nostra 111° La Patogenia ossia lo studio sul- la natura e origine dei morbi, sul meccanismo dei processi morbosi. In una scienza cosi difficile e delicata come é la scienza dei morbi dove cause nocive, fenomeni morbosi, successioni, complicazioni s' incatenano d' un modo inestricabile, dove le circostanze diverse di temperamento, età, abitudine ecc. cangiano notabilmente V influen- za delle esterne potenze nocive e terapeutiche, e la manifestazione delle malattie, il medico pratico non ha mai luce abbastanza che gli rischiari il difficile e intricato sentiero della Clinica, ne spesso gli basta la migliore Nosologia, e per procedere fermo e sicuro in mez- zo alle difficoltà della pratica ha bisogno di conoscere la Patoge- nia dei morbi, la natura ed il meccanismo dei processi morbosi: per- ché a renderci fermi ed audaci nell' esercizio dell' arte sovente non basta il saper ciò che giova, ma d' uopo é saper perché giova. Ta- luno forse chiamerà temeraria la mia affermazione, altri la dirà una verità umiliante, pure non esito nell' asserire che manchiamo di una solida e sodisfacente Dottrina delle malattie, di una buona Patoge- nia. Ed infatti non solamente le più rare e le più oscure malattie come é il diabete, l'epilessia, il cancro ecc. ma le febbri e le infiam- mazioni che sono le più comuni nella pratica medica, che sono ric- che di fatti ed anche di osservazioni anatomiche, che hanno costa- to studii enormi, non hanno ancora una sodisfacente teoria. Eglié un fatto che all' interpretazione del processo febbrile ed infiamma- torio furono applicate tutte le Dottrine mediche che si sono succe- dute, ma nessuna teoria della Flogosi é stata presentata finora che solamente si fondasse sul ravvicinamento e sul concorso dei meri fatti al processo febbrile e flogistico relativi. Ignoriamo dunque finora perché certe cause producono piutosto le flemmasie e le feb- bri che altri morbi, perché certe circostanze le favoriscano,perché siano independenti dalle cause occasionali, perché percorrano un certo periodo non troncabile dall' arte, perché si mostrino con cer- ti fenomeni, perché producano certi effetti sulle parti esuli' univer- sale, perché alterino in certi modi i tessuti, perché diano luogo a dati fenomeni consecutivi, perché in certe condizioni, e con certo metodo curativo si risolvano. Eppure la Terapeutica non lascierà di essere empirica, di essere una triste e servile ratina fino a che tutti questi problemi non siano risoluti. Perché é precisamente la > — 63 — Patogenia che dichiarando la natura dei processi morbosi da al me- dico la ragione dell' arte e gli rivela i motivi perché certi mezzi piutosto che altri son valevoli a salvare 1' infermo, e corrispon- denti a dati bisogni terapeutici della natura. Ma che dico Empirica? * Piacesse al cielo che i modem] formica more qua congerunt et utun- tur fossero empirici nella cura dell' infiammazione! Ma chi non sa che la loro Terapeutica é inspirata non dal vecchio empirismo, ma dall' ingerenza di nuove teorie quasi a dimostrare 1' influenza o buona o funesta della teoria sulla pratica? Fondare una filosofica Patogenia sodisfarebbe un gran bisogno dell' epoca nostra perché il medico noD ha solamente il bisogno di coordinare i fatti della scienza ma quello altresì d'indagarne le riposte cagioni e le leggi, per avere le norme di agire in coerenza delle cause scoperte sull' Economia sofferente, perché quod in con- templatione instar causa est, id in operatione instar regula est. In tal guisa la Terapeutica sarebbe più semplice e libera di una ridicola polifarmacia, e sopratutto sarebbe razionale senza lasciar di essere empirica, perché appoggiata egualmente sull' osservazione e sull' induzione. La scienza de farmachi cesserebbe di considerare in as- tratto l'attività de rimedii, ma in relazione alle circostanze varie dell' organismo dalie quali la loro attività dipende; e subordinata alla Pato- genia cesserebbe di essere una scienza di astrazioni ma resterebbe mera storia naturale dei soccorsi dell' arte. La riforma dunque della Patogenia trarrebbe seco quella della Terapeutica la quale di- verrebbe non un cieco ma un razionale empirismo, sarebbe razio- nale però d' accordo coi risultati dell' universale esperienza, sa- rebbe semplice senz' essere sterile ed unilatere, e ricca di detta- gli di vedute e di risorse, senz' essere un caos inestricabile. § 52.—Se alcun valore hanno le esposte considerazioni sulla sto- ria della Medicina, sull' importanza della scuola Greca, e sullo spi- rito automatico dei due moderni insegnamenti il chimismo e il di- namismo, é un' altro bisogno dell' epoca nostra IV°. Far ritorno alla Sintesi ed al metodo della scuola Ippocratica. Ben so che questo ritor- no é stato tentato nella nostra medesima Italia da due preclari in- gegni Bufalini e Puccinotti; ma la stima eh' io loro professo non mi vieta di osservare che mal potea il Bufalini ricondurci all' abban- donato sentiero afferrando il solo umorismo d'Ippocrate, e sosti- tuendo un cieco e misterioso chimismo alla semplice e magnifica sin- tesi del Greco maestro: l'Autocrazia vitale; che mal potea il Puc- cinotti ricondurci sulle tracce del Vecchio di Coo tentando di con- ciliare, come egli lo ha fatto, dinamismo e chimismo, che hanno per base la.passività della vita; vale a dire un principio sintetico affatto opposto. Per afferrare di nuovo i principii inmortali della scuola — 64 — autocratica, bisognava non già conciliare il dinamismo e il chimis- mo, ma escluderli affatto ed abbandonarli, bisognava emanciparse- ne, e cercare altri principii ed altro linguaggio pur rispettando i fatti antichi e moderni, bisognava riprendere gli studi dei vitalisti anteriori, completare l'opera di Ippocrate, di Stahl, di Bordeu, di Cullen, sciogliere i problemi relativi alla natura dei poteri orga- nici, alle forze cosi dette conservatrici e medicatrici della natura, alle condizioni e alle leggi dello stato sano e morboso, e formare dell' Attività vitale fatto sperimentale nelle mani degli antichi vi- talisti, un principio sintetico comprensivo di tutta la scienza. Ed egli é pur degno della più seria nostra attenzione che i fenomeni tutti quanti della vita non solo, ma quei fatti stessi che furono 1' opera degli studi moderni, fatti che sono ammessi generalmente, le simpatie, le partecipazioni consensuali e le metastasi, l'attività delle azioni plastiche e delle secrezioni, gli istinti fisiologici e tera- peutici, la legge dell' abitudine, i fatti dell' irritazione, del con- trostimolo e della reazione organica, l'utilità del dolore, l'indipen- denza attività e corso neccessario dell' infiammazione e della febbre continua, le terminazioni critiche, il fatto de rimedii elettivi e del- la tolleranza ecc. non si sono potuti ne interpretare ne accordare colla Dottrina dell' eccitamento ne del chimismo organico, ed essi lungi dal comprovare la Passività Chimica o dinamica della vita, proclamano altamente, come dimostrerò a suo luogo, l'attività e 1' autocrazia della natura vivente. Non si creda per altro che men- tre io parlo di autocrazia e di attività vitale, io voglio ammetterla separata dalle conosciute proprietà vitali, e considerarla come un' efficacia distinta, come un genio che presiede alla conservazione or- ganica nel senso degli Ippocratici, e voglia richiamare l'animismo di Stahl, e sopratutto ritornare ad una terapeutica aspettatrice ed inerte. No. Ma i fatti che servirono alle interpretazioni, se si vuo- le erronee degli antichi Vitalisti stanno a suo posto pieni di verità e d'importanza, e mi sembra che ravvicinati ed interpretati di nuo- vo ci conducano al principio Ippocratico dell' Attività vitale, e ne fanno la vera sintesi di tutto il medico sapere, perché ad esso con- vergono tutti i fatti della scienza organica, con esso s'interpretano i fenomeni fisiologici e il magistero della vita patologica fin dove l'ana- lisi da adito all' induzione; da esso muove lo studio delle cause pros- sime e della natura de movimenti morbosi, da esso il metodo d'inda- gare i veri bisogni fisiologici e terapeutici dell' Economia vivente. § 53.—Questi quattro bisogni scientifici dell' epoca nostra sono talmente fra loro concatenati che non può sodisfarsene uno senza soddisfarli tutti, che una riforma trae seco tutte le altre, e cosi non si può ritornare alla Sintesi Ippocratica, senza un nuovo concetto ^ della vita, senza una nuova Dottrina; e senza di questa non si può sostituire alle vigenti una nuova Nosologia, una nuova Patogenia con nuovi e razionali principii di Terapeutica. Nelle scienze medi- che sperimentali Anatomia, Fisiologia ecc. si può trattare un tema qualunque separatamente dagli altri, e lo vediamo nei trattati spe- ciali, nelle monografie ecc; però trattandosi della parte razionale della medicina, trattandosi di una generale sintesi della vita, trat- tandosi di soddisfare ai bisogni filosofici della epoca nostra, non si può intraprendere di costrurre una parte dell' edifizio, ma è necces- sario di costrur 1' edifizio tutt' intero. Ben conosco e ben sento tutte le difficoltà di quest' inmensa in- trapresa, e convengo coli' Illustre Palloni—"che veramente sgomen- ta 1' idea gigantesca di abbracciare colla mente tutto ciò che cos- tituisce la Teoria e la Pratica della Medicina, tutto ciò che ne é sta- nte scritto o pensato fino al giorno presente, di darne un retto giu- dizio, di scoprirne i difetti e gli errori, e di porsi in grado di ri- cettare il falso, di ritenere l'utile ed il vero, e di crearne l'unico "e perfetto sistema." (1) Ma appunto perché conosco queste diffi- coltà mi cale di premettere quest' avvertenza, perché non si attri- buisca a vanità o a soverchia fiducia nelle mie forze ciò che soltan- to é dovuto alla neeeessità vale a dire alla natura medesima del mio soggetto. Alla mia Dottrina de Rapporti Organici io confido l'impresa di una nuova restaurazione ippocratica, di un nuovo saggio di Zoono- mia; dichiaro per altro eh' essa non mi venne suggerita o inspirata dalle idee esposte in questo discorso, ma egli é appunto escogitan- do la Dottrina dei Rapporti Organici che fui condotto a vedere 1' importanza e la possibilità della Teoria Medica, i bisogni che pre- senta l'epoca nostra, i vuoti che rimangono a riempirsi, a rendere completala scienza, e più facile, più sicuro,più efficace l'esercizio dell' arte; Io spirito delle antiche e delle moderne dottrine, l'influen- za loro sulla pratica della Medicina, e l'opportunità insomma d' una riforma della Dottrina, e d'una nuova restaurazione Ippocra- tica. Mi é quindi sodisfacente che nel meditare siffatta Dottrina io fossi condotto dal mio nuovo modo di contemplare le leggi vitali ai principii inmortali della scuola Greca, e mi vedessi deviato affat- to dagli insegnamenti teorici de moderni, senza la neccesità di ri- nunziare ai fatti, o a ciò che hanno di solido di ùtile e di vero. Per- tanto l'attuale discorso sulla teoria della medicina eh' io premetto quale introduzione dell' opera servirà a mostrarne lo spirito, ed in- dicare i fini che mi sono proposto. Non so s' io gli avrò raggiunti, pur mi é dolce d'averlo tentato, e sebbene l'uomo non merita lode [!] Palloni «■.[). cit. 10 perciò che intraprende ma perciò che compisce, pure é tanta l'impor- tanza e la grandezza di questa intrapresa che ove anche non l'avessi compiuta mi compiacerei pure moltissimo di averla iniziata, aven- do la fiducia che altri la compia. Fondare la Fisiologia sopra un principio il più semplice e il più generale la legge di rapporto forse la sintesi della stessa scienza umana, perché il fatto il più generale nella natura; stabilire le leg- gi di rapporto vitale come la condizione suprema dell' esistenza or- ganica, mostrare lo stato fisiologico legato all' osservanza di dette leggi, e lo stato morboso connesso alla violazione delle medesime; i poteri della vita inerenti ai solidi, e coordinati dalla natura a rap- presentar dette leggi, e a conservare l'Economia sia colle azioni fi- siologiche che coi movimenti morbosi; avere nei fatti della Patolo- gia la conferma delle leggi fisiologiche; colla guida della Fisiologia, e dell' osservazione clinica interpretare il meccanismo dei proces- si morbosi, perciò associare senza confonderle le due scienze e for- marne una sola; procedere all' indagine delle condizioni essenziali delle malattie, e studiare i rapporti che legano cause, sintomi, effet- ti de rimedii a certe cause prossime dall' osservazione clinica veri- ficabili; classificarle per i rapporti loro d'identità e di analogia; in- dagare l'opera e le tendenze dei poteri organici nel conservare il sistema nelle malattie e per mezzo delle malattie, render quindi diagnostica la Nosologia, filosofica e clinica insieme la Patogenia; e che l'Autocrazia della natura diriga la Terapeutica, ma coman- di il rispetto insieme e l'attività dell' arte; mettere d'accordo i nuo- vi principii coi risultati dell' antica ed universale esperienza, rinun- ziare a un linguaggio che si riferisce a dottrine od opinioni erro- nee, proffittare di tutti i fatti antichi e di tutti gli studi moderni; fon- dare insomma la Dottrina del Razionale Empirismo; tale élo scopo, tali i mezzi, tale il disegno che mi sono tracciato. § 54.—Due sole obbiezioni possono far respingere qualunque pro- getto e tentativo di Dottrina medica, l'una degli Empirici e degli Scettici i quali riguardano la teoria medica impossibile per le sue grandi difficoltà, ed inutile per l'efficace esercizio della medicina pratica; l'altra dei sistematici che reputano di possederla perfet- ta, ed utile ed efficace abbastanza in alcuna delle dominanti Dot- trine. Per combattere la prima obbiezione ho dimostrato che la scienza medica come tutte le altre consta di fatti e di principii; che senza la parte razionale la Medicina non é scienza, che la sola os- servazione ed il solo empirismo non bastano ne ai bisogni della sci- enza ne a quelli dell' arte, che tutti gli ostacoli che finora resero la teoria manchevole od imperfetta si possono vincere od allonta- nare; che in ogni tempo la teoria ha influito sempre bene o male però grandemente sulla direzione del metodo curativo. Per com- battere la seconda obbiezione ho fissato i caratteri che aver deve una vera solida ed utile Dottrina della vita, ho passato ad un cri- tico esame le teorie dominanti, che ho ridotto a due soli grandi insegnamenti, ho dimostrato che niuno può essere una vera ed uti- le interpretazione della vita, non già perché ciascuno sia unilatere ma perché ciascuno poggia sopra una base falsa una sintesi erronea la passività della vita; ho dimostrato come questa erronea sintesi non fu fatta emergere dal fondo stesso, e dallo studio dei fatti or- ganicità fii inspirata dalla Filosofia dominante, e dettata dall' ingerenza delle scienze fisiche nella scienza organica. Ho dimos- trato come questa erronea sintesi mette la Medicina moderna teo- rica e pratica in opposizione colla scuola più autorevole e più du- revole la Scuola Ippocratica; che mentre la parte sperimentale della medicina é ricca di preziosi materiali, la parte teorica ed an- che la applicazione pratica offre l'aspetto della più vasta anarchia, che nessun accordo v' é fra i moderni principii e gli antichi e nuo- vi fatti; che manca una buona Nosologia e Patogenia che ci sodisfi o come filosofi o come medici pratici. Mostrata la opportunità di occuparci con nuovo metodo e con nuovi principii della parte razionale della scienza è dimostrata co- si la ragione di essere della Dottrina dei Rapporti Organici. Essa verrà bene accolta, io mi lusingo dai medici pensatori, se non per- ciò che vale in se stessa, pei motivi almeno che la dettarono e per le circostanze che la rendono opportuna. Essi mi presteranno io spe- ro i loro lumi e la loro cooperazione, per isvilupparla rettificarla e perfezionarla ojn grazia di qualche verità nuova che contiene, o for- se della rettitudine del fine a cui é diretta. Essi ben sanno che la Medicina come scienza e come arte esige il concorso di molti uo- mini e di molti studi, che essa è sapientia coacervata, hominumqwB multorum mens in unum quasi collecta, che qualunque passo.venga dato in una scienza é il prodotto di passi dati anteriormente fosse- ro anche stati erronei; che forse ciò che v' è di buono in un.lijorpxo scientifico si deve a quelli che lo han preceduto, e se sarà*utile agli avvenire lo sarà pei lavori che lo seguiranno; ben sanno che la teo- ria merita la più seria attenzione non fosse altro peli male che può fare (1), ben sanno finalmente che la medicina sarà elevata al nobi- le grado di scienza, e l'arte sarà più sicura, più facile, più efficace quando vi sarà una completa Dottrinale quando saremo più pove- ri di libri e piti ricchi di idee (2). [1] Afferma Finmortale Sydenan che il concetto della malignità nelle febbri é cos- tato più vittime all' umanità che l'invenzione della polvere, ev'é chi crede che il bre- ve regno della Browniana pratica abbia fatto più stragi delle guerre napoleoniche. Si può calcolare dagli effetti dell' errore i benefizii della verità in Medioina! [2] Zimmermann Esperienza della Medicina -._---„JB» ^mmmamm^m^mmm^fmm^^^m